Il presidente Bagnacani prova a spostare l'attenzione sul vicino depuratore Acea e sul tritovagliatore della E.Giovi di Cerroni. Intanto, per sabato è prevista la manifestazione dei residenti. E gruppo Pd in Assemblea Capitolina ha protocollato una mozione di sfiducia contro l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari
“I tmb puzzano? Ma siamo sicuri che sia colpa dei nostri impianti e non di quelli di qualcun altro?”. Il presidente di Ama Lorenzo Bagnacani prova a spostare l’obiettivo delle denunce dei residenti del quadrante Salario, che sabato pomeriggio scenderanno in piazza insieme all’amministrazione del Municipio III di Roma contro i miasmi che arriverebbero dall’impianto di trattamento biologico dell’Ama. Nonostante i rilievi dell’Arpa, le denunce dei sindacati, l’inchiesta in corso della Procura di Roma e le battaglie dei cittadini dei quartieri Villa Spada, Fidene e Castel Giubileo che durano da almeno 4 anni, il numero uno della società capitolina dei rifiuti invita a “non dare per scontato che la responsabilità sia di Ama” e, ingrandimenti Google alla mano, invita a osservare la presenza nelle aree contigue ai due tmb di Salario e Rocca Cencia di “impianti terzi”.
In particolare, durante una conferenza stampa presso la sede di via Calderon de la Barca, Bagnacani ha puntato il dito (“ma non voglio addossare alcuna responsabilità, faccio solo una segnalazione”) contro il depuratore Acea che si trova a 280 metri dal tmb Ama, sull’altra sponda del fiume Tevere. “Si tratta del depuratore più grande d’Italia – ha spiegato Bagnacani – che serve oltre 900.000 persone. Siamo sicuri che sia il nostro impianto l’origine dei miasmi o magari la responsabilità è di altri fattori?”.
Non è la prima volta che i dirigenti Ama spostano la responsabilità del cattivo odore sull’impianto Acea. Il precedente più eclatante risale al settembre 2011 – il tmb era stato da poco realizzato – e l’allora responsabile tecnico della società capitolina parlò di anomalie nel vicino depuratore, vicende che in realtà erano già in fase di accertamento della magistratura, che nel giugno dello stesso anno aveva sequestrato l’impianto Acea con l’accusa di sversamenti fraudolenti nel Tevere. “Da allora – suggeriscono fonti della società idroelettrica – il depuratore è stato oggetto di riammodernamento e sono stati installati importanti controlli sugli eventuali cattivi odori. Escludiamo, ma non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, che i miasmi possano derivare dal nostro impianto”. In effetti, anche i dati rilevati dall’Osservatorio municipale varato dal minisindaco Giovanni Caudo, sembrano dare ragione ai comitati di cittadini che da tempo si battono contro il cattivo funzionamento dell’impianto Ama. Eppure Bagnacani insiste, anche perché “la stessa cosa accade a Rocca Cencia”. In particolare, di fianco al sito di Roma sud, “c’è il tritovagliatore privato – di proprietà della E. Giovi di Manlio Cerroni, ndr – che lavora senza le fosse depressurizzate e i biofiltri, come fa il nostro tmb”.
A valutare definitivamente l’origine dei miasmi, secondo i vertici Ama, sarà il “progetto di monitoraggio delle fonti odorigene”, presentato in conferenza stampa, che mira ad “elaborare dati scientifici e certificati per monitorare l’impatto delle emissioni olfattive nelle aree circostanti i tmb e proporre possibili soluzioni condivise funzionali al miglioramento delle performance ambientali”, in collaborazione con Roma Capitale, Ama, Arpa Umbra (“ma ci sarà anche l’Arpa Lazio”, ha assicurato Bagnacani), cittadini e municipi. “Se questo metodo scientifico – ha detto il numero uno di Ama – dovesse accertare nostre responsabilità, un minuto dopo prenderemmo provvedimenti”. I risultati dovrebbero arrivare fra 6 e 12 mesi a partire da oggi.
Miasmi a parte, la domanda che tutti si fanno è che fine faranno i tmb. Sempre in conferenza stampa, Bagnacani ha annunciato che fra fine ottobre e i primi di novembre Ama presenterà il suo nuovo piano industriale, che andrà a mettere mano a quello varato dalla precedente amministratrice, Antonella Giglio, specie sul fronte dell’impiantistica. “Dobbiamo raggiungere la nostra autosufficienza. Il piano industriale darà le giuste risposte. I tmb come li conosciamo oggi, verranno chiusi entro il 2019 e saranno sostituiti da impianti all’avanguardia”. Il piano è ancora riservato, si parla delle solite fabbriche di materiali (anche nemmeno sulla carta) e, soprattutto, di un impianto Isoterm a combustione senza fiamma, messo a punto da uno staff di ricercatori italiani e sperimentato dalla Regione Puglia, che da solo potrebbe sostituire tutti gli impianti di incenerimento immaginati per il Lazio.
Agli annunci e ai progetti e medio-lungo periodo, fa da contraltare la situazione attuale, tutt’altro che rosea. Mentre la raccolta è in sofferenza (“ma da metà ottobre dovrebbero esserci miglioramenti”, ha assicurato il presidente) sul bilancio Ama la tensione è altissima: il muro contro muro fra il consiglio d’amministrazione e il Campidoglio sembra non avere soluzioni di continuità, con i vertici della società dei rifiuti che avrebbero annunciato le dimissioni e l’invio di fascicoli a Procura di Roma e Corte dei Conti qualora l’approvazione del documento finanziario non arrivi entro la settimana. Tutto ciò mentre il gruppo Pd in Assemblea Capitolina ha protocollato una mozione di sfiducia contro l’assessora all’Ambiente, Pinuccia Montanari. Bagnacani in conferenza stampa ha provato a stemperare i toni, spiegando di essere “fiducioso”. In Campidoglio si sono presi tempo fino al 18 ottobre: “Entro quella data dovremmo aver risolto tutto”, confidano le fonti capitoline. Ma banche e fornitori vogliono risposte al più presto, mentre i privati (i soci di minoranza di Acea e i soliti nomi) attendono alla finestra, nella speranza di accaparrarsi al più presto una fetta di mercato a lungo ambita.