Interrogazione di due parlamentari del Carroccio per chiedere che venga tolto il logo della tv pubblica al Festival Sabir, in programma a Palermo: "Manifestazione di parte". L'Arci: "Salvini non tollera il pluralismo e le idee diverse dalle proprie"
“Tra i dibattiti e i corsi di formazione ve ne sono alcuni dal carattere fortemente politico con posizioni dichiaratamente avverse alla linea dell’attuale governo“. Sarà forse per questo motivo che la senatrice Simona Pergreffi e il deputato Daniele Belotti, entrambi della Lega, hanno chiesto in Commissione di Vigilanza (di cui Pergreffi fa parte) che la Rai tolga il proprio patrocinio a Sabir, il festival delle culture mediterranee in programma a Palermo dall’11 al 14 ottobre. “È una manifestazione in cui vengono demonizzate le politiche di alcuni esecutivi – si legge nell’interrogazione – in particolare, e soprattutto, di quello italiano. Inoltre viene promossa una campagna elettorale per le prossime elezioni europee”. Perciò, via la “sponsorizzazione”. Perché la Rai è una tv pubblica e il festival troppo “di parte”.
Ma in cosa consiste questo patrocinio di così scandaloso da aizzare i parlamentari lumbard (in tutti i sensi, trattandosi di bergamaschi doc)? “Nulla, semplicemente sulle locandine compare il logo della Rai” spiega Filippo Miraglia, componente della Presidenza nazionale Arci (che organizza l’evento, tra gli altri, insieme ad Acli, Caritas e Cgil). Niente sponsor, dunque. E nessun movimento di denaro. “I giornalisti della tv pubblica seguiranno i dibattiti – aggiunge Miraglia – poi decideranno loro, in autonomia, che fare. Peraltro utilizzano risorse della sede siciliana, senza spese aggiuntive per l’azienda di viale Mazzini”. E quindi? “E quindi la Lega si intromette nella tv pubblica con l’intenzione di ordinare ai giornalisti cosa devono o non devono fare. Peraltro, negli anni scorsi (Sabir è alla quarta edizione, ndr) criticavamo i governi Renzi e Gentiloni, promuovendo, per esempio, azioni contro il decreto Minniti“.
Di questo Pergreffi è consapevole: “I giornalisti sono liberi di fare ciò che desiderano, ci mancherebbe. Il punto è che la Rai dovrebbe essere pluralista, mentre in quel festival ci sono avvenimenti con una forte impronta antigovernativa. Per questo il logo deve sparire”. Ma il pluralismo è proprio il valore su cui punta Miraglia: “Finché siamo in democrazia, la Rai è uno strumento pubblico a servizio di tutti, che piaccia o no a Matteo Salvini. E il nostro festival è, senza dubbio, di interesse pubblico”.
Secondo Pergreffi e Belotti, in più, Sabir si occuperebbe di convegni, in vista delle elezioni del 2019 per il Parlamento europeo, contro movimenti definiti “regressivi”, ma anche “reazionari” e “oscurantisti”. “È un dato di fatto che la Lega di Salvini abbia stretto alleanze in Europa con chi intende chiudere le frontiere e non cooperare nella gestione dei migranti – ribatte Miraglia – Orban, per esempio, è dell’idea che ogni Paese dovrebbe tenere le persone che arrivano sul proprio territorio. Che per l’Italia significa non redistribuire i migranti coi partner europei”.
Il tentativo di “censura preventiva non ha avuti effetti, finora. Ma se la tv pubblica ricevesse un diktat dalla politica, faremmo un salto deciso verso la Turchia di Erdogan. Non un esempio di democrazia e libertà d’opinione”.
Twitter: @albmarzocchi