Una ventina di amministratori contesta il governo dopo il taglio dei fondi deciso col Milleproroghe. Il M5s: "Giusto far rispettare le regole". Le opposizioni: "Con voi qui si è visto di tutto". Nardella vede Conte: "Ha auspicato una soluzione"
Per la riforma costituzionale di Matteo Renzi dovevano essere loro a comporre il nuovo Senato. Oggi, al contrario, i sindaci sono stati espulsi dall’Aula di Palazzo Madama. E’ successo dopo che una ventina di amministratori ha urlato “vergogna, vergogna” dalla tribuna degli ospiti all’indirizzo del governo. Tema: il taglio dei fondi alle periferie effettuato con il decreto Milleproroghe. I sindaci (di vario orientamento) avevano indossato peraltro le fasce tricolore. La contestazione è esplosa al termine dell’intervento del senatore Andrea Ferrazzi, che ha illustrato la mozione del Partito Democratico in discussione. L’Aula, a fine giornata, ha in realtà approvato solo la mozione di maggioranza (150 sì, 113 no, 5 astensioni) sui programmi di riqualificazione delle periferie, bocciando tutte le altre presentate da Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia. La mozione M5s-Lega impegna il governo a “prevedere specifiche misure” per garantire “compatibilmente con una più efficace allocazione delle risorse a disposizione, soluzioni idonee alle istanze degli enti locali interessati”.
In precedenza, durante la discussione generale, a espellere i sindaci dall’Aula del Senato è stata la presidente di turno Paola Taverna (M5s) che al momento delle urla degli amministratori ha chiesto a Ferrazzi di interrompersi in attesa che i commessi allontanassero i contestatori. “State mettendo fuori i sindaci, come fa il governo” ha incalzato ancora Ferrazzi. A favore della decisione il M5s che con Gianluca Perilli ha spiegato che è giusto far rispettare le regole non solo tra i banchi dei parlamentari ma anche sulle tribune degli spettatori. Una presa di posizione presa di mira, a sua volta, prima da Maurizio Gasparri (Forza Italia) e poi da Bruno Astorre (Pd), perché – hanno sostenuto – “con il M5s in quest’Aula si è visto di tutto”. “Ora avete scoperto le regole, state attenti a chi sta seduto o alzato, mi fa piacere, si diventa grandi… La cosa grave non é aver tolto la fascia ai sindaci, ma che gli avete tolto i soldi per le periferie”, ha concluso Gasparri.
“E’ inammissibile – ha aggiunto Luigi Zanda – che nella tribuna del Senato i sindaci del nostro Paese non possano indossare il loro contrassegno”, ha aggiunto, “l’autorità del presidente del Senato non può arrivare a tanto”. “Nessuno è stato espulso – ha precisato la vicepresidente Taverna – Sono stati accompagnati fuori dai commessi perché facevano confusione”, citando l’articolo del regolamento del Senato che vieta le contestazioni. “Non ci sappiamo spiegare le motivazioni – racconta il sindaco di Albano Laziale Nicola Marini (Pd) – ma mentre venivano illustrate le mozioni abbiamo ritenuto di indossare la fascia tricolore e solo per questo siamo stati allontanati dall’Aula. Siamo qui come sindaci in rappresentanza delle nostre comunità. Non facevamo niente di più se non indossare la fascia tricolore. Siamo stati invitati dai commessi a uscire dall’Aula, non so per ordine di chi”. La Taverna nega, il sindaco insiste: “Siamo stati invitati a uscire in quanto avevamo indossato la fascia tricolore”. In realtà anche il senatore di Forza Italia Antonio De Poli – questore del Senato – ha spiegato che insieme a Laura Bottici (altro questore, M5s) e a Bruno Astorre (Pd) è salito sulle tribune e “li abbiamo fatti risedere tutti, quindi sono tutti qui dentro: sotto questo aspetto, quindi, non c’è stato nulla di particolare”.
Non sono stati espulsi per la fascia tricolore. Sono italiana e sono fiera di esserlo. Il tricolore è la mia seconda pelle. I #Sindaci in tribuna non potevano alzarsi e non potevano sbraitare contro il Parlamento. Come Vicepresidente del #Senato ho fatto rispettare le regole. pic.twitter.com/fxdIgSiyI7
— Paola Taverna (@PaolaTavernaM5S) 9 ottobre 2018
La contestazione nel merito è quella espressa dal Pd: “Il capo del governo non sta provvedendo per nulla a risolvere questa questione” ha attaccato il senatore Ferrazzi. Il riferimento è all’incontro che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva avuto con l’Anci che sembrava essere risolutivo, ma che invece si è rivelato solo interlocutorio tanto che l’Associazione dei Comuni ha deciso di interrompere le relazioni istituzionali con il governo per protesta, rinunciando a partecipare anche alle conferenze unificate. Oggi Conte ha incontrato il sindaco di Firenze Dario Nardella che ha raccontato che il capo del governo gli ha detto che “auspica di poter arrivare ad una soluzione positiva“.
Ho salutato il presidente @GiuseppeConteIT a Firenze. Gli ho ricordato l’impegno preso con noi sindaci per gli €1.1 miliardi del #pianoperiferie. Nessuna polemica politica, solo la richiesta di restituire ciò che già era stato destinato alle periferie delle nostre nostre città.
— Dario Nardella (@DarioNardella) 9 ottobre 2018