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Non mi sono pentito per niente”. Non si arrende il sindaco di Riace,
Mimmo Lucano. È ancora
ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché coinvolto nell’inchiesta “Xenia” coordinata dalla
Procura di Locri. Non ci sta, però, a passare per delinquente, per un sindaco che ha sfruttato l’accoglienza per fare business. Nel giorno in cui fuori dalla sua abitazione si sono ritrovate
oltre 4mila persone per manifestargli solidarietà, Mimmo “u Curdu” reagisce. Saluta tutti con il pugno chiuso dalla finestra della sua cucina e
risponde alle accuse dei suoi detrattori. Tutto è partito da una relazione negativa della prefettura che, subito dopo ha portato a “una
denigrazione del modello Riace soprattutto da parte di una stampa legata a un’idea politica che da lì a poco avrebbe rappresentato l’idea politica del governo italiano. Veniva scossa tutta una comunità che aveva immaginato un futuro possibile a Riace”.