È la prima volta che l'assemblea accoglie uomini provenienti dal Paese asiatico. Nel discorso ai presenti, Bergoglio ha ricordato anche i recenti scandali sessuali che hanno travolto la Chiesa: "Dobbiamo concentrarci sui nostri errori"
Bergoglio saluta la novità dell’anno: due vescovi cinesi per la prima volta presenti all’assemblea. La voce si rompe e lui si commuove. È questo il momento più toccante dell’apertura del Sinodo dei vescovi sui giovani, l’evento in programma dal 3 al 27 ottobre che riunisce 267 Padri Sinodali. L’obiettivo è di creare un momento di dialogo e trovare gli elementi per accorciare le distanze tra la Chiesa e il mondo giovanile in un momento molto difficile per la Chiesa, soprattutto dopo gli scandali sugli abusi sessuali che hanno travolto la Santa Sede.
Dopo la consueta messa in piazza San Pietro, acclamato dai fedeli, il Papa ha dato il via ai lavori ricordando ai presenti di “rinnovare i sogni e le speranze per non lasciare i giovani soli nelle mani dei mercanti di morte“. Citando il poeta tedesco Friedrich Holderlin, il Pontefice ha poi sottolineato: “L’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso”. Fondamentale per raggiungere l’obiettivo è mantenere un “ascolto attivo”, come ha ricordato il Pontefice anche in un tweet.
Chiediamo la grazia di metterci in ascolto gli uni degli altri per discernere insieme quello che il Signore sta chiedendo alla sua Chiesa. #Synod2018
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 3 ottobre 2018
Ma non solo ascoltarsi gli uni con gli altri. Il Pontefice durante la seduta pomeridiana ha ricordato anche che per avvicinarsi ai giovani è necessario trovare nuovi linguaggi, affrontare senza tabù i temi del sesso e del gender e comprendere le motivazioni che portano i giovani a non rispondere alla chiamata di Dio. “Bisogna parlare con parresia (trasparenza, ndr). Una critica onesta e trasparente è costruttiva e aiuta, mentre non lo fanno le chiacchiere inutili, le dicerie, le illazioni oppure i pregiudizi”, ha sottolineato. Tra i suggerimenti anche quello di evitare il clericalismo, cioè il senso di sentirsi un’élite, che spesso tocca gli uomini di Chiesa: “Il clericalismo è una perversione ed è radice di tanti mali nella Chiesa: di essi dobbiamo chiedere umilmente perdono e soprattutto creare le condizioni perché non si ripetano”, ha sostenuto il Papa.
Un suggerimento, quello di concentrarsi sui propri errori, che il Papa ha dato anche durante la mattinata: “Dobbiamo essere una memoria operosa, viva, efficace, che non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma che è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito”.
Il Papa ha poi concluso: “Il Sinodo deve essere un’occasione per allargare i nostri orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani. Loro chiedono di essere ascoltati senza stereotipi e senza pregiudizi. E in questo la Chiesa è in debito”.