di Christian di Feo

Che buona parte dell’Italia sia a rischio sismico è comprovato. Che buona parte degli italiani si preoccupi del rischio sismico a suon di #tantoquailterremotononarriva, pure. Fatto salvo per le scuole dei nostri figli, quelle sono importanti (e ci mancherebbe), ma non è un problema se poi i piccoli tornano a trascorrere due terzi della loro vita a casa, sotto un tetto insicuro. Per non parlare di quando si va al supermercato, per negozi o semplicemente al lavoro (il rischio sismico rientra tra i rischi aziendali).

Questo non vuol dire che tutte le nostre case, i luoghi di lavoro, i supermercati sono insicuri a prescindere, sia chiaro. Nessun terrorismo psicologico, ma si vuole porre a tutti una domanda: conoscete la vulnerabilità sismica di casa vostra, del condominio che amministrate, della vostra attività o dove lavorate? Probabilmente no. Come biasimarvi, per interpretare questo tipo di informazioni spesso ci vogliono competenze ingegneristiche che esulano dalle conoscenze standard.

Oggi però la legge viene in aiuto. Per quanto ingegneristicamente discutibile, è stata fatta una classificazione analoga a quella energetica per rendere meno babelico il tema ai comuni mortali. Fino a qualche anno fa se vi avessero parlato di trasmittanza, lambda, kilowatt ora su metro quadrato per anno e tutto ciò che ruota intorno al mondo dell’efficientamento energetico probabilmente sarebbe stato come parlarvi in aramaico antico, a meno che non foste del settore. Oggi, invece, grazie a una semplice classificazione, il problema si è in parte superato. Analoga cosa è stata fatta per il rischio sismico degli edifici.

Ora, cosa serve per capire se le nostre case sono a rischio o, per meglio dire, vulnerabili? Voglia, professionalità e soldi.

1. Partiamo dal tasto dolente: i soldi. Lo Stato viene in aiuto con il SismaBonus: in funzione all’aumento di classe vi viene riconosciuto un sgravio fiscale fino all’85% pari a un massimo di 96mila euro in 5 anni (se ci sommate l’efficientamento energetico potete arrivare a 136mila euro), che nel caso non li aveste li potrete cedere ancor prima di iniziare i lavori come credito di imposta e vi trovereste a pagare solo il 15% degli interventi. Un ridotto investimento di denaro che vi permette di dormire sonni tranquilli.

2. Per la professionalità invece è necessario affidarsi a progettisti esperti del settore che sappiano individuare il livello di vulnerabilità del vostro immobile e studiare con voi la soluzione migliore per tempi, costi e invasività, di conseguenze affidare i lavori a ditte specializzate (e non #ammiocuggino) che magari vi acquistano il credito di imposta.

3. Infine, la voglia. Quella ce la dovete mettere voi. Avete due strade: quella citata all’inizio (#tantoquailterremotononarriva) oppure quella che vi ha destato un po’ di interesse leggendo queste poche righe. Partire con un’analisi di vulnerabilità significa sapere cosa si ha in testa, poi si passa ai lavori. Certo, non è mai piacevole avere operai per casa per quanto gli interventi possano essere localizzati, ma è un piccolo sacrificio che si può accettare se rapportato ai sonni tranquilli che avrete.

Sia chiara una cosa, migliorare sismicamente un immobile (che è diverso dal concetto di adeguare) non significa che durante il terremoto esso resti illeso, ma si ammette un livello di danno (rispetto alle azioni di progetto) che permetta di mettere in salvo le persone al suo interno. È normale infastidirsi del fatto che si danneggi casa, ma è condivisibile preferire l’essere vivo ed esternare la rabbia piuttosto che non far nulla oggi con tutti i rischi futuri del caso.

Ovviamente quanto descritto è la sintesi della sintesi. Oltre all’interesse per i propri beni, tuttavia, l’intuizione che può essersi accesa in alcuni di voi è la stessa che da tempo molti sostengono: Italia – Vasto patrimonio immobiliare storico e moderno – Sisma – Rilancio del settore edile. Bisogna solo aver la voglia di iniziare.

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