Il procuratore di Locri: "Il reato di umanità? Nel codice non non l'ho trovato nel codice". Saranno i giudici della Libertà a decidere se il primo cittadino deve tornare libero o restare agli arresti
Sarà il Tribunale del Riesame a decidere se Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, agli arresti domiciliari da martedì deve tornare in libertà oppure no. Sarà presentato in giornata ai giudici della Libertà di Reggio Calabria il ricorso della Procura della Repubblica di Locri contro l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip, Domenico Di Croce, che aveva disposto la misura ma non aveva riconosciuto una lunga serie di reati: l’associazione per delinquere, la concussione, truffa aggravata, abuso d’ufficio e la malversazione. Il gip, nel provvedimento, infatti, ha accolto solo le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’illecito affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti. Al Riesame la Procura di Locri chiederà anche di pronunciarsi sulla posizione di alcuni dei 14 indagati dell’inchiesta per i quali aveva chiesto l’arresto. I legali di Lucano, Antonio Mazzone e Andrea Daqua, infatti non hanno presentato al giudice per le indagini preliminari, a conclusione dell’interrogatorio di garanzia, alcuna istanza di rimessione in libertà. A Lucano il gip non ha imposto alcuna prescrizione se non quella di non potersi allontanare dalla propria abitazione.
“Il reato di umanità? Nel codice non non l’ho trovato nel codice. Non è che quando si commette un reato per motivi di particolare valore morale e sociale un reato non è più tale, sempre reato resta – ha detto a La Zanzara su Radio 24 il procuratore Luigi D’Alessio commentando le parole del sindaco – Le leggi non possono essere eluse perché lo avrebbe fatto per motivi umanitari… che poi è tutto da vedere. Questa inchiesta la conduco da quando c’era il governo precedente. Non accetterei condizionamenti da nessuno”, aggiunge il pm alla domanda sulle polemiche suscitate dal fascicolo. Il sindaco di Riace Lucano come Pannella?: “Non mischierei la lana con la seta, Pannella – risponde – ebbe atteggiamenti di disobbedienza civile, qui si tratta di un comportamento protratto per molto tempo con reati per procurare e occultare denaro, somme anche rilevanti. Sono cose completamente diverse”. Ma lui non ha intascato nulla, no? “Non è così. La malversazione è proprio questa, quando non spendo per i fini per i quali ho ottenuto le somme ma le ho distratte, nascoste, le ho occultate, le ho portate da un’altra parte. Ha distratto milioni di euro, la mancata rendicontazione”. Ma sul punto il giudice, non accogliendo la richiesta, ha scritto che si tratta di congetture, errori procedurali, inesattezze.