La soluzione alla crisi dello spread per un governo coraggioso, giusto e intelligente c’è. Anche senza portare il deficit pubblico fino alla soglia del 2,4% sul Pil, il governo giallo-verde avrebbe la possibilità di garantire un reddito di inclusione per le famiglie più disagiate e di fare gli indispensabili investimenti per rilanciare l’economia e l’occupazione. La possibile soluzione alla crisi del deficit e dello spread è che il governo emetta Titoli di Sconto Fiscale. I TSF infatti possono infatti essere emessi dal governo senza chiedere nulla ai mercati finanziari, e quindi senza produrre nuovo deficit pubblico. Questi titoli, immediatamente convertibili in euro, sarebbero subito spendibili a favore delle famiglie, degli enti pubblici e delle imprese, sarebbero accettati dalla Bce e dal sistema bancario, e non infrangono le “stupide regole” dell’Unione Europea.

La situazione attuale è questa: finalmente il governo giallo-verde non subisce più passivamente i diktat dell’Unione Europea, come hanno fatto i governi vassalli di Gentiloni, Renzi, Letta, Monti, Berlusconi, che sono stati solo capaci di aumentare il debito pubblico pur comprimendo i redditi delle famiglie e gli investimenti pubblici e privati. Finalmente questo governo ha inaugurato una manovra espansiva che – giusta o sbilanciata che sia nei contenuti – contrasta direttamente l’austerità suicida dettata dall’Europa della diarchia franco-tedesca. Questo governo cerca di rilanciare gli investimenti pubblici e di regolamentare un mercato del lavoro nazionale ridotto a colabrodo: finalmente un governo punta a pagare i debiti scommettendo sul rilancio dell’economia e non sui tagli al welfare e agli stipendi. Ma la Ue si oppone e minaccia di commissariare l’Italia come ha fatto con la Grecia.

I vertici franco-tedeschi della Ue con le loro dichiarazioni fanno volontariamente salire lo spread per impedire il rilancio dell’economia italiana. Tuttavia le armi della Ue sono spuntate: al massimo tra qualche anno la Ue potrà applicare all’Italia solo delle multe pari allo 0,6% del Pil. Briciole. La vera minaccia viene dalla speculazione di mercato e dalla complicità tra la Ue e la finanza speculativa. Molti investitori (soprattutto internazionali) temono che la manovra espansiva fallisca, e che il deficit pubblico aumenti il già enorme debito. Quindi chiedono tassi di interesse sempre più alti per comprare i titoli di debito – Bot e Btp – dello stato italiano. Se i tassi saliranno troppo gli effetti espansivi della manovra del governo verranno annullati dalla necessità di pagare l’aumento degli interessi sul debito. L’Italia allora sarebbe vicina al fallimento. Quale allora la soluzione per sfuggire alla morsa della speculazione?

Come avviare una manovra espansiva rispettando il vincolo di non aumentare il deficit di bilancio? Il governo italiano dovrebbe decidere di emettere in maniera massiccia, ovvero per miliardi di euro, dei nuovi strumenti finanziari, i Titoli di Sconto Fiscale. I TSF danno diritto ai loro possessori di ridurre i pagamenti fiscali dopo tre anni dall’emissione, cioè al quarto anno. I TSF tuttavia, esattamente come tutti gli altri titoli di Stato, come i Bot e i Btp, possono essere subito ceduti sul mercato finanziario in cambio di euro e possono quindi incrementare subito la capacità di spesa dell’economia. I TSF verranno assegnati direttamente a titolo gratuito a famiglie, aziende ed enti pubblici per aumentare il loro potere d’acquisto, per incrementare gli investimenti e i consumi, e per diminuire il cuneo fiscale alle imprese. Essendo titoli a breve-media scadenza garantiti dallo stato per “pagare” le tasse, saranno scambiati sul mercato finanziario con un tasso di sconto minimo. 100 euro di TSF equivarranno in pratica a 100 euro, o poco di meno. Grazie a questa convertibilità, nell’economia reale circoleranno gli euro e non monete parallele. Il debito in euro non aumenterà perché lo Stato non chiederà nulla al mercato e agli investitori, e poi perché l’incremento della domanda provocherà un forte aumento del Pil reale e nominale.

I TSF infatti non generano debito né al momento dell’emissione né in quello dell’utilizzo. Infatti all’emissione lo Stato non sborsa soldi; e i TSF non possono essere contabilizzati come debito perché il governo non li rimborsa in euro ma si impegna soltanto a concedere sgravi sulle tasse future. Inoltre, dopo tre anni dalla loro creazione, quando i TSF potranno essere utilizzati per pagare le tasse (e generare effettivamente deficit), la crescita del Pil nominale indotta dal moltiplicatore fiscale e dall’inflazione darà luogo a un aumento del gettito fiscale che compenserà con ogni probabilità il costo iniziale dei TSF. Basta infatti un tasso di inflazione annuo pari allo 0,5-1% del Pil per ripagare il valore dei TSF al quarto anno dall’emissione.

Le emissioni di TSF potrebbero partire da un livello pari al 1-2% circa del Pil – circa 15-30 miliardi di euro: l’incremento della domanda farà inizialmente crescere il PIL intorno al 3-4%, e questo riaccenderà l’economia. Inoltre la manovra espansiva produrrà non deficit pubblico ma surplus fiscale.

Ciò che è molto importante, e anzi decisivo, è che i TSF godranno di valutazione investment grade da parte delle agenzie di rating perché sono pienamente utilizzabili per “pagare le tasse” anche se lo stato fallisse. Quindi i TSF sono più affidabili dei Bot e dei Btp. Quando ai TSF verrà assegnato un buon rating, la Bce li accetterà automaticamente come garanzia collaterale per concedere prestiti alle banche. Così anche le banche li accetteranno molto volentieri. Anche i mercati prevedibilmente promuoveranno questa manovra vedendo che i TSF aumentano il Pil e riducono fin dal primo anno il rapporto debito pubblico/Pil. La Commissione Ue non potrà obiettare nulla perché i TSF non sono fuori dalle regole e non generano deficit ma surplus di bilancio pubblico.

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