Sarà Italia contro Svezia e Canada: le finaliste per l’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 sono la coppia Milano-Cortina, Stoccolma (l’avversaria più temibile) e Calgary. Il voto del Comitato internazionale olimpico riunito a Buenos Aires non ha riservato sorprese: fuori dalla short list è rimasta la candidatura turca di Erzurum. Sono altre le novità: soprattutto la scelta di cancellare la sessione Cio 2019, prevista originariamente a settembre a Milano (sarà in campo neutro, a Losanna, anticipata al 23 giugno). E l’elezione del presidente del Coni, Giovanni Malagò, come membro del Comitato: una carta in più per l’Italia nella sfida per i Giochi.
Una gara a tre, dunque. Ma non è detto che da qui alla decisione finale (appena otto mesi, davvero un percorso lampo) la contesa non possa perdere una o più sfidanti. L’Italia, nonostante i litigi fra le tre città (con Torino ormai fuori), le divisioni nel governo, lo scetticismo neanche troppo velato del Movimento 5 stelle, è quella con la situazione politica più solida. Figuriamoci gli altri. In Canada, il 13 novembre, si terrà un referendum che rischia di affossare la candidatura di Calgary: i sondaggi danno il sì alle Olimpiadi in leggero vantaggio, ma di recente sono scoppiate polemiche sui costi del dossier; senza contare che le ultime consultazioni simili in giro per il mondo hanno sempre dato risultati negativi. Più complessa la situazione di Stoccolma: in Svezia dopo le elezioni non si è ancora formato il nuovo governo di centrodestra. In campagna elettorale di Giochi si è parlato poco o nulla, e non è chiaro se la capitale avrà il sostegno dell’esecutivo o sarà costretta a ritirarsi (la scadenza per presentare le garanzie è fissata all’11 gennaio, data pericolosamente vicina per gli scandinavi).
Per questo Milano e Cortina, nonostante tutto, ad oggi sono le favorite. Sicuramente lo sarebbero in una sfida a due con il Canada, che le Olimpiadi invernali le ha ospitate da ancora meno tempo di noi (Vancouver 2010, l’edizione successiva a Torino 2006) e non gode di buona diplomazia internazionale, visto che il suo membro Cio Dick Pound è in polemica con il capo dello sport mondiale, Thomas Bach, per la gestione troppo morbida dello scandalo doping russo (e la parola del presidente Cio vale il 70% dell’assegnazione, secondo gli esperti). Molto più combattuta, invece, sarebbe un’eventuale sfida con Stoccolma: la Svezia vanta un credito olimpico, è uno dei Paesi leader nelle discipline invernali ma non ha mai ospitato le Olimpiadi. Insomma, i Giochi non sono (ancora) fatti. Anche perché il Cio pare orientato ad escludere la doppia assegnazione (varata eccezionalmente per le edizioni estive di Parigi 2024 e Los Angeles 2028), visto che per il 2030 ci sono già diverse manifestazioni d’interesse (a partire da Erzurum e la giapponese Sapporo, che ha rinunciato al 2026 per riprovare tra quattro anni). Con una soluzione del genere – frutto della crisi di candidature – la coppia Milano-Cortina sarebbe stata certa di rientrare tra i due vincitori. Anche così, però, le chance restano alte.
Il peso dell’Italia nella politica sportiva mondiale è dimostrato anche dalla fresca elezione di Giovanni Malagò a membro Cio: un riconoscimento prestigioso a livello personale (il capo del Coni ci teneva tantissimo) e nazionale. Non cambia molto dal punto di vista numerico (Malagò prenderà il posto di Pescante, in uscita fra un mese per limiti anagrafici, e comunque i membri non possono votare per il proprio Paese), ma certo la nomina è segnale importante, e consentirà al Coni di sponsorizzare al meglio il dossier.
Sarà una contesa lampo – poco più di 8 mesi – e questa, comunque vada, è una buona notizia: almeno non ci sarà tempo di spendere troppi soldi. Il Cio ha infatti deciso di anticipare la scelta finale al prossimo 23 giugno: l’assegnazione sarebbe dovuta avvenire nella sessione del 2019 a Milano, ma la presenza in gara dell’Italia ha posto un problema (le regole non consentono allo stesso Paese di ospitare e concorrere insieme). All’inizio si era parlato di una possibile deroga alla carta olimpica, ma il Cio ha preferito evitare, anche perché di deroghe all’Italia ne ha già concesse parecchie: l’ultima sarà la presenza di tre membri onorari invece che due come previsto (Manuela Di Centa, Ottavio Cinquanta e Mario Pescante; e in arrivo nel 2020 c’è pure Franco Carraro). Così l’assegnazione avverrà in campo neutro: a Losanna, casa del Cio, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede già fissata per il 23 giugno. Milano, invece, dovrà rinunciare alla sua sessione. Ma il sindaco Beppe Sala sarà ben felice di fare questo sacrificio, se porterà i giochi invernali sotto la Madonnina.
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