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Cristiano Ronaldo, quella dello stupro è anche una questione di soldi. Tanti soldi

Ronaldo è colpevole? O no? Resterà travolto dallo scandalo sessuale che lo vede coinvolto? Il suo caso, non c’è dubbio, investe il senso morale, ha conseguenze penali ed è anche una questione di soldi. Tanti soldi. Per i suoi tifosi è vittima di un ricatto, si è fatto incastrare come un pollo, succede spesso ai campioni dello sport (così ho sentito dire al bar). Per le donne, invece, è l’ennesimo esempio di sessismo e di aggressione maschilista: muscoli, pisello e quattrini. Per noi giornalisti, nulla di nuovo. Salvo che riguarda il calciatore più ricco e famoso del mondo (non ce ne abbia Messi). Dunque, il tormentone dell’anno. Sex and football.

In poche parole: un’ex modella l’ha denunciato per stupro. Che è avvenuto nove anni fa. Dopo una serata in discoteca. Di fronte alla minaccia d’essere denunciato, l’allora esuberante giovanotto mise a tacere tutto, sborsando una barca di dollari alla ragazza. E la vicenda finì nel dimenticatoio. Almeno, così credeva Ronaldo. Perché nel frattempo sono successe due cose.

Giusto un anno fa, il 5 ottobre del 2017, il New York Times pubblicava sconvolgenti testimonianze di donne – soprattutto attrici e modelle – che raccontavano le violenze e molestie sessuali subite dall’allora potentissimo produttore cinematografico Harvey Weinstein. Nacque l’hashtag #MeToo, condiviso da milioni di persone in tutto il mondo, che frantumava un vaso di Pandora: il silenzio delle vittime molestate, stuprate e violentate era finalmente rotto. Le rivelazioni dei soprusi subiti scatenavano una vera e propria ondata di indignazione e di ribellione. Lo scandalo Weinstein si allargò a macchia d’olio, determinando un cambiamento radicale, quasi sismico, della cultura che aggregava uomini e donne, per la parità di genere.

Mai sbattere la porta in faccia a chi ti ha mitizzato: ossia il Real Madrid. Ronaldo pensava che il trasloco in Italiacon un fisco assai amico – fosse senza scossoni. Non aveva fatto i conti con l’oste. Ecco, è in questo drammatico contesto che si inserisce la vicenda di Cristiano Ronaldo e di Kathrin Mayorga, 34 anni, del Nevada (probabile ragazza immagine, ossia una cattura clienti). Lei lo accusa di averla stuprata nove anni fa, la notte tra il 12 e il 13 giugno 2009, in una suite (la numero 57306) del lussuoso Palms Place Casino Resort di Las Vegas. I due si erano conosciuti alla discoteca Rain. Ci sono foto e un video che lo provano. C’è un dossier di 32 pagine (caso A-18-781869C del tribunale del Nevada) in cui la Mayorga (oggi è un’insegnante) racconta nei dettagli come e quando Ronaldo l’avrebbe violentata.

Lo riporta, senza censure, il settimanale tedesco Der Spiegel (che ha attinto a documenti riservati del sito Football Leaks). La Mayorga, intervistata, afferma di essere stata “sodomizzata con la forza” da Ronaldo: “Entrò in bagno improvvisamente con il suo pene che pendeva dai pantaloncini, mi implorò di succhiarglielo e poi mi ha trascinato nella stanza, mi ha voltato di spalle, mi ha tolto la biancheria intima, io mi proteggevo la vagina con le mani ed è allora che mi è saltato addosso (…) Mi ha violentato analmente senza preservativo e senza lubrificante”. Kathryn andò dalla polizia a denunciare il calciatore. A quanto sembra, quelle dichiarazioni rilasciate al Las Vegas Metropolitan Police Department sarebbero sparite. Come pure il materiale allegato alla denuncia: ossia gli indumenti della biancheria intima e i vestiti che lei indossava la notte della presunta violenza. Insomma, un bel giallo.

Ma c’è anche tanta opacità. Secondo la polizia, infatti, la ragazza, quel giugno del 2009, non aveva fornito agli investigatori il luogo dell’incidente o la descrizione del sospettato. Mayorga invece sostiene il contrario, addossando la colpa agli agenti che le avevano sconsigliato di denunciare Ronaldo. Il quale, peraltro, ottenne il silenzio della ragazza in cambio di 375mila dollari, patteggiando un accordo extragiudiziale. Come mai nove anni dopo la Mayorga denuncia Ronaldo per violenza e stupro? Leslie Mark Stovall, il suo nuovo legale, sostiene che l’ex modella non fosse nelle condizioni psicologiche adatte per suggellare quell’accordo (era assistita da un avvocato esperto di reati stradali) e lo scorso 18 settembre ha chiesto al tribunale civile del Nevada di dichiararlo invalido, pretendendo altri 200mila dollari di risarcimento.

Può darsi che #MeToo abbia indotto la Mayorga (o chi per lei) a sentirsi più protetta. Il clima politico-giudiziario è infatti assai cambiato. Un incubo, per CR7: lo Stato del Nevada ha appena esteso da 4 a 20 anni il limite massimo entro il quale si può essere processati per una violenza sessuale, il reato non va in prescrizione e la pena varia da un minimo di 15 anni all’ergastolo. I margini sono stretti, come un dribbling in un’area affollata di difensori. Perché l’inchiesta – aperta per la nuova denuncia dell’ex modella – ha solo tre possibilità d’essere chiusa. Lo ha spiegato Aden Ocampo, il portavoce della polizia: “Troviamo le prove e procediamo con l’incriminazione; non le troviamo e chiudiamo il procedimento; la vittima ritira la denuncia”.

Prove o non prove, è una situazione pesantissima – definirla imbarazzante sarebbe il minimo aziendale. Rischia di compromettere l’immagine non solo di Ronaldo, ma di chi lo paga. La Juventus il giorno dopo le rivelazioni di Der Spiegel ha perso il 9,92% delle azioni (a dire il vero in una giornata in cui Piazza Affari ha segnato ribasso). Costretto a far buon viso a cattiva sorte, il club difende strenuamente il suo gioiello (un investimento di 400 milioni), anzi, il suo brand, manifestando “supporto totale”, come ha detto il direttore sportivo Fabio Paratici: “È un giocatore di grande valore che nella vita ha sempre espresso grandi valori”. Tranne quella notte…

Il campione ha ripagato appena possibile la fiducia della Juve, almeno in campo: segnando un gol sabato 6 ottobre contro l’Udinese. Ma non basta. La dirigenza bianconera non è affatto tranquilla. Un conto è avere alle proprie dipendenze un fuoriclasse che ha avuto guai (seri) col fisco spagnolo costati due anni di condanna e 16 milioni di multa. Un altro è vederlo finire invischiato in un “crimine abominevole” (parole testuali di Ronaldo) che condanna lo stupro, gesto “che va contro tutto ciò in cui credo”. Mister Hyde e dottor Jekyll? Ronaldo ha una formidabile squadra legale capitanata dall’avvocato David Chesnoff che ha già difeso Agassi, DiCaprio, O’Neal e Tyson: segno che sarà una partita assai più impegnativa di un’eventuale finale di Champions.

Allegri, l’allenatore, ha ribadito che per lui Cristiano è “insostituibile”, e che “ha spalle larghe”, come dire che saprà cavarsela in questa bufera. Il quale Cristiano ha una sua teoria, teme che qualcuno voglia vendicarsi di lui, dopo il non amichevole addio al Real Madrid. La narrazione circola nelle curve degli stadi italiani. È la teoria del complotto. Ai danni di CR7, della Juve, del calcio italiano che sta ritrovando fierezza e risultati. Troppe coincidenze: i premi svaniti, negati da Florentino Perez, il padre padrone del Real. L’espulsione ingiusta di Valencia (con la maglia del Real era un intoccabile).

Lo stupro rivangato. E la fuga degli sponsor. Già. Qui sta il cruccio maggiore di Ronaldo e del suo nutrito entourage (mamma compresa che lo difende a spada tratta). Gli sponsor, in particolare le multinazionali Usa, non hanno gradito il coinvolgimento di CR7 in uno scandalo sessuale. Minacciano rottura dei contratti. La Nike esige spiegazioni e Ea Sports ha tolto la foto di Cristiano dai testimonial che compaiono sul videogioco di calcio più venduto al mondo, Fifa 19. Poteva lasciarla, quella foto. Aggiornando la didascalia: fifa di Ronaldo.