L’ultima volta che ho incontrato Luca Romagnoli, il cantante della band dei Management (che hanno da poco abbandonato il vecchio nome Management del Dolore Post Operatorio perché “ogni tanto fa bene cambiare, non ci piace sentirci in gabbia, abbiamo bisogno di giocare e di divertirci. E poi ci piace spiazzare i nostri fan che si incazzano”), eravamo a un concerto di Jonathan Wilson. Luca però era lì per i suoi conterranei Blindur, il gruppo che apriva il concerto dell’artista statunitense. Mi disse che con i Management stavano lavorando a dei nuovi brani e che questi avrebbero avuto un sound inedito, “forse ci diamo alla Trap, che è il genere che va per la maggiore”. Poi però ascolti il loro ultimo singolo, intitolato Kate Moss e capisci che ti stava prendendo per i fondelli: il pezzo non è Trap, ma pop e le sonorità sono più elettroniche (con echi degli anni Ottanta) del solito, ma simili ai loro ultimi lavori. Si nota però una evoluzione che è sinonimo di crescita.
Kate Moss è un brano in cui “affrontiamo di petto questa società contemporanea sempre ossessionata dall’apparire, dove se non sei In sei Out e un bel culo ha più seguaci di Confucio”. E chi meglio della celebre top model Kate Moss – “simbolo di un immaginario comune a molti ragazzi della nostra età”, che sulla copertina del singolo appare con il volto trasfigurato con Photoshop, un mostro a otto occhi – può sintetizzare il concetto?
Il testo fotografa la nostra epoca in cui le relazioni sono dominate dai social network e dall’estetica, “dove non sempre è bello ciò che bello, ma molto spesso è bello solo quello che è bellissimo”: la metafora è evidente e immediata e il testo nonostante l’ironia è denso di cinismo. Fa venire in mente un episodio (il secondo della prima stagione), della serie Black Mirror, dove in un mondo tecnologicamente avanzato e ipercontrollato, il protagonista Bingham vive sempre la stessa routine: dal mattino alla sera, pedala fin quasi allo sfinimento guardando fisso gli schermi che ha di fronte a sé per distrarsi, che trasmettono programmi trash simili a quelli che mandano oggi le tv commerciali (Temptation Island, Uomini e Donne vi dicono qualcosa?).
E pedalando assieme ad altre decine di persone, produce energia che verrà utilizzata per i vari servizi, e più pedala più punti guadagna, e più punti ottiene e più oggetti – virtuali – può acquistare per migliorare l’aspetto del proprio avatar con cui interagisce in società. Da mattina a sera, senza fermarsi, in un circolo infinito dal quale è impossibile sfuggire. Bingham è stanco e disilluso, ma all’improvviso qualcosa sembra scuoterlo.
In fondo le canzoni storicamente sono un buono strumento per scuotere le coscienze (a tal proposito, se non l’avete visto, vi consiglio la visione di Searching For a Sugar Man ) e questo nuovo brano dei Management lo fa.