di Lorenzo Gasparrini *
Oh, finalmente i grandi avvocati americani hanno detto la loro e, come siamo abituati a sentire dallo scorso novembre, dal caso Weinstein, sappiamo con certezza che è tutta una montatura: un hacker brutto e cattivo ha rubato informazioni segrete e le ha alterate, e un giornale tedesco – quindi brutto e cattivo per definizione – ha pubblicato cose false e tendenziose come fossero verità. «I documenti che contengono presunte dichiarazioni di Ronaldo, riportati dai media, sono pure invenzioni» e basta così perché l’ho detto io che sono il grande avvocato americano.
Adesso che sappiamo la verità e l’avvoltoia Kathryn Mayorga ha avuto il fatto suo, possiamo tornare alla vita di tutti i giorni: i garantisti a garantire, i vittorifeltri a pensare che i belli ricchi e famosi non stuprano (un sentito ringraziamento da parte di chi non è bello ricco e famoso), i giampierimughini a spiegarci che non si è trattato di stupro ma di “semplice rapporto sessuale non consenziente”, qualche donna a scrivere di desiderare di essere stuprata da Cristiano Ronaldo (letto sul web più volte in questi giorni) e gli uomini comuni a sentirsi più sicuri adesso che hanno un eroe in più, un uomo accusato di stupro, capace di sconfiggere le forze del male, e cioè #metoo.
Peccato che chi lavori quotidianamente con le vittime di stupro sa che il problema non riguarda solo Cristiano Ronaldo su cui si sono riversati fiumi d’inchiostro e dichiarazioni cariche di inquietante orgoglio sessista. La vicenda giudiziaria che ha coinvolto Cristiano Ronaldo avrà la fine che avrà, ma il problema della cultura dello stupro resta e ci riguarda tutti. Vi invito a riflettere su queste parole:
«Lei diceva di no. Alla fine le ho chiesto scusa»
Chi lavora con le vittime di stupro sente raccontare tutti i giorni dalla viva voce di qualcuna, e non le legge dalle pagine hackerate di un settimanale tedesco. “Io ho detto di no ma lui ha continuato”. Non lo si sente raccontare da “avvoltoie” a caccia di soldi facili, ma da donne che sono state molestate, picchiate e stuprate a scuola, in casa, al lavoro, per strada, in auto, da uomini che non sono belli ricchi e famosi ma conoscenti, amici, sconosciuti, colleghi, studenti, uomini qualunque di qualunque reddito – e vi dirò anche che se poi chiedono scusa è del tutto indifferente. Su quelle parole lavora quotidianamente chi combatte la cultura dello stupro e cerca di far riflettere più uomini possibile.
Quelle parole non sono la manipolazione di un hacker, sono ripetute quotidianamente da donne che non si conoscono, non ordiscono complotti e anzi sono ancora molte meno di quelle che tacciono e non raccontano nulla a nessuno; sono frutto di una cultura dello stupro insegnata e propagandata agli uomini di qualunque reddito da chi crede a stereotipi falsi e violenti come quelli che si sono letti in questi giorni intorno alla storia di Kathryn Mayorga:
– che un uomo bello ricco e famoso non ha bisogno di stuprare;
– che è scortese e cinico, da parte di una donna, dire di no al sesso dopo aver detto altre volte sì;
– che non è possibile “accorgersi” o “ricordarsi” dopo anni di aver subito una violenza sessuale;
– che gli uomini sono fatti così e non ci si può fare niente;
– che le donne sono fatte così e non ci si può fare niente;
– che guarda caso solo agli uomini ricchi e ricattabili succedono queste cose.
Tutte queste e altre violente falsità sono smentite da anni di realtà registrata da chi lavora nei centri antiviolenza e dai movimenti come #metoo e #quellavoltache, i quali non cercano alcuna vendetta giuridica ma giustizia sociale, e la possibilità di raccontare su chi ricade il costo, per tutta la comunità di uomini e donne, di “essere maschi” educati a una cultura dello stupro, considerata una “normale” e unica maschilità possibile.
Quando si comprende che la maggior parte degli uomini ha in comune con il potente o l’uomo famoso accusato di stupro, la pretesa di avere il diritto d’ignorare i “no” detti da una donna, il problema non è solo Cristiano Ronaldo. Però volete mettere quanto sia più divertente insultare una Kathryn Mayorga invece di ascoltare le voci di denuncia di milioni di donne qualsiasi, nel mondo, che raccontano l’ennesima violenza subita?
Chi vuole davvero documentarsi sullo stupro e la violenza sessuale ha a disposizione studi, testimonianze di donne, dati statistici . Sarebbe bello se per una volta, lo spazio dedicato ai lettori e alle lettrici, fosse occupato da domande più che da risposte o polemiche.
* filosofo, blogger, autore di “Diventare uomini – Relazioni maschili senza oppressioni”