Gli standard di sicurezza “siano sempre garantiti in ogni opera pubblica al massimo livello” a tutela della vita dei cittadini e delle comunità. Nel 55esimo anniversario del disastro del Vajont, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sollecita “un’assunzione di responsabilità, anzitutto delle istituzioni a tutti i livelli, della società civile, di scienziati e tecnici, del mondo degli operatori industriali“. Richiami resi attuali dal crollo del Ponte Morandi e dai morti in Calabria per l’alluvione della scorsa settimana.
“La sicurezza del territorio, la sicurezza delle opere pubbliche, la sicurezza sui luoghi di lavoro e di studio, è parte integrante dei diritti della persona: le garanzie, i controlli, la vigilanza sono inderogabili – scrive Mattarella nel suo messaggio – e costituiscono un fattore rilevante della qualità della vita, della sostenibilità dello sviluppo e della stessa serenità di ogni consorzio umano”. L’anniversario, sottolinea il capo dello Stato, “risuona ammonimento per la nostra stessa civiltà”.
A 55 anni dal disastro del Vajont – quando 300mila metri cubi di roccia precipitarono nel lago artificiale provocando l’inondazione dei paesi sottostanti e facendo 1.917 morti – l’Italia “non dimentica le vite spezzate, l’immane dolore dei parenti e dei sopravvissuti, la sconvolgente devastazione del territorio, i tormenti delle comunità colpite – continua Mattarella – Neppure può dimenticare che così tante morti e distruzioni potevano e dovevano essere evitate. In questo giorno di memoria il primo pensiero va alle vittime, ai loro corpi straziati, molti dei quali mai ritrovati”.
“Mentre ci inchiniamo nel ricordo, la Repubblica rinnova vicinanza e solidarietà ai familiari, ai loro amici, a tutti coloro che videro cancellare di colpo la loro casa e il loro ambiente, a chi ha convissuto a lungo con il dolore e la paura”, scrive ancora Mattarella.
“Un sentimento di profonda riconoscenza va ai soccorritori di allora, che con dedizione affrontarono i pericoli e riuscirono a trasmettere quel senso di solidarietà, che accomunava l’intero Paese e che contribuì a dare coraggio alle comunità locali per ricostruire, per tessere ancora la tela della vita sociale, per dare ai giovani la speranza del futuro”, conclude il Presidente della Repubblica.