“Gli italiani hanno fatto la scelta di un governo decisamente euroscettico e xenofobo che, sulle questioni migratorie e di bilancio tenta di sbarazzarsi degli obblighi europei”. Dopo i toni conciliatori adottati nei giorni scorsi sull’annuncio dell’Italia di voler portare il deficit al 2.4% nel 2019, il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici ha criticato l’esecutivo Lega-M5s parlando a margine dell’International Economic Forum of the Americas presso la sede Ocse di Parigi. Moscovici ha centrato il suo intervento sugli errori commessi dalla Ue nella gestione della crisi greca e finanziaria, sui rischi del populismo e del nazionalismo in Europa mettendo in guardia dall'”asse illiberale e nazionalista che si consolida nell’Europa centrale sotto la guida del premier ungherese Orban“.
Il commissario è tornato anche sul botta e risposta avuto il 1° ottobre con Luigi Di Maio, secondo cui ci sarebbe “qualche istituzione europea che, con le sue dichiarazioni, gioca a fare terrorismo sui mercati“. “La Commissione europea ha un ruolo istituzionale, iscritto nei trattati, che applica e che fa in modo assolutamente tecnico. Ci guardiamo bene dal fare ingerenze nella politica interna, non lo facciamo e non lo faremo, siamo semplicemente i guardiani dei trattati. Bisogna capirlo, dobbiamo essere rispettati come tali, né più né meno. Per il resto, senza essere medico, ho sempre saputo che è la febbre ad avere effetti, non certo il termometro”.
In Europa “abbiamo delle regole abbastanza precise”, che “non sono stupide” e “dicono che il deficit nominale deve essere contenuto, sotto al 3% e che il deficit strutturale deve migliorare”, ha proseguito Moscovici. E’ “un dato che non conosco, una dinamica che dobbiamo analizzare ed è il motivo per cui dobbiamo attendere la comunicazione dei dettagli” da parte dell’Italia. “Con il 2,4% c’è un rischio, è possibile che il deficit strutturale non sia nella traiettoria fissata dal patto di stabilità e crescita”.
D’altra parte, ha proseguito, “è un buon segnale che la traiettoria sia stata rivista (“deficit al 2,4% solo nel 2019, poi si ridurrà”, ha detto in mattinata il ministro Giovanni Tria, ndr), perché mostra che le autorità italiane ascoltano le preoccupazioni e le osservazioni dei loro partner e della Commissione europea”. “Non è nell’interesse di nessuno avere una crisi tra Roma e Bruxelles, tra l’Unione europea e l’Italia”, ha aggiunto.
“Moscovici parla a vanvera – la replica del vicepremier Matteo Salvini – in Italia non c’è nessun razzismo o xenofobia, ma finalmente un governo scelto dai cittadini che ha bloccato gli scafisti e chiuso i porti ai clandestini. Siamo stufi degli insulti che arrivano da Parigi e da Bruxelles”.
La polemica si iscrive, oltre che nella normale dialettica tra istituzioni europee e Stati sulla formazione delle leggi di bilancio e sul rispetto dei vincoli previsti dai trattati, anche nel contesto delle elezioni europee in programma nel 2019. Moscovici, socialista, non ha ancora sciolto la riserva sulla propria candidatura. Il 13 settembre aveva annunciato che lo avrebbe fatto entro “fine mese”. Alla domanda se volesse candidarsi o meno durante una conferenza stampa a Parigi, Moscovici rispondeva: “E’ una domanda che mi pongo, forse anche perché il capo dei conservatori (Manfred Weber, ndr) mi designa come suo avversario, ma il momento della risposta non è ancora arrivato”. Una cosa è certa, concludeva, “in ogni caso farò la campagna” elettorale: “Che sia candidato o meno, farò sentire la mia voce“.
Ad aprire dialetticamente il fuoco contro le istituzioni Ue era stato in mattinata Salvini, che a Mattino Cinque era tornato ad attaccare Jean-Claude Juncker: “Questo signore è il capo del governo di 500 milioni di europei, un signore che arriva da un paradiso fiscale come il Lussemburgo. Se cercate su google ‘Juncker sobrio‘ o ‘barcollante‘, vedrete immagini a volte impressionanti”. Un riferimento alla presunta inclinazione del presidente della Commissione europea verso l’alcol che il vicepremier leghista ha ripetuto anche ai cronisti che lo hanno intercettato fuori da Montecitorio: “Se la smettono di insultare, io sono tranquillo. Io non ho mai alzato i toni: non alzo i toni e non alzo i calici..non faccio nulla…”.