Aumento del prelievo erariale unico sui giochi, tagli alle spese dei ministeri e valorizzazione del patrimonio immobiliare. Seguirà poi la revisione delle spese fiscali, una giungla di 466 agevolazioni che per lo Stato valgono circa 54,2 miliardi di minori entrate nel 2018. Sono queste in buona sostanza gli interventi su cui il governo gialloverde conta per finanziare le nuove politiche del governo come il reddito di cittadinanza e la flat tax.
Spending review per i ministeri, aumenti di tasse sui giochi e rincaro dei contratti a tempo determinato – Secondo quanto riferisce la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che verrà discussa dalle camere la settimana prossima, “per quanto riguarda le coperture delle nuove politiche, si opereranno tagli alle spese dei ministeri e altre revisioni di spesa per circa lo 0,2 per cento del prodotto interno lordo”. Inoltre il documento prevede che “i fondi attualmente destinati al Reddito di Inclusione verranno utilizzati per coprire parte del costo del Reddito di Cittadinanza”. Inoltre, il prelievo erariale unico su apparecchi da gioco AWP e VTL aumenterà dai 40 milioni del 2018 fino a 351 milioni nel 2021. È previsto anche un aumento del contributo addizionale per i rinnovi dei contratti a tempo determinato previsto in ascesa da 11 a 70 milioni.
Nella Legge di bilancio 2019 in arrivo sforbiciata alle detrazioni e dettagli sulla pace fiscale – Non sono ancora note le spese fiscali che saranno ridimensionate. Ma nel Def il governo precisa che ha intenzione di realizzare “ulteriori aumenti di gettito” che “proverranno da modifiche di regimi agevolativi, detrazioni fiscali e percentuali di acconto d’imposta. Sarà introdotta la trasmissione elettronica dei corrispettivi e si interverrà sulle imposte ambientali. Risorse potranno anche provenire da misure di risoluzione del contenzioso fiscale. Le relative misure saranno dettagliate nella Legge di Bilancio 2019”.
La vendita del patrimonio pubblico frutterà oltre 1,2 miliardi nel biennio al 2020 – Secondo le stime del governo, nel 2018, i proventi derivanti dalle vendite di immobili pubblici dovrebbero ammontare a 600 milioni, di cui 50 milioni per le vendite di immobili delle Amministrazioni centrali, 380 milioni per le vendite effettuate dalle Amministrazioni locali e 170 milioni per le vendite degli Enti di previdenza. Le dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico per gli anni 2019 e 2020 sono stimate, rispettivamente, pari a 640 milioni e 600 milioni. “La valorizzazione del patrimonio immobiliare è parte integrante della strategia economica e di bilancio del Governo in quanto, oltre ai benefici per la finanza pubblica connessi al recupero della spesa e alla riduzione del debito pubblico, ha implicazioni rilevanti per l’efficienza nella gestione degli stessi asset pubblici”, si legge nella nota.
Due le direttrici che verranno seguite dall’esecutivo. La prima attivando tutte le misure necessarie per rendere più appetibile l’immobile e cioè provvedendo a velocizzare varianti urbanistiche e di destinazione d’uso per arrivare infine alla cessione diretta o attraverso Fondi immobiliari. La seconda è una gestione economica più efficiente degli immobili utilizzati a fini istituzionali con la razionalizzazione degli spazi utilizzati e la rinegoziazione dei contratti di locazione. “Le azioni di riqualificazione e dismissione prevedono il coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali, nel quadro del cosiddetto federalismo demaniale”, spiega la Nota al Def. Va detto che entrambe le ricette non sono nuove e in passato hanno registrato difficoltà attuative.
In vendita le quote dei fondi immobiliari per ridurre il debito – Sulla base della relazione semestrale al 30 giugno scorso, il governo spera di poter ricavare dalla cessione 1 miliardo. Alla Invimit, società di gestione del Tesoro, sono stati infatti affidati diversi immobili pubblici. “Detti fondi hanno un valore pari a circa 1.086 milioni così ripartiti: 106 milioni per il fondo i3-Inail, 174 milioni per il fondo i3-Regione Lazio, 74 milioni per il fondo i3- Università, 79 milioni per il Comparto 8-quater e 62,726 milioni per il Comparto 8-ter del fondo i3-Sviluppo Italia; 284 milioni per il fondo i3-Inps, 306 milioni per il fondo i3-Patrimonio Italia – spiega la nota al Def -. A fronte di tali apporti sono state emesse quote che verranno successivamente collocate sul mercato. I proventi generati dalla vendita delle quote dei fondi Invimit potranno essere contabilizzati a riduzione dell’indebitamento netto negli anni in cui tali vendite saranno realizzate, contribuendo indirettamente al contenimento del debito pubblico”.