Il #MeToo? “Una montagna di stronzate”. Le altre attrici attiviste contro Harvey Weinstein? “Codarde e perdenti”. Virgolettati pieni di rabbia a firma Rose McGowan. Ad un anno dalla nascita del movimento mondiale contro le molestie e le aggressioni sessuali una delle sue principali paladine sembra prenderne le distanze. Nell’intervista pubblicata sul magazine del Sunday Times la McGowan non ha usato mezze misure ricordando di essere stata esclusa da molti incontri tra vittime celebri dell’ex magnate Miramax, e di non essere stata mai appoggiata da organizzazioni e riviste femminili che si sono invece preoccupate del problema “solo di facciata e senza mai cercare un cambiamento duraturo”. “(Il MeToo ndr) È una montagna di stronzate. – viene riportato nel virgolettato dell’attrice dal Sunday Times – Un ripiego temporaneo per far sentire bene queste persone. Le conosco tutte queste attiviste. So che sono delle codarde e che a loro basta che le accuse siano generiche e rimangano tali. Non sono delle campionesse ma delle perdenti”.
La 45enne McGowan, interprete della serie tv Charmed e di film per il cinema come Scream, ha spiegato che non reciterà più e che l’industria cinematografica va boicottata per fare in modo che il punto di vista delle donne non debba più essere filtrato attraverso uno sguardo maschile. Il j’accuse non ha risparmiato nessuno comprese Meryl Streep (è “letteralmente impossibile” che “non fosse a conoscenza del comportamento di Weinstein prima della nascita del #MeToo”) e Hilary Clinton (“vorrei riprendermi indietro gli anni in cui ho appoggiato la sua candidatura alle presidenziali”).
Secondo l’attrice Weinstein l’avrebbe violentata in una stanza d’albergo nel 1997 durante il Sundance Film Festival, poi ha comprato il suo silenzio con un assegno a sei zeri, anche se l’uomo ha poi negato ogni accusa. McGowan ha scritto un libro sull’intera vicenda (Brave, edito in Italia da HarperCollins) spiegando di non aver avuto figli perché passando anni a pianificare una vendetta avere “bambini da crescere” non le avrebbe consentito “di combattere una lotta così dura”. Poche ore dopo la pubblicazione dell’intervista l’attrice su Twitter ha però smentito il Sunday Times Magazine sostenendo che le sue accuse si riferivano all’ipocrisia del mondo di Hollywood in generale e non alle appartenenti al #MeToo.