Società

Sesso e disabilità, vi racconto la mia prima volta. Con una prostituta

Chiedo venia per la lunga assenza, ma il ricovero si è prolungato oltre modo: perché per curare un’infezione, ne ho prese altre due, tra cui un fungo… che non era neanche allucinogeno. Poi sono stato operato e dulcis in fundo mi era pure passata la voglia di scrivere, ma da oggi torniamo a trattare il nostro argomento preferito: sesso, amore e disabilità!

… dalla puntata precedente. Ero da poco entrato nell’età adulta ma ancora non conoscevo il sesso, neanche l’auto sesso; ero integrato, eppure mi mancava qualcosa: necessitavo di esplorare quella parte di me rimasta ancora vergine e scoprire il corpo dell’altro sesso; mostrare a me stesso di essere uomo a tutti gli effetti e soprattutto da questo dovevo passare se volevo porre le basi per un’eventuale relazione amorosa. Dunque non avevo altra scelta per suonare la carica, perché come si suol dire: a castità estrema, estremi rimedi. Fu così che presi la decisione più difficile, ovvero andare a p… a p… a prostitute: oooh!

Qualcuno di voi si starà chiedendo perché parlo di decisione difficile, anche se temo siate più curiosi di sapere i dettagli piccanti che seguiranno. Non dovevo certo andare al patibolo, ma continuavo a chiedermi per quale motivo dovevo ricorrere a questo: era come una sconfitta per me. Inoltre la prima volta si è sempre agitati e andare con una sconosciuta, dalla quale dipendere in toto non contribuiva a rilassarmi: anche in questo l’immobilismo cambia totalmente la prospettiva delle cose; necessitavo quindi di una meretrice easy, a cui spettava l’arduo compito di mettermi a mio agio, dacché ne avrebbe risentito la mia autostima (il cui livello era già sotto la soglia di povertà).

E allora mambo, cominciai la ricerca. Per questioni etiche non considerai le passeggiatrici, perché non volevo si trattasse di una donna sfruttata e non volevo rimpolpare le casse della malavita. Allora puntai su Internet, dove il rischio sfruttamento è assai minore. Cominciai senza alcuna strategia, volevo prima capire come “muovermi”: esclusi quasi subito le straniere, non perché contrario ma perché in alcuni Paesi la disabilità sembra non esistere e la loro conoscenza dell’italiano era sotto le mutandine, ops i tacchi. “Ah tu non cammini? No, tesoro, tuo c…o non va: tu non puoi fare l’amore!” e la bile comincia a salire: si dice sesso, non fare l’amore! Mentre altre al “sono disabile” rispondevano: “What disabile?”. Per non parlare del resto: “Dove abiti ci sono le scale?”, “No, tesoro: c’è il lift, ma se non funziona prendi le scale”. Ok, soprassediamo.

Decisi così di optare per le italiane da più tempo presenti sul sito: volevo evitare fregature (e se scappava con i soldi e mi lasciava solo?), quindi puntai a una cortigiana che trasmettesse fiducia e credibilità. La ricerca diede presto i suoi meloni, cioè frutti. E adesso sesso: arrivò il giorno x, ma siccome la paura fa 90 – sì, come la posizione – e l’ansia e l’agitazione fanno di più, annullai l’incontro. Poi il mio “obelisco” si adirò e fissai un altro appuntamento, ma questa volta fui più forte della paura.

Accompagnato da un amico raggiunsi il motel dove si sarebbe consumato il misfatto: feci la conoscenza della donna di facili costumi e intuì subito che mi avrebbe messo a mio agio. L’amico mi accomodò sul letto e mi vidi riflesso almeno 10 volte, tanti erano gli specchi presenti. Poi mi salutò e mi abbandonò nelle mani – e non solo – della cortigiana: ci presentammo, le dissi che per me era il gran giorno e lei si dimostrò subito comprensiva. Dopodiché andò in bagno, da dove tornò in déshabillé e guidata dalle mie indicazioni mi aiutò a spogliarmi: come chiunque si avvicini per la prima volta al mio corpo, anche lei aveva paura di farmi male e io a tranquillizzarla. Che poi non doveva essere il contrario?

In tutto questo i miei pensieri erano altrove: ignudo e con l’alza bandiera le feci capire che ero pronto a suonare la tromba… allora salì sul letto, si sfilò prima le mutandine e… e dai, non vi sto a raccontare tutto: cosa credevate? Andò tutto bene e ne fui soddisfatto, tant’é che feci la mia prima doppietta. Mi sentivo leggero e rilassato, e finalmente potei dichiarare a me stesso: “Sono un uomo, non ho nulla da invidiare agli altri”. Poi intervenne il mio obelisco: “Vedi che avevo ragione, tu mi devi ascoltare e non dar retta alla tua testa”. Da quel giorno seguì il consiglio, divenni quel che si dice una testa di… perché questo significa essere uomo!