L'esecutivo pubblica sul sito del ministero dell'Economia la nota di aggiornamento. Centotrentotto pagine dal quale si evince come la disciplina dell’introduzione del reddito di cittadinanza e la riforma dei centri per l’impiego sarà contenuta in un ddl collegato alla legge di bilancio
“Il Def è alle Camere e conferma gli obiettivi, i tempi di attuazione delle riforme e le cifre”. Nella serata in cui la nota di aggiornamento del Def era attesa al Senato e a Montecitorio, Palazzo Chigi dirama un comunicato per confermare che il documento è stato effettivamente inviato alle Camere. Una nota in cui si elencano le cifre principali contenute nella manovra: “Previsti 9 miliardi per il reddito e pensioni di cittadinanza e 7 per la quota cento. Le risorse per altre misure, centri per impiego (1 miliardo), flat tax (2 miliardi), assunzioni straordinarie per le forze dell’ordine (1 miliardo), truffati per le banche (1,5 miliardi) sono previste in altri capitoli di spesa”.
Il reddito di cittadinanza in un ddl collegato alla manovra – Poco dopo il ministero dell’Economia pubblica online l’intero documento. Centotrentotto pagine dal quale si evice come la disciplina dell’introduzione del reddito di cittadinanza e la riforma dei centri per l’impiego sarà contenuta in un ddl collegato alla legge di bilancio. Sono previsti inoltre un disegno di legge recante misure a favore delle start up innovative (Fondo venture capital per start up innovative), un disegno di legge recante misure a favore dei soggetti coinvolti dalla crisi del sistema bancario (Fondo ristoro a favore dei soggetti truffati), uno per introdurre misure fiscali agevolate per le società che riducono le emissioni inquinanti (Ires verde), un ddl con misure per il dissesto e il riequilibrio finanziario degli enti locali, una legge di delega al Governo per il riordino della materia dello spettacolo e per la modifica del codice dei beni culturali e uno per il riordino del settore dei giochi.
Nel 2018 Pil cala a +1,2% – Per il resto vengono confermate le cifre anticipate alla vigilia. Il governo rivede al ribasso la stima di crescita per quest’anno che scende dall’1,5% previsto ad aprile all’1,2% stimato nella nota di aggiornamento del Def. Il Deficit si attesterà invece all’1,8%, contro il 2,4% del 2017, e il debito pubblico scenderà dal 131,2% segnato lo scorso anno al 130,9 previsto per il 2018. “Confido che la presente nota di aggiornamento ponga le basi per una proficua sessione di Bilancio e, cosa più importante, per una vera ripresa dell’Italia nei prossimi anni”, scrive il ministro dell’Economia Giovanni Tria nella premessa al Def. “L’obiettivo primario è di promuovere una ripresa vigorosa, puntando su un incremento adeguato della produttività del sistema paese e del suo potenziale di crescita e di conseguire una maggiore resilienza rispetto alla congiuntura e al peggioramento del quadro economico internazionale”, continua il titolare di via XX Settembre, spiegando che “l’obiettivo del Governo è quello di ridurre sensibilmente il divario di crescita con l’Area euro. Su un orizzonte più lungo, l’Italia dovrà crescere più rapidamente del resto d’Europa, onde recuperare il terreno perso negli ultimi vent’anni. Questi obiettivi di crescita economica sono ambiziosi ma realistici, e potrebbero essere oltrepassati”.
Debito pubblico al 126,7% nel 2012 – Per quanto riguarda le stime programmatiche, si prevede una progressiva discesa del debito pubblico che passa dal 131,2% del 2017 al 126,7% del 2021, passando attraverso il 130,9% di quest’anno, al 130,0 del prossimo e al 129,2% del 2020. La nota punta anche ad ulteriori miglioramenti: “Una riduzione più accentuata sarà possibile – è scritto – se si realizzerà la maggior crescita a cui il governo punta come obiettivo prioritario”.
Da interventi in manovra impatto su Pil a +0,6% – Con gli interventi previsti in manovra l’esecutivo intende spingere la crescita di 0,6 punti percentuali nel 2019, di 0,5 nel 2020 e di 0,3 nel 2021. In particolare nel 2019 la rimodulazione delle imposte indirette darà una spinta di 0,2 punti, le misure espansive per crescita e innovazione di 0,7 punti e le politica invariate di 0,1 punti ma le coperture previste freneranno il Pil di 0,4 punti: in conclusione la crescita nel complesso sarà di 0,6 punti. “Gli aumenti delle imposte indirette previste dalle clausole di salvaguardia verranno completamente sterilizzati nel 2019 e parzialmente nel 2020 e 2021″, spiega il documento. Le clausole valgono 12,5 miliardi nel 2019 e 6,7 miliardi aggiuntivi nel 2020. “Nel Programma di Stabilità 2019 – si legge ancora – sarà presentato un piano di intervento volto a sostituire le residue clausole di salvaguardia con interventi di riduzione della spesa e di potenziamento dell’attività di riscossione delle imposte”.
Deficit strutturale peggiora – Sempre secondo la nota il deficit strutturale, cioè la misura macro economica su cui l’Ue misura i miglioramenti dei conti pubblici dei Paesi, peggiorerà il prossimo anno di 0,8 punti percentuali passando dallo 0,9% di quest’anno all’1,7%. Il pareggio di bilancio ‘strutturale’ previsto in precedenza nel 2020 (+0,1% nel vecchio Def) viene rinviato sine die con la nota di aggiornamento che indica un deficit strutturale dell’1,7% per il triennio 2019-21 .”Il pareggio di bilancio in termini strutturali, sarà raggiunto gradualmente negli anni a seguire”, si spiega invece nella relazione alle Camere che accompagna il Def. Il percorso riprenderà “quando tasso di crescita del Pil reale e disoccupazione saranno tornati ai valori pre-crisi”.
Task force per investimenti pubblici – Il Def spiega inoltre che “il governo attiverà entro la fine di quest’anno una task force sugli investimenti pubblici. Riprendendo le esperienze di altri Paesi creerà inoltre un centro di competenze dedicato. Questo avrà il compito di offrire servizi di assistenza tecnica e di assicurare standard di qualità” nelle amministrazioni centrali e periferiche. Questo “permetterà anche di creare nel tempo un insieme di capacità professionali interne alla PA nell’intera gamma di competenze”.
Governo: “Scegliamo Ue ma chiediamo Unione più equa” – “La scelta europea – si sottolinea nel documento – resta uno dei fondamenti dell’azione del Governo, ma ciò non significa una rinuncia a ricercare un’Unione diversa, più forte e più equa. Il cuore dell’azione intrapresa resta quindi quella della crescita da ottenersi in prevalenza con investimenti e il miglioramento dell’equità sociale nei sui diversi aspetti, dalla lotta alla povertà e alla creazione di maggiori opportunità di lavoro”