È stata confermata dalla Cassazione la sanzione di 15.500 euro inflitta nel 2014 dalla Banca d’Italia a Claudio Borghi – attuale presidente della Commissione bilancio della Camera e stratega economico della Lega – “per irregolarità consistenti in carenze nell’erogazione e nel controllo del credito” quando era componente del consiglio di amministrazione di Banca Arner messa sotto ispezione da Bankitalia nel 2013. La Suprema Corte ha anche condannato Borghi a rifondere 2500 euro di spese legali alla Banca d’Italia.
Nel dispositivo, la Cassazione respinge la tesi di Borghi che sosteneva che c’erano state disparità nel trattamento sanzionatorio degli amministratori di Banca Arner finiti nel mirino della vigilanza bancaria. In proposito la Suprema Corte, respingendo l’obiezione difensiva, ricorda quanto affermato dalla Corte di appello di Roma nel decreto del 2015 che ratificava la sanzione inflitta a Borghi dal Direttorio di Banca d’Italia. Ad avviso degli ‘ermellini’, l’assunto della ingiustificata disparità di trattamento è “espressamente” disatteso dalla sentenza capitolina che, “anzi”, ha ritenuto “che vi sia stata una opportuna e doverosa differenziazione di posizioni e responsabilità degli organi sociali, in quanto i crediti controversi (rectius anomali), sottostanti ad operazioni sospette ai fini dell’antiriciclaggio (vedi finanziamenti a favore di Elleci, Studio Revegnana e Gruppo Seregni Finigraf) erano stati deliberati da un ristretto comitato crediti della Banca Arner stessa (di cui l’odierno ricorrente era componente), … e che le facilitazioni creditizie erano già state concesse da detto comitato ristretto, prima ancora di arrivare in consiglio di amministrazione (e ciò spiega ‘l’assoluzione’ del presidente Naef e dell’amministratore Amendola)”.