Tremate, tremate, Silvano Agosti è tornato. Ora e sempre riprendiamoci la vita è il suo “nuovo” film. Presentato all’ultimo Festival di Locarno, in sala dal 4 di ottobre in una ventina di città (grazie alla distribuzione di Istituto Luce), Ora e sempre… è essenzialmente una lunga, immensa, tumultuosa fiumana di persone che compose i cortei di protesta dal 1968 al 1978, e che rivoluzionò parecchio cultura e società italiana.
Ampio materiale d’archivio, bianco e nero con una coda bolognese a colori sul creativo ’77 con 100mila persone a convegno sedute in piazza, intramezzato da stralci d’interviste ai protagonisti dell’epoca, Agosti ha messo insieme con una linearità temporale senza sbavature le manifestazioni in strada di studenti, operai, persone senza casa, donne.
“In futuro, se ci sarà uno storico onesto, sentirà come legittima la necessità di avvicinare i dieci anni trascorsi dal 1968 al 1978 ai grandi eventi che hanno saputo cambiare il mondo come la rivoluzione francese e la rivoluzione russa”, spiega Agosti che appare con almeno una trentina d’anni di meno in video. Come del resto hanno qualche anno di meno gli “ospiti” interpellati dal regista sulla loro presenza, la loro esperienza, il loro vissuto in quel decennio. Bernardo Bertolucci, Paolo Pietrangeli, Oreste Scalzone, Mario Capanna, Franco Piperno Massimiliano Fuksas, Nuto Revelli, Bruno Trentin, Pietro Valpreda, Dario Fo e Franca Rame, Clara Sereni, sono solo alcuni dei nomi celebri che si prestano al ricordo di un periodo storico che spesso finisce per essere bollato semplicemente come “anni di piombo”.
Uno in fila all’altro sfilano anche gli avvenimenti cruciali del decennio: gli scontri a Valle Giulia, l’attentato di Piazza Fontana, l’Italicus, Piazza della Loggia; ma anche le immagini del Parco Lambro di Alberto Grifi, il pupazzo maschile bruciato a Roma da un enorme corteo femminista, e diverse riunioni sindacali con migliaia di operai ad ascoltare tra cui un incontro dove si segue il reintegro di alcuni lavoratori ottenuto dopo un lungo braccio di ferro con Fiat e Pirelli.
“Il ’68 è stato ricco e complesso”, spiega un fumantino Massimo Cacciari più disteso di oggi ma avvolto nella sua perenne incazzatura contro “i partiti di sinistra e i sindacati” che pagheranno il non aver ascoltato le piazze con “il loro fallimento”. “I materiali cinematografici che abbiamo realizzato o raccolto durante quegli anni rappresentano il corpo fisico delle lotte e delle conquiste ottenute ovunque in quel decennio – conclude Agosti – La loro preziosità in un Paese privo di memorie come questo, rappresenta una testimonianza rara sulla potenza della dignità umana in continua lotta verso il proprio riscatto”.