“Sia chiaro: tra i carabinieri e gli spacciatori, io sto coi carabinieri. Poi se i carabinieri commettono dei reati è giusto che paghino”. Così il 18 gennaio 2017, ai microfoni de La Zanzara (Radio24), l’ex senatore del centrodestra, Carlo Giovanardi, si espresse in merito all’inchiesta bis aperta dalla procura di Roma sulla morte di Stefano Cucchi. Al termine dell’inchiesta fu contestato il reato di omicidio preterintenzionale ai carabinieri Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, il quale, nell’interrogatorio del 18 luglio scorso, di fronte al pm Francesco Musarò ha rivelato i dettagli del presunto pestaggio ai danni del geometra romano.
Giovanardi, sin dal 2013, ha sempre e pervicacemente sostenuto la tesi secondo cui Cucchi fosse morto di “inedia” causata dal suo “sciopero della fame”. “La sua vita era contrassegnata dalla tossicodipendenza e dal fatto che fosse spacciatore. E’ stato ricoverato 16 volte per percosse negli anni precedenti e non c’entravano niente polizia e carabinieri. Erano vicende personali che derivavano dal mondo che frequentava. I medici avrebbero dovuto obbligarlo a mangiare e a bere. In più, aveva altre preoccupazioni, come la droga nascosta nell’appartamento, e temeva che venisse scoperta. Quelle ecchimosi e orbite intorno agli occhi sono derivate dalla mancanza di nutrizione, non c’entrano niente con le botte”.
L’anno successivo il senatore, che nel frattempo era passato dal Pdl al Ncd, ribadì lo stesso assunto, aggiungendo la sua indignazione per l’ipotesi di dedicare una strada a Stefano Cucchi: “Le vie si intitolano a persone che sono un esempio. Cucchi spacciava e non credo che spacciare sia una cosa particolarmente onorevole“. Poi riaffermò come causa del suo decesso lo stato di debolezza fisica, accentuata dalle preoccupazioni del giovane sulla presenza di droga nel suo appartamento, “scoperta dai carabinieri”. In realtà, a comunicare l’esistenza della droga alle autorità inquirenti furono gli stessi congiunti di Cucchi.
Quasi contemporaneamente, a Un giorno da pecora (Radio Due), l’ex senatore Ncd, Roberto Formigoni, rincarò le parole del collega: “Cucchi era pesantemente coinvolto nel mondo della droga, ne faceva uso personale, spacciava, era stato più volte ricoverato in ospedale per aver subito pestaggi da gente del suo ambiente”.
Di avviso simile era Donato Capece, segretario del Sappe (Sindacato autonomo Polizia penitenziaria), che il 2 novembre 2014 depositò a Roma una querela nei confronti di Ilaria Cucchi: “Il ragazzo, quando era detenuto all’ospedale Pertini di Roma, ha sempre sostenuto agli agenti di servizio di non volere avere niente a che fare con la famiglia. Quindi, aveva preso le distanze parecchio. Cucchi è stato abbandonato dalla famiglia. Quelle fratture rinvenute dall’esperto erano vecchie. Probabilmente è stato picchiato, ma prima”.
Gli fece eco, nel giugno 2015, Franco Maccari, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, che, nella stessa trasmissione radiofonica, espresse tutta la sua contrarietà a intitolare una via di Roma a Stefano Cucchi: “Non è possibile una cosa del genere. Io sto ancora raccogliendo firme contro il monumento che è stato piazzato a Genova per Carlo Giuliani. Carlo Giuliani non insegna niente al popolo italiano. Poi se volete intitolare strade a Freda e a Ventura, fate pure”.
Il 4 gennaio 2016 fu il turno dell’attuale ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che a La Zanzara dichiarò: “Io sto comunque con polizia e carabinieri. Mi sembra difficile pensare che in questo caso, come in altri, ci siano stati poliziotti e carabinieri che per il gusto di pestare abbiano pestato. Se così fosse, chi l’ha fatto dovrebbe pagare. Però lo si fa con una sentenza, anche se della giustizia italiana io onestamente non ho molta fiducia. Comunque, onore ai carabinieri e alla polizia”.
Nell’aprile del 2016, il senatore Carlo Giovanardi, stavolta passato nelle fila del gruppo Idea, squadernò le sue note argomentazioni ai microfoni di Ecg Regione, su Radio Cusano Campus: “Perché nessuno si indigna del fatto che 18 volte Cucchi è stato massacrato di botte, non certo dai carabinieri e dai poliziotti? Quando poi leggo sui giornali il caso Cucchi affiancato al caso Regeni mi indigno. Il povero Regeni è stato torturato e ucciso barbaramente. Vogliamo dire che i poliziotti e i carabinieri o gli agenti di polizia penitenziaria si sono comportati nella stessa maniera? Cucchi faceva lo spacciatore. E non era uno spacciatore piccolino, ma di dimensioni piuttosto grosse“.
Sei mesi dopo, a La Zanzara, Giovanardi affermò: “Ilaria Cucchi sostiene che il fratello è morto per le fratture? Davanti a 20 periti e a 4 dei più grandi luminari italiani che si sono pronunciati, non credo certo agli asini che volano. E’ morto il fratello, ha ottenuto un milione e mezzo di risarcimento da parte dell’ospedale, sicuramente ha operato per avere la soddisfazione dal suo punto di vista”. E aggiunse: “La tossicodipendenza di vecchia data può aver svolto un ruolo causale. Se Cucchi avesse condotto una vita sana, se non si fosse drogato, se non fosse entrato in un tunnel che poi l’ha portato agli arresti, non sarebbe successo“.