L'ex responsabile del coordinamento tecnico amministrativo di Anas, coinvolta nella maxinchiesta della Procura di Roma che nel 2015 portò alla luce un sistema corruttivo all’interno dell’ente, è pronta a patteggiare, dopo avere ottenuto l’ok dei pm, una pena a 4 anni e 4 mesi. La procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio il 1 agosto 2017 dopo gli arresti del 16 marzo 2016 quando la Guardia di finanza eseguì 19 misure
La “dama nera” Antonella Accroglianò, ex responsabile del coordinamento tecnico amministrativo di Anas, coinvolta nella maxinchiesta della Procura di Roma che nel 2015 portò alla luce un sistema corruttivo all’interno dell’ente, è pronta a patteggiare, dopo avere ottenuto l’ok dei pm, una pena a 4 anni e 4 mesi. La procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio degli indagati il 1 agosto 2017 dopo gli arresti del 16 marzo 2016 quando la Guardia di finanza eseguì 19 misure.
La Accroglianò, che in questi anni ha collaborato con gli inquirenti fornendo elementi utili alle indagini, restituirà 470mila euro oltre ad altri 180mila già restituiti all’Anas che oggi, nel corso dell’udienza davanti al gup Ezio Damizia, ha annunciato la revoca della costituzione di parte civile nei confronti dell’ex funzionaria. La formalizzazione dell’accordo sarà sancito nella prossima udienza fissata al 13 novembre.
Oltre all’Accroglianò, che era stata raggiunta da due provvedimenti di custodia cautelare in carcere, hanno proposto patteggiamento anche altri sei imputati, tra cui gli ex dirigenti Anas Antonino Ferrante, Giovanni Parlato e Oreste De Grossi. Ad optare, invece, per il rito ordinario altri trenta imputati. L’ex sottosegretario alle Infrastrutture, Giuseppe Meduri ha optato per il rito abbreviato. Nel procedimento si ipotizzano, a seconda delle posizioni, i reati di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta, voto di scambio, truffa e abuso d’ufficio.