In Emilia Romagna alcuni Comuni si ribellano al Piano Aria Regionale e costringono la Regione a revocare il blocco dei diesel Euro 4. A Roma i cittadini insorgono col megafono contro i cordoli (posti a protezione delle corsie preferenziali di bus e tram), rivendicando il diritto degli automobilisti allo scavalco e al parcheggio selvaggio. A Casbeno, Varese, i commercianti e i residenti protestano contro la ciclabile che toglie posti auto. A Faenza, i genitori raccolgono firme per togliere la ZTL davanti alla scuola dei loro stessi figli: una ZTL istituita dal Comune, su richiesta della scuola, per proteggere i bambini dal traffico e dall’inquinamento. Un po’ ovunque montano le proteste dei commercianti contro la pedonalizzazione delle piazze.
Tutti questi fatti hanno in comune qualcosa: il populismo, la difesa a oltranza degli istinti e degli interessi privati. Deprimente constatare come la gente tenga di più alla propria auto, che alla propria (e a quella dei propri figli) salute. Si sta perdendo non solo il buon senso, ma l’istinto stesso della sopravvivenza.
I dati legati all’inquinamento e alle morti premature da smog e da incidenti stradali sono catastrofici, conosciuti, ma non interessano: ognuno, nel suo piccolo, continua a correre nella ruota del criceto, senza badare a ciò che succede attorno o che succederà nel futuro. L’importante è avere il posto auto più vicino davanti alla scuola, al supermercato, al bar, alla palestra, al lavoro, alla casa. L’importante è correre senza intoppi, senza che nessuno ci faccia sentire quello sgradevole senso di colpa.
Secondo il Centro Studi Promoter di Bologna mantenere un’auto costa 4400 euro in media ogni anno: quante ore in meno potremmo lavorare, quanto tempo in più potremmo dedicare ai nostri figli, con un’auto in meno? Si va in auto al lavoro, e si lavora per mantenere l’auto. Si lasciano i bimbi tutto il giorno, anche piccolissimi, all’asilo nido, per mantenere uno stile di vita che non ci fa poi così felici.
Che poi tutto questo comporti solo più spese (sanitarie, ambientali, sociali) per la comunità e per i singoli, non importa. Oltre al buon senso abbiamo perso anche la capacità di far due conti. L’utilizzo della bici, stando ai calcoli della European Cyclists’ Federation, permette di risparmiare in tutta l’Ue 191 miliardi, solo per quel che riguarda la salute. Altri 18 miliardi arrivano dai risparmi derivanti dal minor inquinamento e dal minor consumo di energia, mentre il minore impatto sulle infrastrutture consente di evitare spese per 30 miliardi (pensiamo al Ponte Morandi e a tutti i ponti usurati dall’enorme aumento del traffico). Senza contare che i negozi che si affacciano su arterie ciclabili riportano un aumento delle vendite al dettaglio del 49% (Measuring Streets, NYC, 2012).
Si dice che il malumore e le resistenze alla mobilità sostenibile serpeggino di più tra i poveri, che sono i più colpiti dai provvedimenti “ambientali”: a mio avviso le resistenze al cambiamento nascono anche e soprattutto nelle classi dei privilegiati. Quelli che identificano il Suv col prestigio sociale, quelli che sentono un attacco di lesa maestà dover camminare 100 mt in più a piedi. Le stesse statistiche dicono che sono i genitori italiani, più benestanti e più istruiti a portare più spesso i figli a scuola in auto, mentre gli immigrati, i meno istruiti ed i più poveri usano più spesso la bici, i piedi e i mezzi pubblici.
Questo dato suggerisce una riflessione legata anche al luogo di residenza si sta affermando tra i ceti benestanti la “fuga dalle città”: chi ha soldi preferisce comprarsi la villetta in campagna, per far vivere i figli nella “natura”. Un’abitudine che ha come corollario traffico pendolare e consumo di suolo agricolo. Dovremmo metterci in testa che il benessere può e deve andare di pari passo con la sobrietà, con la democrazia, e con il rispetto dell’ambiente.
Legambiente nel suo recente comunicato stampa giustamente suggerisce di “ridurre il costo del trasporto collettivo almeno nel periodo invernale, durante il quale sono in vigore le limitazioni al traffico come sconti sul trasporto pubblico e tariffe uniche…”. Una proposta in linea con la petizione di mezzi pubblici gratis ai bambini e ragazzi che abbiamo presentato come Famiglie senz’auto al governo.
Sempre secondo Legambiente occorre “organizzare aree ZTL attorno alla scuole in concomitanza delle ore di accesso. Sono infatti le fasce più giovani quelle che per prime dovrebbero essere tutelate a livello sanitario”. Perché la democrazia e il bene comune, anche nell’ambito della mobilità, sono il contrario delle istanze populiste e degli interessi privati.