Una mozione approvata nella notte per dichiarare Verona “città a favore della vita” e per inserire nell’assestamento di bilancio fondi per iniziative e associazioni contro l’aborto. Il Consiglio comunale a maggioranza centrodestra ha dato il via libera al documento della Lega con la sottoscrizione del sindaco Federico Sboarina e pure con il voto a favore della capogruppo Pd Carla Padovani. Ventuno i voti a favore e sei i contrari, respinta invece la proposta per la sepoltura automatica dei feti abortiti. In aula erano presenti anche le femministe di “Non una di meno“, vestite da ancelle in segno di protesta con i costumi della serie tv “Handmaid’s Tale” ispirata al romanzo di Margaret Atwood: dopo l’approvazione sono state fatte allontanare dall’aula e hanno poi denunciato l’accaduto su Facebook. “La vita è valore universale e non di partito – si è difesa Padovani durante un’intervista a Tg2000 – Ho votato secondo coscienza. Sulla legge 194 non mi sembra che il Pd abbia una linea chiara. Non mi aspettavo tutte queste polemiche”.
La decisione ha provocato numerose polemiche. Innanzitutto c’è grande imbarazzo dentro il Partito democratico che ha cercato di correre ai ripari prendendo le distanze dall’intervento della capogruppo: il segretario Maurizio Martina ha parlato di grave errore, mentre il presidente del Lazio Nicola Zingaretti è intervenuto contro “i colpi di mano sulla 194”. Ma pure il sottosegretario M5s alla presidenza del consiglio Mattia Fantinati, eletto a Verona, ha deciso di condannare il provvedimento: “A Verona sembra di essere tornati al Medioevo – ha detto – Se davvero si volessero intraprendere politiche serie di sostegno alla maternità, si dovrebbero finanziare strutture pubbliche e non associazioni private di dubbio orientamento. Strumentalizzare temi etici per fare campagna elettorale è un grave errore”.
La mozione che ha ottenuto il via libera porta la firma del consigliere della Lega Alberto Zelger e, in occasione del 40° anniversario dell’entrata in vigore della legge 194 del 1978, impegna il sindaco e la giunta a sostenere iniziative per la prevenzione dell’aborto con “l’inserimento nel prossimo assestamento di bilancio di un congruo finanziamento ad associazioni e progetti che operano nel territorio del Comune di Verona; la promozione del progetto regionale ‘culla segreta’, stampando e diffondendo i suoi manifesti pubblicitari nelle Circoscrizioni e in tutti gli spazi comunali; a proclamare ufficialmente Verona ‘città a favore della vita’”. “Alcuni punti della legge – ha dichiarato Zelger – sono stati in gran parte disattesi, nonostante le numerose iniziative pubbliche dell’assessorato alla Sanità del Veneto per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite. Per questo, si ritiene che anche il Comune debba adoperarsi per la diffusione di una cultura di accoglienza della vita”.
La situazione più caotica è però quella dentro il Partito democratico. Oltre all’intervento di Martina, c’è stato quello di Zingaretti che ha attaccato: “Così non va. Non si procede con colpi di mano ideologici su temi così delicati. Non si rispetta la vita se non si rispettano le scelte delle donne, soprattutto quando sono difficili come lo è quella di interrompere una gravidanza. L’Italia ha una legge seria, la 194, che va applicata”. Dal Partito democratico locale c’è la corsa a prendere le distanze dalla consigliera. La prima a parlare è stata la deputata veronese del Pd Alessia Rotta: “Nella notte, Verona e le sue cittadine hanno subito uno schiaffo inaccettabile – ha dichiarato – Il voto ci ha riportato indietro ad anni in cui le donne morivano per le interruzioni di gravidanza e proliferavano gli aborti clandestini. La nostra città non deve dare ulteriori prove di essere a favore della vita: Verona è medaglia d’oro della Liberazione dal nazifascismo e la vita l’ha difesa e tutelata con il coinvolgimento di tutta la popolazione. L’approvazione nottetempo delle mozioni leghiste, invece, la rende un luogo ostile alle donne e carico di ipocrisia. Spiace che anche all’interno del Partito democratico Veronese ci sia chi, come Carla Padovani, non abbia capito la gravità di quanto la Lega stava cercando di fare, rendendo il corpo delle donne una merce di scambio politico”. Ancora più dura la posizione della deputata Giuditta Pini che su Facebook ha scritto: “Ecco, non userò molte parole: non credo che sia una persona che possa stare nel Pd. Non conosco i motivi che l’hanno portata a sedere in consiglio comunale rappresentando tutta la comunità del partito, ma non credo sussistano più. Perché per quanto possiamo essere plurali, esistono dei limiti che qualificano anche lo stare in una comunità e credo che lei li abbia allegramente superati”. La segue anche la senatrice del Pd, Monica Cirinnà: “Sono esterrefatta e schifata del fatto che la nostra capogruppo a Verona abbia votato una mozione contro la legge sull’aborto”, ha commentato. Mentre l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, chiede l’espulsione della donna dal partito, Laura Boldrini (LeU) scrive su Twitter: “Una vergogna. Vogliamo tornare sotto i ferri delle mammane?! Giù le mani dalla #194”.