Botta e risposta a Tagadà (La7) tra l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e Luca Carabetta (M5s), vicepresidente della commissione Attività Produttive alla Camera. L’esponente del Pd precisa, in primis, che non voterà Matteo Richetti alla segreteria dem, preferendogli Nicola Zingaretti: “Sono contento per Richetti, ma non lo voto. Io scelgo il candidato che in qualche modo definisce una forma di rottura più forte con questa stagione. Richetti è stato un sostenitore molto acceso di Renzi“.
Poi critica la manovra del governo M5s- Lega: “Il problema fondamentale è che noi abbiamo un debito pubblico molto alto. Se vogliamo altri soldi, come succede in una banca, bisogna dimostrare la propria credibilità e spiegare cosa vuole fare. Se ancora non si tira fuori il Def, si fa quella roba là sul balcone, cosa che in passato non ha portato bene, e si deve rassicurare chi ti deve dare i soldi, si rischia di bruciare subito le risorse senza neanche spenderle. Per me il problema non è sforare il deficit, ma il punto è: per fare cosa? Se fai deficit non per fare investimenti che producono crescita, ma per trasferimenti, chi ti deve dare i soldi è più sospettoso”.
Il deputato M5s replica: “E’ interessante il parere di un membro dei governi precedenti, che si sono indebitati per più di 200 miliardi. E io mi chiedo: per fare cosa? Per fare il Jobs Act? Per aumentare il precariato? Oggi ci ritroviamo con più di 5 milioni e mezzo di persone che non sono in grado di arrivare alla fine del mese. La visione di questo governo è totalmente diversa. Per noi la politica industriale ed economica si fa ripartendo dalle famiglie e dai diritti dei lavoratori. E lo facciamo tagliando anche tutta una serie di sprechi, come l’Air Force Renzi, cioè 150 milioni di euro. Via i vitalizi”. “Siamo alla propaganda“, ribatte Orlando. “No, sono cose che sono state fatte”, risponde Carabetta. “Sì, ma sa quanto è il debito pubblico italiano?”, chiede l’ex ministro. “Non influiranno sul debito pubblico” – controbatte il parlamentare M5s – “ma è un grande segnale per chi soffre. In più, ci sarà un provvedimento meno simbolico, perché parliamo di diversi miliardi nel corso di legislatura: un piano per tagliare di un terzo i parlamentari“. “Siamo sempre nella propaganda” – insorge Orlando – “perché se dovete fare una modifica costituzionale, è difficile andare in Europa e dire che si risparmierà con la riduzione dei parlamentari”. “Si farà perché i cittadini lo chiedono”, replica Carabetta.
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