Salvini e la destra. In un paese normale dovrebbe essere uno iato intellettuale, una bestemmia politica. Perché, davvero, abbinare la figura di Matteo Salvini con una delle tante declinazioni possibili di una destra di governo è davvero difficile. Impossibile. Certo, se poi invece destra è davvero diventata quello che pretendeva la sinistra italiana (becerume culturale, bava alla bocca, urlo permanente, instupidimento cerebrale, violenza verbale), allora sì: Matteo Salvini incarna alla perfezione quest’idea di destra impolitica, di estrema destra capace solo di esaltare i problemi senza trovare le soluzioni, capace solo di vivere sulle paure dei più senza scommettere sul coraggio di pochi.

Salvini è la destra per come l’ha sognata la sinistra per anni: un incubo. Ma un grande paese come l’Italia non può sottostare senza reagire a questa idea caricaturale, deforme di destra. Un fenomeno da baraccone. Bisogna tentare di ricostruire una destra pacata (non moderata), elitaria, professionale, realista, efficace, sapiente. Che sappia immaginare una grande Italia in una grande Europa. Che sappia declinare il patriottismo senza riempirlo dei peggiori sentimenti umani. Una destra che sappia gettare le fondamenta di nuove cattedrali per una “povera patria” abbandonata a se stessa, che sappia finalmente pensare alla unificazione del paese senza mettere gli uni contro gli altri. Una destra che sa benissimo che non è né con l’odio sociale né con la paura diffusa che si costruisce una grande casa comune i cui muri siano intrisi di grandezza e di orgoglio.

Tutto questo è velleitario? Sicuramente sì. Ma la grande politica nasce proprio nei momenti in cui la strada sembra farsi più difficile. È in quel momento che bisogna mettersi in cammino.

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