Esce oggi per Paper First “Salvimaio”. È la naturale prosecuzione di Renzusconi ed è strutturato in maniera analoga. Primo tempo, intervallo comico (su Renzi, che è comico di suo, e l’opposizione che non c’è), Secondo tempo. Sono analoghe anche lunghezza, 192 pagine, e prezzo (10.50 euro con il giornale in edicola e 12 euro in libreria). Lo trovate anche in tutti gli store online, tipo Amazon e Ibs, e pure in versione eBook. Il Salvimaio suscita applausi incondizionati o odio feroce. Il mio libro, al contrario, cerca di raccontarne pregi e difetti. Con ironia e – spero – lucidità. Spero che vi piaccia. Pubblico anche qui un’anticipazione del libro. Buona lettura.
Non conosco nessuno che avesse come primo sogno della vita un governo come quello attuale (…) Occorre però sempre ricordare lo scenario che ha generato il Salvimaio. Dopo il 4 marzo c’era un Parlamento bloccato, figlio di un Paese diviso politicamente in tre tronconi inconciliabili. Mesi e mesi di melina, per far nascere un governo che proprio non voleva nascere. Una legge elettorale criminosa, che avrebbe reso inutile anche un’elezione anticipata suppletiva. La disoccupazione che cresce, la crisi economica che morde, i “mercati esteri” che chiedono un esecutivo nel pieno delle sue funzioni. E un presidente della Repubblica che non vuole rimandare gli italiani a votare, men che meno d’estate.
Serviva a tutti i costi un governo: era il parere di tutti. C’erano tre strade, che erano poi una sola. La prima strada era un Pd derenzizzato, disposto a governare con i 5 Stelle. Scenario non meno improbabile che vedere il remake di Carlito’s Way con Gasparri al posto di Al Pacino. La seconda strada era che Salvini accettasse di governare con Renzusconi. Ma Salvini mica è scemo (anche se tanti lo dipingono così). Il Renzusconi autonomo, per fortuna, non era possibile perché non li ha votati neanche il gatto. Restava dunque, e solo, la terza strada: il Salvimaio (…)
Non c’erano alternative al Salvimaio. Se non una: tornare al voto e, a quel punto, avere un Salvini così forte da poter scegliere se governare con la giovane amante (i 5 Stelle) o con la moglie avvizzita (Forza Italia). Nel primo caso, i detrattori del Salvimaio avrebbero avuto un governo grillo-leghista con maggioranza bulgara e numeri monstre. Quindi uno scenario per loro ancora più apocalittico. Nel secondo, avrebbero avuto Berlusconi di nuovo al governo con tutto il suo ciarpame senza pudore. È verosimile che tale scenario, a molti colleghi disposti fino a ieri a farsi andar bene gli Alfano e i Verdini, sarebbe piaciuto. A me, no. Avrei preferito Ebola. Nel mio governo dei sogni immagino ben altri ministri, ma la politica sta ai sogni come Young Signorino ai Pink Floyd. Tocca giocare con le carte che si hanno. E le carte, dopo il 4 marzo, erano quelle (…)
Nelle tante analisi attorno al Salvimaio, mi stupisce come non compaia quasi mai la parolina magica che spiega la scelta dei 5 Stelle: cinismo (…) I 5 Stelle hanno accettato il Salvimaio, a guardar bene senza neanche troppi imbarazzi, non solo per ambizione. Non solo per senso dello Stato. E non solo perché hanno sempre preferito, come larga parte del suo elettorato, Salvini a Renzi. Lo hanno fatto anzitutto per cinismo. I 5 Stelle si sono sempre definiti una forza trasversale e post-ideologica: né di Destra, né di Sinistra. Tale affermazione ha sempre fatto arrabbiare moltissimo la Sinistra, che avrebbe voluto che il M5S fosse una succursale del Pd – o al limite un suo surrogato. Al contrario, e decidete voi se la cosa sia un bene o un male, i 5 Stelle sono davvero una forza trasversale. Hanno sempre detto che, dopo il voto, avrebbero governato (senza numeri per essere autonomi) con chi ci sarebbe stato. C’è stata la Lega. E loro non hanno fatto una piega. In questo non sono stati incoerenti, bensì coerentissimi.
La logica dei 5 Stelle è tanto chiara quanto iper-politica, e fa sorridere che la forza più alternativa e meno politichese si sia comportata da forza cinica e navigatissima: fregarsene di chi ha accanto, mettendo al centro quei cinque-sei obiettivi cardine della propria agenda politica. Di fronte alla concreta possibilità di governare, i 5 Stelle hanno più o meno ragionato così: “Me ne frego di Fontana e Borghezio, del quasi-razzismo e del qual certo oscurantismo. Sui migranti mi turerò il naso, sulla legittima difesa mi girerò di lato e sulla flat tax farò finta di aver cambiato idea. A volte soffrirò e più spesso sarò in imbarazzo, però questa è ora l’unica strada per ottenere obiettivi che reputo storici. Il reddito di cittadinanza. Una seria legge anti-corruzione. Il decreto Dignità. La lotta al gioco d’azzardo. Il conflitto di interessi. Basta coi vitalizi. Basta con la Rai lottizzata. Basta coi governi conniventi, o anche solo troppo pavidi, contro la mafia. Se questa è la storia che mi passa davanti, sul treno voglio salirci. Anche se molti compagni di viaggio mi stavano sulle palle, e a dirla tutta mi ci stanno ancora”.
Questo è stato il ragionamento (…) Ai suoi elettori, la forza nata nel 2009 per volere di Grillo e Casaleggio sta dicendo questo dal 1° giugno: “Accettate di ingoiare qualche rospo con noi. In cambio, faremo buona parte di tutto ciò che in questi anni vi abbiamo promesso”. Ed è proprio questo il punto: fare buona parte di quel che hanno promesso, o almeno dimostrare di provarci. In quel caso, forse, i tanti rospi ingoiati sembrerebbero meno indigesti. Ma solo in quel caso. E non è neanche detto”.
Da questo libro, come per Renzusconi, nascerà un tour che ha già debuttato il Primo Settembre alla Festa del Fatto (1600 persone). Il tour andrà avanti fino al 25 maggio 2019 con una media di 2/3 date al mese. Prossime date: Roma 22 ottobre, Torino 13 novembre, Firenze 5 dicembre, Genova 12 dicembre. Via via che le nuove date arriveranno, verranno prontamente comunicate sul Fatto e sui miei canali social. Per organizzare Salvimaio scrivete qui: spettacoli@ilfattoquotidiano.it
Ancora grazie!