FATTO FOOTBALL CLUB - Il ct dal ciuffo d’argento e il pedigree nobile, alle prese con un'Italia che non decolla, ha un asso nella manica: naturalizzare il brasiliano Allan, pilastro del Napoli snobbato dalla sua nazionale e con (lontanissime) origini italiane, per rivitalizzare il centrocampo azzurro. Nel frattempo, si affanna con convocazioni strampalate: dallo scongelamento di Giovinco all'esclusione di Politano
Torna la Nazionale. E tornano le strampalate convocazioni di Roberto Mancini. La sua Italia arranca, per ora ha rimediato figuracce o prestazioni mediocri, in Polonia si gioca la retrocessione nella Serie B del calcio europeo. Per fortuna però il ct dal ciuffo d’argento e il pedigree nobile ha un asso nella manica: naturalizzare il brasiliano Allan, pilastro del Napoli snobbato dalla sua nazionale e con (lontanissime) origini italiane, per rivitalizzare il centrocampo azzurro.
L’ultima giornata di campionato è stata a inutile. Vince la Juventus, come sempre, con una passeggiata di salute a Udine che allunga la striscia di successi consecutivi. Ora si sono messe a vincere pure tutte le altre big (Napoli, Inter, Lazio, Roma e Milan, in rigoroso ordine di graduatoria), giusto per risistemare un po’ le gerarchie in classifica, anche se i punti persi dalla vetta sono un’enormità e rischiano di avere già indirizzato il campionato. Per fortuna c’è il ct Mancini a farci divertire con le sue convocazioni, che sembrano decise pescando nomi a sorte da un sacchetto.
Fuori Politano ed El Shaarawy, titolarissimi in due club di prima fascia come Inter e Roma e in un ottimo momento di forma, dentro Caprari (appena rientrato da un infortunio e panchinaro nella Sampdoria) e pure Giovinco, riesumato dal suo ritiro dorato in Canada ad addirittura tre anni di distanza dall’ultima (e non certo indimenticabile) presenza in azzurro. Lo scorso giro era stato quello dei teenager: Pietro Pellegri, 80 minuti giocati in tutta la stagione in Ligue 1 col Monaco, e addirittura Niccolò Zaniolo, catapultato in nazionale maggiore senza mai aver ancora debuttato tra i professionisti. All’esordio sulla panchina azzurra, invece, aveva puntato tutto sul ritorno di Mario Balotelli, che avrebbe dovuto essere al centro del suo progetto e dopo pochi mesi sembra già essere stato accantonato.
La confusione è grande a Coverciano, ed evidentemente anche nella testa di Mancini. Povero mister, sarebbe anche ingiusto addossargli tutte le colpe: ha raccolto l’Italia nel periodo peggiore della sua storia, dopo l’incredibile mancata qualificazione ai Mondiali di Giampiero Ventura, e con la Federazione allo sbando (almeno il 22 ottobre finisce il commissariamento del Coni e sarà eletto il nuovo presidente, Gabriele Gravina). Il campionato produce pochissimo: a parte i gol di Insigne rivitalizzato dalla cura Ancelotti, e l’affermazione di Bernardeschi nella Juve, nulla o quasi; i bomber Immobile e Belotti se la passano male (specie il secondo), i talenti di Barella e Chiesa devono ancora maturare, novità non ce ne sono, nemmeno all’orizzonte dell’Under 21 (e questo forse è l’aspetto più inquietante).
Il “Mancio” deve arrangiarsi, ma ci sta mettendo anche del suo: la Nazionale cambia continuamente, nel modulo e negli uomini, non ha alcuna identità di squadra e gioca malissimo. Le partite contro Portogallo e Polonia sono state prese come amichevoli, ma la nuova Nations League conta tantissimo per il ranking e inciderà sulle prossime qualificazioni europee e mondiali: vero che al ct si chiede di costruire un nuovo ciclo, ma non ci si può dimenticare degli avversari. E poi certe scelte sono semplicemente incomprensibili: va bene pensare al futuro, ma ha senso convocare ragazzini senza una presenza in Serie A? E che ciclo si vuole costruire con il 31enne Giovinco, non a caso fuori dal giro dai tempi di Conte?
Ecco che allora l’indiscrezione diffusa dalla Gazzetta dello sport sul tentativo della Figc di rendere convocabile Allan su specifica richiesta del ct diventa all’improvviso illuminante. Mancini è un grande comunicatore, un buon intenditore di calcio, un allenatore modesto. La sua qualità migliore è quella di riuscire ad ottenere il massimo dai club in cui lavora, farsi comprare i fuoriclasse con cui raggiungere le vittorie che ha pure centrato nella sua carriera: era così all’Inter, al City, allo Zenit. Stavolta in nazionale è più difficile perché non ha un presidente che lo possa accontentare. Ma lui non si arrende, e visto che dalle convocazioni e dal lavoro sul campo non riesce a tirar fuori una nazionale decente, ha chiesto la naturalizzazione di Allan per il salto di qualità. Nient’altro che l’acquisto di un campione: in fondo, è la cosa che ha sempre saputo fare meglio.
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