“L’ho fatto e sono sulla strada del ritorno a casa” così scrisse nel suo diario di bordo il grande capitano inglese James Cook quando, dopo aver circumnavigato il globo, già sentiva il profumo della patria e pregustava il momento in cui l’Hms Endeavour dopo migliaia di miglia avrebbe toccato le familiari acque del Canale della Manica dopo l’incredibile scoperta della Terra Australis, oggi Australia.

La notizia è che il suo mitico vascello alcune settimane fa è stato probabilmente ritrovato al largo della costa di Rhode Island, negli Stati Uniti. A quanto si legge nelle ultime agenzie i ricercatori hanno dichiarato di aver ristretto la ricerca durata decenni per l’Hms Endeavour a “uno o due siti archeologici”, in concomitanza con il 250° anniversario del viaggio di James Cook, partito dal Regno Unito, in cui fu scoperta l’Australia (fra il 1768 e il 1771).

L’Hms Endeavour – che in italiano si traduce “Tentativo” – a dispetto del nome riuscì nell’impresa grazie alle sue spiccate caratteristiche marinare. Si trattava di un vascello molto particolare noto come “gatto” di Whitby, celebre porticciolo marinaro nel Nord dell’Inghilterra da dove i grandi carichi di carbone partivano alla volta di Londra. Cook scelse un “gatto” perché il suo battesimo del mare era avvenuto proprio a Whitby al comando di una carboniera la Free Love.

“Queste navi – scrive il capitano in una sua lettera all’ammiragliato – sono del tipo più sicuro e permettono agli ufficiali di avventurarsi con il minimo rischio, per la loro manovrabilità, su una costa sconosciuta” – caratteristica che consentì il rilevamento delle coste della Nuova Zelanda e di quelle occidentali dell’Australia compresa Botany Bay dove oggi sorge Sidney -“Dato il minimo pescaggio se si arenano, al momento dell’accostamento, possono restare appoggiate sul fondo senza rischiare il capovolgimento. Dote che non hanno i vascelli militari da quaranta cannoni e le pesanti fregate. Inoltre, sottolinea il comandante, hanno un’attrezzatura leggera e un sartiame semplice. La grande solidità, unita al peso ridotto al minimo, permette di imbarcare un equipaggio di almeno 70 uomini”.

Chiunque volesse vedere dal vivo uno di questi “gatti” potrebbe recarsi a Whitby nel Nord dell’Inghilterra dove esiste un piccolo e attrezzato museo del mare il Captain Cook memorial museum Whiyby visitabile anche sul web sito www.cookmuseumwhitby.co.uk e dove viene ricostruita fedelmente tutta la vita del capitano.

Quanto a libri su Cook non ce ne sono molti tradotti nel nostro Paese, uno dei più completi rimane Il favoloso capitan Cook scritto da Alan Villiers ed edito da Gherardo Casini nel 1969, che a fatica abbiamo riesumato dalla nostra libreria del mare, ma anche Tea ha pubblicato un paio di volumi una decina d’anni nella serie Giornali di bordo nei viaggi d’esplorazione – Volume I e II. Il primo dedicato, appunto, al viaggio dell’Endeavour e il secondo a quello della Resolution e dell’Adventure.

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