“Mia madre ha il diritto di morire dove ha vissuto”. Una signora di 80 anni che non vuole andarsene dalla casa popolare di periferia che le fu assegnata 24 anni fa. Anche se nel frattempo le figlie si sono fatte la loro vita e oggi potrebbero anche metterle a disposizione un appartamento più confortevole. Storie all’ordine del giorno nella Roma che “nun è quella ‘ndo se viveva tant’anni fa”, come cantava Claudio Villa, ma che balzano agli onori della cronaca specie se una delle figlie, nel frattempo, è diventata senatrice e personaggio di spicco del suo partito.
L’ITER PER LA DECADENZA
Ci ha messo 3 anni esatti l’Ater di Roma – azienda controllata dalla Regione Lazio – ad inviare al Comune tutti gli atti necessari a cui è seguito, dal Campidoglio, il provvedimento di decadenza a Graziella Bartolucci. La mamma della senatrice del M5S, Paola Taverna, probabilmente fra qualche mese sarà costretta a lasciare l’appartamento Ater della borgata Quarticciolo assegnatole nel 1994 e che fino al 2012 risultava abitato dalla stessa signora Graziella, dalla figlia Paola e dal nipotino Davide. Questo perché oggi Paola Taverna è proprietaria di 4/6 di un immobile a Olbia, ‘partecipato’ anche dalla stessa madre, nonché di un locale commerciale su via Prenestina e, soprattutto, un appartamento a Torre Angela (altra borgata romana) dove, secondo gli ispettori Ater, potrebbe tranquillamente portare sua madre.
RAGGI: “MAI AVVERTITA”. ATTACCHI DI FDI E PD
“Paola non si è mai permessa di chiamarmi per questa vicenda”, ha chiarito oggi la sindaca Virginia Raggi. Attacchi al M5s sono arrivati da Fratelli d’Italia, che annuncia interrogazioni sulla vicenda, e dal Pd che attacca con Simona Malpezzi e Stefano Pedica, oltre che con il vicesegretario regionale. La mamma di Paola Taverna rischia lo sfratto dalla casa popolare a Roma ma per la vicepresidente del Senato c’è ‘accanimento’ da parte del Comune. Sono già finiti i tempi in cui i cittadini a 5 stelle predicavano la teoria dell’uno vale uno? Le regole non valgono per tutti allo stesso modo?”, si interroga Pedica.
LE TAPPE BUROCRATICHE
Il censimento Ater che interessa la famiglia Bartolucci-Taverna ha luogo nel 2013 ma sui dati del 2012 (quando Taverna non era ancora diventata parlamentare). Il 3 dicembre 2014 l’azienda regionale comunica l’avvio della procedura di decadenza dopo l’accertamento patrimoniale sui componenti del nucleo familiare, ma nel marzo 2015 iniziano le prime impugnazioni da parte della famiglia, che risponde colpo su colpo alle missive dell’ente. “Personalmente non mi sono mai rivolta a nessuno se non per dare il consiglio a mia madre di agire per vie legali”, conferma oggi Taverna in un post su Facebook. E in effetti l’avvocato risponde alle missive del marzo 2015, del giugno 2015 e del marzo 2016. Nonostante questo, l’iter va avanti e si conclude il 3 dicembre 2017 (esattamente a tre anni dall’avvio), con la conclusione del procedimento che viene girato al Comune di Roma. Non passano nemmeno due mesi, che il 23 gennaio 2018 il Dipartimento Politiche Abitative emana una determinazione dirigenziale con la quale si comunica alla signora Bartolucci la decadenza.
L’IMPUGNAZIONE AL TAR
I legali della famiglia impugnano al Tar il provvedimento del Comune e presso il Tribunale Civile il decreto di rilascio firmato dall’Ater il 14 giugno 2018. Su entrambi i provvedimenti, le parti sono in attesa che i giudici si pronuncino, anche soltanto accogliendo o rigettando la sospensiva richiesta dalla famiglia. Il Comune, in effetti, avrebbe potuto provvedere già a giugno allo sgombero dell’appartamento, ma – come confermano anche in Ater – è prassi in questi casi attendere almeno il primo pronunciamento amministrativo, atteso fra novembre e dicembre. A quel punto, dal Campidoglio dovrà essere firmato il decreto di sgombero che dovrà essere eseguito dalla Polizia Locale. “Io credo che mia mamma stia agendo bene, e che una persona di ottant’anni abbia il diritto di desiderare di morire nella stessa casa in cui ha vissuto”, ha detto Taverna.
IL PRECEDENTE DI RENATA POLVERINI
“Gli uffici faranno tutte le indagini e si seguirà la legge, come per tutte le altre persone”, ha commentato oggi Raggi, anche se a quanto pare è rimasto molto poco da indagare. Il caso Taverna presenta alcune analogie con quello riguardante la famiglia dell’ex governatrice del Lazio, Renata Polverini, il cui ex marito, l’avvocato Massimo Cavicchioli, è stato sgomberato nel 2014 in quanto occupante “senza titolo” di un alloggio Ater. Anche l’ex coniuge dell’attuale parlamentare forzista aveva un “vincolo affettivo” con l’appartamento, dove era nato e ha passato l’infanzia insieme alla madre, sebbene la zona in cui era ubicato, il centralissimo quartiere San Saba, ha raggiunto tutt’altro pregio rispetto alla borgata Quarticciolo.