Il documentario "1938: lo sport italiano contro gli ebrei", di Matteo Marani, nel programma di "1938 San Rossore" che ricorda i provvedimenti razzisti del fascismo nel luogo in cui furono firmati. Per il curatore Franceschini un lavoro che parla anche dell'attualità: "C’è un cambiamento di clima, oggi, rispetto al quale c’è da prendere delle posizioni"
Arpad Weisz, l’allenatore dell’Inter che vinse lo scudetto a soli 34 anni, un record ancora imbattuto. Leone Efrati, il pugile costretto a salire sul ring per divertire gli aguzzini di Auschwitz. Raffaele Jaffe, l’allenatore del Casale, ucciso nel campo di concentramento in Polonia. Erno Erbstein, in fuga dalle leggi razziste di Mussolini, scampato a un campo di lavoro, che la morte la troverà nel 1949, a Superga, col resto del Grande Torino. Anche lo sport, come il resto della società, fu avvelenato dagli effetti delle leggi razziali. Anche lo sport, che riunisce tutti i popoli, tutte le etnie, tutte le diversità, fu colpita dalla progressiva
Ma per molti atleti, anche azzurri in Nazionale, la discriminazione era iniziata molto prima del 1938. Dieci anni prima, nel 1928, era entrato in vigore il provvedimento della Carta di Viareggio che vietava ai calciatori stranieri di essere tesserati nel campionato italiano. “La bonifica della razza è pertanto destinata ad avere più che salutari conseguenze calcistiche” sentenziava un articolista anonimo sul principale periodico sportivo dell’epoca, il Calcio Illustrato. Una posizione condivisa dalla stampa di settore in blocco, come ricorda il documentario: dalla Gazzetta dello Sport al Littoriale, che poi è diventato l’attuale Corriere dello Sport. Così come successe ai quotidiani generalisti nel 1938.
Nell’opera di Marani, che sul tema ha scritto Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo (ed. Aliberti), non mancano neppure rivelazioni inedite, come quella sul Coni e un mistero, ancora oggi, irrisolto. “Dal registro contenente le relazioni del Coni, mancano tre pagine, certamente strappate a guerra terminata da chi aveva interesse a cancellare un suo coinvolgimento”, spiega il mini-film. Il comitato olimpico, infatti, fu in prima linea nella cosiddetta “arianizzazione dello sport“, attraverso una collaborazione con l’Istituto di Bonifica Umana ed Ortogenesi della Razza. Del resto, alla testa del Coni, negli anni Trenta, c’era Achille Starace, segretario del partito fascista, braccio destro di Benito Mussolini, la cui passione per l’attività fisica, nel 1945, lo portò a fare jogging proprio nel giorno dell’arrivo del corpo del Duce a Piazzale Loreto: Starace fu catturato, fu sottoposto a processo sommario ed esposto alla pompa di benzina, di fianco a Mussolini.
Storie del passato che guardano al futuro, a partire dal nostro presente, secondo Fabrizio Franceschini, professore di Linguistica italiana a Pisa e coordinatore di San Rossore 1938. “C’è un cambiamento di clima, oggi, rispetto al quale c’è da prendere delle posizioni” dice Franceschini a ilfattoquotidiano.it. A Pisa furono firmate le prime leggi razziali, ma dallo stesso parco di San Rossore, ricorda Franceschini, nel Dopoguerra partirono i barconi con a bordo gli ebrei scampati ai campi di stermino, diretti, da clandestini, in Palestina. “I barconi son sempre barconi, che ci siano sopra ebrei che vogliono andare in Palestina o profughi che devono venire in Europa. Nei loro confronti si può avere una risposta solidale o di tipo ostile. Se certe contingenze cambiano, ci sono dei valori, come l’antifascismo, la solidarietà, lo spirito umano, che oggi sono apertamente messi in discussione, ma che sono immutabili e da difendere, in un’Europa in cui tornano fuori razzismo e xenofobia, elementi che hanno fatto da substrato alla nascita delle leggi razziali e delle persecuzioni”.