Un vecchio diverbio che si è trasformato in tragedia. È questa la causa dietro alla morte di Raffaelle Perinelli, 21enne di Napoli, figlio di un camorrista ucciso in un agguato nel 2003, accoltellato da un venditore ambulante di dieci anni più grande che si è poi costituito alla polizia.
I due, ha raccontato l’assalitore, si sono incontrati casualmente venerdì sera, intorno alle 21.00, in via Janfolla, nel quartiere Miano dove risiedeva Perinelli. La situazione è presto degenerata in un nuovo litigio, dopo che i due avevano già avuto una discussione pochi giorni prima. L’omicida, incensurato, ha così estratto un coltello ferendo il giovane al petto prima di fuggire. La vittima è stata trasportata all’ospedale Cardarelli di Napoli dove, però, è morta poco dopo.
Dopo poche ore, l’assalitore si è presentato alla caserma dei Carabinieri di Casoria e ha confessato il delitto. Ora le forze dell’ordine hanno avviato un’indagine per verificare la veridicità del racconto. Agli uomini dell’arma, il 31enne ha raccontato di aver deciso di andare in giro con un coltello da quando aveva avuto il primo diverbio con Perinelli, per paura di essere aggredito dal ragazzo.
Il padre della vittima era un uomo vicino ai clan e ucciso nel 2003 in un agguato di camorra, ma Raffaele, secondo i primi racconti, aveva scelto una strada completamente diversa. Voleva diventare un calciatore e per questo si era tenuto lontano dalla criminalità organizzata. Non a caso era incensurato. Aveva iniziato a giocare nelle giovanili del Sant’Agnello, due anni fa aveva militato nel Gragnano e poi nella Turris. Era considerato un buon terzino sinistro e attualmente, dopo aver lasciato la formazione torrese, era in attesa di un nuovo ingaggio.