Il gol di Vecino al 116’ al Tottenham ha cambiato la stagione dell’Inter come l’avvento di Ben Linus mutò l’esistenza dei naufraghi di Lost. Di Francesco ha questa curiosa inclinazione al crepaccio settembrino. La Juve ha vinto tutto anche quest’anno prima di cominciare (in Italia) e parlarne non ha senso
Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che non sopporta gli sfrangiaglande. Altre considerazioni.
(TTP uscirà 1/2 volte al mese. Di più non ho voglia e non ce la faccio. Chiunque insisterà sul volerla di più, verrà bannato e inserito nell’emisfero dei grattugiatori di gonadi. Un emisfero sopra il quale, dalle mie parti, è caduto da tempo un meteorite giusto e definitivo).
1. La Juve ha vinto tutto anche quest’anno prima di cominciare (in Italia) e parlarne non ha senso. Essa non è squadra, bensì Efferata Mietitrice di Successi (in Italia). Andiamo oltre.
2. Non ricordo quand’è che abbia smesso di avere fiducia nell’umanità. Forse quando ho visto una mia ex con le ballerine gialle. Forse quando ho ascoltato sei secondi di quella roba per brevità chiamata “Thegiornalisti”. O forse quando, pure quest’estate, ho letto e sentito mandrie di sfollati neuronali che (da milanisti) tifavano per la cessione di Suso. Poveri devastati da sinapsi irrisolte: datevi al cucito indoor, andate alla Leopolda o se preferite fate la fila per zappare le prode. Siete brutti dentro, colpevoli e non avrete mai salvezza.
3. Il gol di Vecino al 116’ al Tottenham ha cambiato la stagione dell’Inter come l’avvento di Ben Linus mutò l’esistenza dei naufraghi di Lost. L’Inter non la fermate più. Farà scempio di qualsivoglia avversario (Juve a parte) con la veemenza di chi crede d’esser nel giusto. Icardi capocannoniere, Lautaro nuovo Pelè e Vecchioni ala destra in finale di Champions. Agili.
4. Di Francesco ha questa curiosa inclinazione al crepaccio settembrino. Sconta anzitempo la pena. Lascia che tutti gli intonino il de profundis dopo quattro giornate (quest’anno come la stagione scorsa). E poi banchetta con garbo sulle misere spoglie degli avversari. È una sorta di araba fenice condannata a essere ogni volta tale, quasi che partire ad handicap lo esaltasse inconsciamente.
5. Ancelotti è una delle persone più belle e intelligenti nella storia del calcio. Mentre in tanti lo reputavano finito, lui – con l’umiltà tipica solo dei Giganti – assestava la macchina sarriana quel tanto che basta per poi proseguire il riscatto del proletariato. Se Maurizio era il Commodoro Marxista, Carletto è l’Oste Ispiratamente Riformista. Quello che nel bicchiere non ci mette mai l’acqua, bensì il vino. E del migliore.
6. Più vedo Suso che duetta con Higuain e più godo come se fossi in equilibrio per niente precario sopra una nuvola, mentre guardo da vicino Jimi Hendrix e Stevie Ray Vaughan che reinventano una volta di più Voodoo Child. Il primo pennella, il secondo puntella. E tutto è Meraviglia Iridescente, con una dose di Bellezza Soverchiante e oltremodo Inesausta.
6 bis. Ogni volta che Suso reitera la stessa finta, per poi appollaiarsi sopra la sua mattonella e dispensare Grazia a uso e consumo dei fedeli pii come pure degli empi stolti, Garrincha si sente un po’ meno solo. Ed io con lui.
6 ter. Quando tornate a casa, date una carezza ai vostri bambini per poi dirgli: “Sembra una carezza, amore mio, ma in realtà è un assist di Suso”. Egli è grande, Egli è Luce. Preghiamo.
7. Lazio altalenante ma viva. Fiorentina imberbe, ma il progetto c’è. Piatek segna a grappolo ma talora non basta. Parma sontuoso con o senza i gol di Gervinho, che chissà perché gioca da Dio solo in Italia. Atalanta in crisi, a meno che non giochi contro il Milan. Frigna Mazzarri vince di contrabbando e giocando ovviamente male. Il Cagliari spezza le reni a Filippo Inzaghi con un Castro assai più deluxe di Fidel. L’Empoli paga con la Roma l’assenza del suo difensore migliore (Romagnoli). E il Frosinone mi pare non vinca dallo Statuto Albertino.
8. Quando sfoggia quella barba lì, Giampaolo mi sembra Gasparri che sogna se stesso in un rave di hipster stralunati e fuori tempo massimo.
9. A questo punto dovrei dirvi qualcosa su Nardella, ma è da un po’ che non lo vedo. Così, d’ora in poi, al suo posto anche qui ne farà le veci Toninelli. Il quale, come noto, is the new Nardella.
9 bis. Berlusconi ha dettato la linea del suo nuovo Monza: niente capelli lunghi, niente barba, niente tatuaggi, niente orecchini. Praticamente, più che una squadra, vuole creare una comunità Amish in Brianza.
(Questa me l’ha detta ieri Tullio Solenghi al telefono e volevo condividerla con voi)
9 ter. La Premier League è a oggi l’unico exit poll in cui la sinistra radicale italiana spacchi. Che Gue Sarri nuovo Bordiga. Lui, il Sol dell’Avvenire, non è che lo insegua: lo allena.
10. Non saprei dirvi se c’entri, ma quando ho visto la copertina di Maxim con la Boschi ho pensato: “Perché non si è fatta uno shampoo prima degli scatti?”. Poi ho capito: la sua non era sciatteria, bensì un chiaro e giusto tributo a Cruciani.
Alla prossima, e sarà quel che sarà. Come nelle suite migliori dei Ricchi e Poveri.
(Giovedì esce Salvimaio. Chi non lo compra è uno sfrangiaglande)