“Le ecchimosi? Sono dovute alla mancanza di nutrizione”. “Non c’entrano niente le botte”. “Mi sembra difficile pensare che ci siano stati carabinieri che abbiano pestato Cucchi per il gusto di pestare”. “La sorella dice che è morto per le fratture? Non credo agli asini che volano“. “Tra spacciatori e carabinieri, scelgo i carabinieri“. Nove anni, un fiume di parole tese da un lato a rimarcare la tossicodipendenza di Stefano Cucchi e dall’altro ad annacquare i dubbi sulla correttezza dei carabinieri che arrestarono il geometra romano il 15 ottobre 2009. E poi attacchi alla famiglia e in particolare alla sorella Ilaria che invece da sempre sostengono che il giovane venne picchiato durante la sua permanenza in caserma e che anche a questo sia dovuta la seguente morte del geometra romano. Tanti i protagonisti, da Carlo Giovanardi a Maurizio Gasparri fino all’attuale ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e a Gianni Tonelli, l’ex segretario del Sap che proprio la Lega ha voluto portare in Parlamento.
Ilaria Cucchi: “Chi ha fatto carriera politica con le offese si vergogni”
Così dopo la svolta nel processo grazie alle rivelazioni di Francesco Tedesco, uno dei carabinieri imputati per il pestaggio del 31enne, Ilaria Cucchi è stata chiarissima: “Ci chieda scusa chi ci ha offesi in tutti questi anni. Ci chieda scusa chi in tutti questi anni ha affermato che Stefano è morto di suo, che era caduto. Ci chieda scusa chi ci ha denunciato. Sto leggendo con le lacrime agli occhi quello che hanno fatto a mio fratello. Non so dire altro. Chi ha fatto carriera politica offendendoci si deve vergognare“.
Salvini: “Vengano al Viminale”. Ma gli era difficile pensare al pestaggio
Dopo pochi minuti, il capo del Viminale è intervenuto sulle novità. Non si è scusato, ma ha invitato la famiglia nella sede del suo ministero: “Sorella e parenti sono i benvenuti al Viminale. Eventuali reati o errori di pochissimi uomini in divisa devono essere puniti con la massima severità, ma questo non può mettere in discussione la professionalità e l’eroismo quotidiano di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi delle forze dell’ordine”, ha scritto Salvini. “Saremo lieti di andare da lui, insieme anche all’avvocato Anselmo”, ha risposto Ilaria Cucchi che con il leader della Lega ebbe uno scontro molto duro quando postò su Facebook la foto proprio di Tedesco in costume da bagno. “Capisco il dolore di una sorella che ha perso il fratello, ma è un post che fa schifo“, disse Salvini a La Zanzara su Radio 24. “Mi sembra difficile pensare che in questo, come in altri casi, ci siano stati poliziotti e carabinieri che abbiano pestato Cucchi per il gusto di pestare – aggiunse – Se così fosse, chi l’ha fatto, dovrebbe pagare. Ma bisogna aspettare la sentenza, anche se della giustizia italiana onestamente non ho molta fiducia. Comunque, onore ai carabinieri e alla polizia”.
Giovanardi: “Ecchimosi? Le botte non c’entrano”
Dopo una delle sentenze dei sette processi fino istruiti sulla morte di Cucchi, Giovanardi, allora senatore del Pdl, riguardo alle ecchimosi sul corpo del geometra escluse categoricamente che potessero essere frutto di un pestaggio. “Sono dovute alla mancanza di nutrizione, non c’entrano niente le botte, né quei tre poveri cristi degli agenti di custodia, che prendono 1200 euro al mese e hanno vissuto quattro anni d’inferno”. Il “povero” Cucchi, aggiunse, “aveva una vita sfortunata, segnata dall’uso di stupefacenti e dal fatto di essere uno spacciatore” per poi osservare che “ha avuto sedici ricoveri al pronto soccorso” per “percosse risalenti agli anni precedenti, ma non c’entravano niente polizia e carabinieri”. Poi se la prese anche con Luigi Manconi: “I processi a cosa servono? Gli agenti devono essere colpevoli solo perché lo vuole il circo mediatico e Manconi?”.
video di Gisella Ruccia
La profezia del senatore: “Omicidio cadrà totalmente in fase processuale”
È solo una delle uscite di Giovanardi negli ultimi 9 anni. Il 5 ottobre 2016 affermò che “le fratture e le lesioni di cui stiamo parlando risalgono a quei traumi pregressi. Quelli di cui si parla oggi, la L3, è la vecchia lesione già diagnosticata da tutti i periti in tutti i processi”. La tossicodipendenza di vecchia data, ribadì, “può aver svolto un ruolo causale”. Insomma, secondo il senatore, “se Cucchi avesse condotto una vita sana, se non si fosse drogato, se non fosse entrato in un tunnel che poi l’ha portato agli arresti, non sarebbe successo”. E poi rispose alla sorella Ilaria sulla questione proprio delle fratture e il loro ruolo nel decesso: “Dice che il decesso del fratello Stefano è stato causato dalle fratture? Davanti a 20 periti e a 4 dei più grandi luminari italiani che si sono pronunciati, non credo certo agli asini che volano”. Infine, ancora nel 2017, Giovanardi sostenne “che la strada dell’omicidio preterintenzionale“, accusa con la quale sono imputati 3 carabinieri, “cadrà totalmente nella fase processuale. Tutte le perizie hanno escluso che ci sia qualsiasi tipo di relazione con le botte ricevute”.
Il sindacalista e leghista Tonelli (poi condannato per diffamazione)
Posizioni, quelle di Giovanardi, che in qualche modo ha sposato negli anni scorsi anche Gianni Tonelli, già segretario del Sindacato autonomo di polizia e ora deputato della Lega: “Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze“, aveva detto dopo l’assoluzione in secondo grado per i medici, gli infermieri e gli agenti di penitenziaria (definitivamente assolti) imputati per la morte del trentenne romano. Per le sue dichiarazioni, lo scorso 11 aprile, il tribunale di Bologna gli ha inflitto 500 euro di multa per la diffamazione nei confronti della sorella e dei genitori di Cucchi. Il deputato del Carroccio, all’epoca, precisò che si sarebbe opposto al decreto penale di condanna: “Una battaglia di verità”, disse. Che la testimonianza di Tedesco, ora, rischia di rendere più difficile.
Gasparri: “Se lo avessero aiutato con la droga, sarebbe ancora vivo”
Nel 2015 e poi anche l’anno successivo, il senatore Maurizio Gasparri si espresse così, mettendo al centro i problemi con la droga di Cucchi: “Chi ha aiutato Cucchi a uscire dalla droga? – si chiedeva su Twitter – Se avessero dedicato a lui allora un decimo dell’attenzione di oggi, sarebbe ancora vivo“. Un riferimento, pur senza citarla esplicitamente, alla famiglia del giovane. Adesso, arriva la ricostruzione di Tedesco nel corso di tre interrogatori davanti al pm Giovanni Musarò in attesa delle conferme nel processo. C’è poi la teoria, mai esplorata dai pubblici ministeri, esposta a Un giorno da pecora da Roberto Formigoni: “Stefano Cucchi morto in mano allo Stato? Non credo che la vicenda possa esser ricostruita in questi termini. Lui è uno che purtroppo era coinvolto pesantemente nel mondo della droga, ne faceva uso personalmente, spacciava, era stato più volte ricoverato in ospedale per aver subito pestaggi da gente del suo ambiente“.