I sei richiedenti asilo, che hanno fatto perdere le proprie tracce, sono ospiti del Cas il "Maremmano Bianco", la cui gestione viene criticata dalla Consulta degli stranieri della città per problemi sanitari, carenza di servizi e fenomeni di caporalato. Ora lo Stato non paga più i 35 euro al giorno alla struttura, ma i sei non possono essere espulsi perché non hanno commesso alcun reato
A Cremona sei migranti sono ‘nel limbo’: accoglienza revocata e allontanamento dalla struttura che li ospitava. Permesso di soggiorno non scaduto, quindi ancora richiedenti asilo. Ma sono spariti. “Sono quasi certamente nei pressi della struttura il Maremmano Bianco (in località Gabbioneta Binanuova, ndr), il centro di accoglienza straordinaria (Cas) in cui alloggiavano”, afferma Rosanna Ciaceri, referente della Consulta degli stranieri di Cremona, prima città in Lombardia ad avere un’assemblea comunale elettiva aperta agli immigrati.
Per questi migranti, di cui non c’è traccia, lo Stato non paga più i 35 euro al giorno alla struttura di accoglienza, ma d’altra parte non possono essere espulsi dal territorio nazionale in quanto non è stato neppure avviato l’iter che potrebbe portare ad un simile provvedimento, non avendo commesso alcun reato.
Alla base dell’allontanamento dal Cas, deciso dalla prefettura, alcune segnalazioni giunte dai titolari del centro che lamentavano comportamenti degli ospiti tesi a sobillare altri ospiti contro la gestione della struttura. Uno di loro, secondo quanto riferito al prefetto, avrebbe rubato generi alimentari dal centro. Insomma, tensioni migranti-gestore che hanno portato il vice prefetto vicario di Cremona Roberta Verrusio ad emettere, il 20 agosto, il provvedimento di revoca dei benefici dell’accoglienza perché i migranti si sono dimostrati “propensi a delinquere e refrattari alle comuni regole di pacifica convivenza quali quelle proprie delle strutture che li ospitano e delle comunità nelle quali sono accolti”. Una gestione, quella condotta al Maremmano Bianco, ex agriturismo con 60 posti, criticata da Ciaceri: “Abbiamo chiesto che si facciano ispezioni nella struttura, e si faranno”.
Non è l’unico Cas che presenta criticità secondo Ciaceri, la quale elenca le problematiche che verranno portate, la settimana prossima, al Tavolo territoriale per l’immigrazione: problemi sanitari sottovalutati (“dopo nove mesi di permanenza nel Cas i migranti non sanno neppure chi è il medico di riferimento”), carenza di servizi (insegnamento della lingua, orientamento lavorativo), necessità di maggiore vigilanza da parte dell’ispettorato del lavoro (“abbiamo segnalazioni di fenomeni di caporalato”). E il decreto sicurezza di Salvini non migliora certo le cose, a dire di Ciaceri: “Il ministro predica sicurezza ma produce insicurezza”.
Due giorni prima della misura emessa dalla prefettura i sei migranti erano tra i 17 che avevano inscenato una protesta davanti il palazzo del governo per lamentarsi del trattamento subito nel centro gestito dalla Fort Five Ensemble. Erano intervenuti Digos e questura e il gruppo – composto da nigeriani, ghanesi, zambiani e ivoriani – era stato identificato e riaccompagnato a Gabbioneta. “Siamo presi per criminali – avevano detto – ma volevamo solo parlare”.