L’obiettivo, secondo il sottosegretario leghista Armando Siri, è “dimostrare che il nostro Paese ha una solida dotazione di risparmio privato e se vuole ha la possibilità di puntare ad assorbire in modo autonomo le proprie necessità di finanziamento con l’emissione di titoli di Stato“. Tradotto: le famiglie italiane, che oggi detengono solo il 5% del debito pubblico contro il 57% del 1988, dovrebbero trasformarsi in un “argine anti-spread” tornando a comprare massicciamente bond governativi. Per convincerle il governo ha studiato i Conti individuali di risparmio (Cir), sui quali dal 2019 le sole persone fisiche residenti in Italia potranno far confluire investimenti in titoli di Stato italiani fino a 3mila euro l’anno.

I Cir, spiega Il Sole 24 Ore citando una bozza di progetto elaborata dai tecnici della Lega e consegnata al Tesoro, sarebbero agevolati fiscalmente con una deduzione del 23% sull’investimento e la non imponibilità dei rendimenti se i titoli verranno tenuti fino alla scadenza. Esenzioni che, fa notare Il Sole, non sono consentite “dalle regole non solo europee ma internazionali” perché si tratta di “un vantaggio competitivo tra Stati non ammesso”.

Siri, che aveva anticipato la proposta durante l’estate, intervistato dal quotidiano di Confindustria spiega che “l’obiettivo iniziale è quello di dare un segnale di fiducia degli italiani sulla solidità del proprio Paese. E in prospettiva puntiamo sicuramente ad assorbire una quota importante dell’ammontare di debito ancora in mano a investitori stranieri”. A differenza degli investitori istituzionali, che sono “sottoposti a forti pressioni regolatorie dagli organismi di vigilanza”, “le famiglie ovviamente non hanno questo problema. E rappresentano anche un argine anti-spread”, sostiene il sottosegretario, perché “i piccoli risparmiatori sono tradizionalmente cassettisti e tengono il titolo fino alla scadenza, condizione peraltro indispensabile per avere deduzione ed esenzioni fiscali”.

Va ricordato che lo Stato italiano emette ogni anno, per finanziarsi sul mercato, circa 400 miliardi di euro di titoli. E il 30% del totale è attualmente in mani straniere.

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