Il progetto di monitoraggio della tutela volontaria per i minori stranieri non accompagnati finisce al centro di una querelle tra l’Autorità garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza (Agia) Filomena Albano e i Garanti regionali. Secondo questi ultimi il progetto è stato calato dall’alto, senza alcuna condivisione, non essendo stato né presentato, né discusso e nemmeno approvato in sede di Conferenza di garanzia, ossia la sede deputata. Tra l’altro ad oggi rischierebbe di creare sovrapposizioni di attività già in corso da mesi sui territori regionali per quanto riguarda la selezione e la formazione dei tutori volontari con dispersione di energie e risorse economiche. Sono sedici i garanti regionali che hanno firmato una lettera indirizzata ai ministri dell’Interno Matteo Salvini e per gli Affari regionali Erica Stefani, al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e a Rosetta D’Amelio, coordinatrice della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e, per conoscenza, anche ai presidenti di Camera e Senato e alla Corte dei Conti. Sulla vicenda è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare.
LA DENUNCIA DEI GARANTI – “Il rischio è che si duplichi quanto fatto nei vari territori negli ultimi mesi” spiega a ilfattoquotidiano.it il Garante regionale del Lazio Jacopo Marzetti. Nel Lazio, ad esempio, la selezione è iniziata a maggio del 2017 e i tutori ad oggi sono all’incirca mille. “È un lavoro che abbiamo già fatto partire, perché ci viene assegnato per legge. Invece – continua Marzetti – da quello che abbiamo potuto apprendere, di questo progetto non siamo neppure partner. Lo sarebbero, tuttavia, associazioni chiamate a una collaborazione onerosa. A loro, paradossalmente, spetterebbe il compito di controllare anche il nostro operato e quello dei Tribunali dei minorenni”. Preoccupazioni manifestate anche dalla Garante regionale del Trentino, Daniela Longo. “Spiace che di fronte alla necessità di accompagnare questi minori e i tutor per quanto riguarda la formazione – ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it – sia stato introdotto un progetto che non sappiamo ancora se potrà o meno aiutarci, perché a riguardo non ci vengono fornite informazioni, se non per sommi capi ma che prevede attività che, a nostro parere, rischiano di sovrapporsi a quelle già in corso”.
IL PROGETTO PER I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI – Il 29 settembre scorso è stato pubblicato sul sito dell’Agia un comunicato che riguarda proprio l’avvio del progetto in questione. “L’iniziativa – si legge sul portale – è finanziata dalle risorse europee del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI), gestito dal Ministero dell’interno” e punta “ad assicurare capillarmente sul territorio nazionale diritti e opportunità nelle fasi di accoglienza e integrazione ai quasi 13mila minori stranieri non accompagnati presenti in Italia valorizzando l’operato dei tutori volontari e degli altri soggetti coinvolti nel sistema di protezione”. E ancora: “Una serie di iniziative e di risorse saranno messe a disposizione e declinate secondo le specifiche esigenze dei singoli territori, individuate grazie al coinvolgimento degli attori del sistema di accoglienza”. Tra questi i garanti, i tribunali per i minorenni, i servizi delle prefetture, gli enti locali, le aziende sanitarie e le associazioni del terzo settore. Dell’approvazione del progetto portato avanti dalla garante nazionale nell’ambito del Fami 2014-2020 per l’importo di circa 2 milioni e 796mila euro, i garanti regionali sono venuti a conoscenza il 25 giugno 2018, nell’ambito della 16° Conferenza Nazionale per la Garanzia dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
LO SCONTRO – “L’articolo 11 della legge 47 del 2017 (Legge Zampa) – è scritto nella lettera dei garanti regionali – ci assegna i compiti di selezione e formazione dei tutori volontari” e prevede “la promozione e la facilitazione della nomina dei tutori volontari attraverso appositi protocolli di intesa con i presidenti dei Tribunali per i minorenni”. I garanti dovrebbero poi collaborazione con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza nel compito di monitorare lo stato di attuazione dell’articolo 11. Alcune leggi regionali e provinciali conferiscono ai garanti ulteriori compiti di supporto e aiuto diretto ai tutori e, in forza di tali obblighi, “ciascun garante – continua la lettera – si è attivato per l’esecuzione in relazione alle peculiarità del territorio e delle risorse disponibili, anche attraverso convenzioni onerose con terzi”. A distanza di circa un anno, la doccia fredda: partner dell’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza saranno i soggetti privati. Sono state chieste maggiori informazioni, ma ad oggi i garanti regionali dispongono di poche slide e di un estratto del progetto di dieci pagine.
LA REPLICA DELL’AUTORITÀ – Contattata da ilfattoquotidiano.it Filomena Albano ha replicato: “Il progetto di monitoraggio della tutela volontaria per i minori stranieri non accompagnati è un compito dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza assegnatole dalla legge 47/2017 e in termini più generali dalla legge istitutiva”. L’Agia – si sottolinea – ha risposto a un invito ad hoc dell’autorità responsabile per il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI), gestito dal Ministero dell’interno. E il coinvolgimento dei garanti regionali? “L’Autorità ha pubblicato, per la sua stesura – continua Filomena Albano – un avviso di coprogettazione. Più volte è stato chiarito che il piano dell’Agia prevede un panel di risorse che ciascun territorio può calibrare in forza di specifiche esigenze locali e oggetti di lavoro concreti. A tal fine è stata richiesta più volte la collaborazione dei Garanti regionali e provinciali”. L’Autorità sottolinea anche di aver promosso l’istituzione di un Comitato consultivo, invitando a partecipare anche i garanti e chiedendo loro di diventare punti di raccordo interistituzionale nei territori. “Comitato consultivo – scrivono d’altro canto i garanti regionali – già costituito e pare anche funzionante, di cui non sono state indicate con chiarezza funzioni e composizione”.
UNA SPACCATURA DIFFICILE DA RICUCIRE – “Abbiamo chiesto di essere inseriti come partner – prosegue la lettera – in virtù delle nostre competenze sulla materia e del principio di collaborazione previsto dalla legge 112/2011, ma la risposta è stata negativa”. “Non firmo contratti al buio – commenta a ilfattoquotidiano.it Antonio Marziale, garante della Calabria – Abbiamo chiesto di poter leggere il progetto prima di poterlo controfirmare, ma non ci è stato mostrato integralmente. In questo modo il Garante viene meno ai principi di sussidiarietà e si pone in una condizione di superiorità gerarchica non rispettando l’autonomia dei garanti che, ricordo, sono stati nominati da parlamenti legislativi, ossia i consigli regionali”. Tutto questo ha ripercussioni anche politiche. “La Corte dei Conti ha di recente ribadito che si doveva creare un sistema, una rete basata sul principio di collaborazione e che l’attività svolta da un soggetto, non deve per ovvie ragioni essere svolta anche da altri” spiega il garante della Lombardia Massimo Pagani, secondo cui tutto ciò è stato disatteso, con la conseguenza di una spaccatura interna alla Conferenza “che sarà difficile ricomporre”.
SCATTA L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE – Sulla vicenda è stata anche presentata un’interrogazione parlamentare da parte del deputato della Lega Massimiliano Capitanio. “La tutela dell’infanzia viene prima di ogni cosa – spiega il parlamentare – sono sorpreso e preoccupato nell’apprendere della difficoltà di collaborazione tra il garante nazionale e quelli regionali”. Il deputato leghista ha definito “assurdo” che i garanti regionali e provinciali non siano stati coinvolti nel progetto di ‘Monitoraggio della tutela volontaria per Msna’ e “ne abbiano appreso l’esistenza durante la Conferenza nazionale per la Garanzia dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, nonostante una legge dall’Assemblea Generale dell’Onu preveda stretta collaborazione tra le due figure di garanzia”.