“Abbiamo un accordo di base con il Flamengo, ma il mercato apre 3 gennaio e l’ufficialità non può esserci. L’affare comunque è concluso”. Intercettato a margine della consegna del premio Liedholm 2018, con queste parole il direttore dell’area tecnica dell’A.C. Milan Leonardo ha, di fatto, dato conferma alle voci che si rincorrevano attorno all’acquisto di Lucas Paquetá da parte della società rossonera. Soffiato alla concorrenza del Manchester City e (soprattuto) del Paris Saint Germain grazie all’esborso di 35 milioni di euro – il 70% destinato alle casse della società carioca, la restante parte al fondo d’investimento Brazil Soccer – il 21enne brasiliano percepirà 1,5 milioni di euro per 5 anni, non andando così a impattare eccessivamente su un monte ingaggi già tra i più alti della Serie A. Scartando i freddi calcoli economici, tuttavia, ciò che più interessa ai tifosi rossoneri e agli appassionati di calcio in generale è sapere che tipo di giocatore si nasconde dietro all’anonima sagoma di un ragazzo il cui nome restava sconosciuto ai più sino a meno di 48 ore fa.
La perla di Ipanema – Nato il 27 agosto 1997 a Rio de Janeiro, Lucas Tolentino Coelho de Lima detto Paquetá è cresciuto nelle fila del Flamengo – lo stesso club che cullò Leonardo – con cui ha già totalizzato oltre 60 partite tra Brasileirao, Campeonato Carioca e Copa Libertadores. Affetto da una malattia ossea che ne ha ritardato lo sviluppo – a 15 anni sfiorava appena i 153 centimetri di altezza -, il talento di Paquetá è letteralmente esploso grazie a una serie di terapie specifiche – del tutto simili a quelle somministrate all’adolescente Lionel Messi – che ne hanno accompagnato la crescita sino agli attuali 180cm x 72 kg, regalandogli così un fisico in grado di liberare un talento raro e cristallino. Lanciato “tra i grandi” nel 2016, dopo l’addio in estate dell’amico-compagno Vinicius Junior (ora in forza al Real Madrid) Paquetá è diventato il giocatore più rappresentativo del club di Rio, finendo persino per essere inserito nella Top 11 del torneo brasiliano.
Il nuova Kakà? –Diviso tra il ruolo di mezz’ala e quello di trequartista, Paquetá è un mancino naturale dotato però di un destro sufficientemente educato. In possesso di tecnica e visione di gioco decisamente superiori alla media, il giovane sudamericano ha attirato su di sé illustri paragoni.
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Tra le pagine dei quotidiani sportivi il nome più ricorrente è quello di Ricardo Kakà, anche lui sbarcato a Milanello appena 21enne nell’agosto del 2003. Se portamento e facilità di corsa lasciano effettivamente intravedere qualche affinità fra i due, le differenze restano comunque evidenti. L’ex pallone d’oro rossonero poteva infatti essere considerato un ragioniere del calcio, concentrato sul calcolo millimetrico della giocata. Paquetá, invece, occupa il campo in maniera molto più istintiva, incaponendosi spesso nel dribbling ed esibendosi in cambi di gioco che appagano l’occhio per pulizia del gesto ma citofonano anche traiettorie troppo morbide per non essere lette dai difensori. Insomma, un estro più acerbo rispetto anche al primo Kakà e un’applicazione più generosa che misurata. Pur in possesso di eccellenti qualità balistiche, poi, le scelte di tiro sono ancora tutte da sgrezzare.
Proprio per questa sua tendenza al barocco – degni di Houdinì i tacchi e i trucchi da freestyler con cui Lucas si libera delle catene avversarie; il soprannome Mago non è casuale -, il nuovo acquisto del Milan è anche stato accostato a Neymar, con cui però non è compatibile né per dimensioni né per velenosità sotto rete. Più che dal punto di vista realizzativo, infatti, Paquetá eccelle nel dialogo con i compagni. Trequartista estremamente associativo, dimostra un’innata facilità nel dettare il movimento a chi gli sta accanto. Veloce e agile, impressiona per l’efficacia del suo primo tocco – un controllo orientato, spesso gestito con la suola, con cui si libera facilmente del diretto avversario – e per il movimento a compasso con cui è solito appoggiarsi a un marcatore attorno al quale orbitare per poi rilanciare l’azione in verticale; magari con una progressione solitaria. Discreto nell’interdizione, ma soprattutto puntuale negli intercetti, Paquetá mantiene una padronanza totale del suo corpo, riuscendo a dilatare i tempi con semplici finte per poi azzerare il cronometro liberando uno scatto da fuori serie.
Quale futuro – Il rischio che finisca per specchiarsi troppo c’è. E in Italia il complesso d’Adone è punito con il dazio dei tacchetti avversari. Ma la dose di talento sembra essere davvero troppo superiore alla media per finire sperperata. L’impressione è che debba crescere tatticamente e salire di un battito per poter essere impiegato da mezz’ala – dando il cambio al “mutaforme” Bonaventura – e che Gattuso preferirà adottarlo qualche metro più avanti, al posto di uno tra Çalhanoğlu e Suso oppure alle spalle del tandem Higuain-Cutrone. Ma Lucas Paquetá – due presenze con la Seleção e un profilo Instagram aggiornatissimo – sembra davvero avere tutte le carte in regola per confermarsi come l’ennesimo grande colpo targato Leonardo. Con buona pace dell’Uefa e della (incombente) decisione del Tas.
Twitter: @Ocram_Palomo