Dopo l'annuncio di un ricorso alla Corte Costituzionale per il blocco dei finanziamenti alle periferie, contenuto nel decreto Milleproroghe, il 2 ottobre il Sindaco ha annunciato una variazione di bilancio che permetterà all'amministrazione di finanziare le opere già in cantiere. Xekalos (M5S): "E' una mossa elettorale, il governo ha solo rimandato lo stanziamento"
“Faremo noi per i fiorentini quello che avrebbe dovuto fare il governo”. Prima l’annuncio del ricorso alla Corte Costituzionale, adesso la variazione di bilancio con cui il Comune di Firenze decide di indebitarsi per 18 milioni di euro per bypassare la decisione del governo giallo-verde. A meno di un anno dalle elezioni amministrative, al sindaco di Firenze, Dario Nardella, non è ancora andato giù l’emendamento al decreto Milleproroghe con cui il governo Conte ha congelato i fondi previsti dal “Bando Periferie” e così martedì 2 ottobre ha annunciato una variazione di bilancio che porterà il Comune di Firenze ad accendere un mutuo con Cassa Depositi e Prestiti e finanziare lo stesso le opere già in cantiere per 17 milioni e 887 mila euro. “Non possiamo aspettare e non vogliamo interrompere a metà lavori iniziati o già appaltati destinati alle nostre periferie solo perché il Governo non mantiene gli impegni sottoscritti con i Comuni”, ha spiegato il primo cittadino che a maggio correrà per un secondo mandato provando ad arginare l’avanzata della Lega in Toscana.
Nel decreto Milleproroghe, diventato legge dello Stato il 20 settembre scorso, era incluso anche il blocco delle 96 convenzioni del “Bando Periferie” dei governi Renzi e Gentiloni per un totale di 1,6 miliardi di euro. I primi 24 progetti esecutivi sono stati salvati, ma Firenze non è tra questi: per il capoluogo toscano il governo ha bloccato lavori per 18 milioni. Il sindaco Nardella, però, non si è accontentato dei diversi tavoli istituzionali tra Anci e il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ma ha deciso di aprire una battaglia legale e politica con il governo pentastellato: il 18 settembre scorso, l’assessore al Bilancio del Comune di Firenze ha annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto e il 2 ottobre la giunta ha approvato una variazione di bilancio che prevede lo sblocco dei fondi per le opere nonostante il niet del governo.
Il “Bando Periferie” per la città di Firenze prevede opere pubbliche per un totale di quasi 18 milioni che sono già stati investiti e appaltati in lavori per gli alloggi popolari (7,1 milioni), la manutenzione di strade e marciapiedi (6,1), aree giochi e verde pubblico (2,9), illuminazione e videosorveglianza dei quartieri periferici (1,7). Ma Nardella, a un anno dalle elezioni, non vuole rimandare i lavori alla prossima consiliatura e così ha preso una decisione netta: chiedere alla Cdp un prestito al 2% con cui il Comune finanzierà le opere pubbliche e che sarà restituito solo nel 2020, quando dovrebbero arrivare i soldi da Roma. “Fermo restando il nostro ricorso alle vie legali – ha spiegato il sindaco di Firenze – abbiamo deciso di non interrompere a metà lavori già iniziati e di non bloccare lavori già appaltati. Li porteremo a termine grazie attraverso la stipula di mutui”.
La terza variazione di bilancio però non è piaciuta alle opposizioni che gridano alla “mossa elettorale”: “Nardella sta alterando la realtà e semplicemente non vuole aspettare per una questione elettorale – dice a Ilfattoquotidiano.it la capogruppo in Consiglio Comunale del Movimento 5 Stelle, Arianna Xekalos – Il governo ha solo rimandato lo sblocco dei fondi mentre il sindaco ha fatto di tutto per non aspettare qualche mese: per questo è chiaro che lo fa solo perché ci sono elezioni in vista. Capisco che i lavori già iniziati vadano pagati ma così fa pagare i fiorentini”. A Xekalos però risponde direttamente l’assessore al Bilancio di Palazzo Vecchio, Lorenzo Perra: “La consigliera fa finta di non sapere che interrompere appalti pubblici già iniziati o già assegnati significa lasciare aziende senza lavoro e cantieri aperti in città – spiega l’assessore – e forse non sa che nel 2019 non cambierà nulla, visto che il Governo proroga al 2020. In merito a questa proroga del contributo governativo tengo a precisare che, ad oggi, quelle risorse spostate in ipotesi al 2020 non sono state inserite nel bilancio statale pluriennale. Per cui è, al momento, solo una nuova promessa che non ha alcun riscontro sulla carta”.
Nardella non è l’unico sindaco toscano che ha protestato contro la decisione del governo di bloccare i fondi per le periferie: nei primi giorni di agosto, al momento dell’approvazione dell’emendamento (votato anche dal Partito Democratico), dieci primi cittadini toscani avevano lanciato l’allarme o chiesto spiegazioni ai ministri. In Toscana, a conservare i finanziamenti per circa 60 milioni saranno solo Prato, Grosseto e la città metropolitana di Firenze mentre i sindaci dei Comuni di Arezzo, Firenze, Pistoia, Lucca, Livorno, Siena, Massa, Pisa e Carrara rimarranno a mani vuote almeno per altri due anni. Per questo, ha annunciato ieri Nardella, “nell’assemblea Anci chiederemo alla Regione di presentare ricorso alla Corte Costituzionale: lo Stato non può dare con una mano e togliere con l’altra”.