I giornali cattolici resistono alla crisi e il suo primo segreto si chiama Francesco. Ma il tema dominante sono i migranti, tanto che sul quotidiano della Cei il vignettista è il "comunista" Staino. Ma la linea aggressiva di "Famiglia Cristiana", in certe parrocchie, non piace (e scompare)
Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il giornale dei vescovi, sorride spulciando i dati di vendita dei quotidiani in Italia: i più perdono copie, il suo no, anzi aumenta e oggi si attesta intorno ai 110mila lettori. La “stampa di Dio” resiste alla crisi e il suo segreto si chiama soprattutto Francesco. Il Papa “che viene dalla fine del mondo” ha di fatto allargato il solco che divide i cattolici tra progressisti e conservatori. I primi si sono fatti forti dello scudo del pontefice per affermare linee editoriali più avanzate, coraggiose. Chi avrebbe mai pensato che l’ateo e comunista Sergio Staino diventasse il vignettista dei vescovi e dei preti? Ogni domenica i cristiani vanno a messa e leggono le strisce di Staino intitolate “Hello Jesus”. Dice il vignettista satirico fiorentino: “Fin da ragazzo Gesù mi ha incuriosito…”. E tema dominante delle sue strisce sono i migranti. Che fanno perdere voti al Pd e aumentare copie ad Avvenire e agli altri periodici cattolici.
Come Famiglia Cristiana, il settimanale del gruppo editoriale San Paolo, che ad agosto ha osato fare una copertina choc per il quieto e prudente mondo di cristiani e preti: “Vade retro, Salvini”. Il capo leghista, il leader politico più osannato di questi mesi, paragonato a Satana. “I nostri fedeli, anche quelli più disposti all’accoglienza, non capiscono queste copertine troppo audaci”, spiega don Paolo Vittori, parroco toscano. Così ci sono chiese, come quella di Bolgheri, sempre in Toscana, frequentata dai nobili del Sassicaia, dove Famiglia Cristiana non è più in vendita in fondo alla chiesa, come accadeva prima.
Salvini è comunque una superstar dei media cattolici. Nel senso che divide e respinge. Il settimanale dei paolini, nella crisi della stampa, cerca di puntare sui cristiani di fede bergogliana per i quali l’accoglienza dei migranti fa parte quasi del Credo recitato alla messa. E dalle librerie sondate, a Firenze come a Milano, la risposta è univoca: le vendite non si schiodano, c’è chi critica e rifiuta il settimanale, ma anche il contrario e alla fine tra chi respinge e chi compra pari è. In generale i media legati al Papa e al vertice della Cei è sensibile al tema dei migranti e quinti si posiziona contro Salvini. Persino il francescano Messaggero di Sant’Antonio, tra le cui firme figurano giornalisti e scrittrici laiche come Michele Murgia e Ritanna Armeni, affronta sempre più spesso temi socialmente avanzati.
Poi c’è la miriade dei settimanali diocesani, diffusi all’ombra del campanile e dell’arcivescovado, che seguono, chi con enfasi, chi con il freno a mano, le direttive filo Francesco del presidente della Cei, il fiorentino Gualtiero Bassetti. Scrive ad esempio Niccodemo Graber di Corrispondenza romana, agenzia di informazione settimanale di impronta conservatrice: “La copertina di Famiglia Cristiana che equipara il ministro degli Interni Matteo Salvini a Satana è solo il più pesante dei tanti attacchi che la Lega e il nuovo governo subiscono ad opera dell’ufficialità clericale italiana. Ormai sembra che il primo e quasi esclusivo impegno della Cei e del cattolicesimo ufficiale italiano, salvo le dovute eccezioni, sia la propaganda politica in senso immigrazionista”.
La destra cattolica critica con Papa Francesco – filosalviniana – è in crescita come peso politico ma per ora naviga nei giornali laici (come la Verità di Maurizio Belpietro, che ha preparato un dossier contro il pontefice) ma non ha giornali propri forti. Usa però i blog, i siti. Come Stilum Curiae, dell’ex vaticanista della Stampa, Marco Tosatti, o Lo Straniero di Antonio Socci: “C’è un dettaglio – scrive Socci – che sorprende nell’intervista di Matteo Salvini con Bruno Vespa. Il vicepremier ha menzionato quattro volte Dio, una volta la Provvidenza e una il Purgatorio. Forse solo La Pira e don Sturzo in politica avevano l’istinto, nel loro colloquiare, di riferirsi all’Assoluto con questa naturalezza”.