Seconda manifestazione dei cittadini di Genova per chiedere risposte pratiche dopo il crollo del Ponte Morandi, che ha provocato 43 morti e spezzato in due la città isolando la Valpolcevera. Il comitato degli sfollati di ponte ha aperto il corteo “Riprendiamoci Genova” nella giornata in cui ha riaperto via 30 Giugno, arteria fondamentale per il traffico della zona interessata dal collasso del viadotto, e il neo-commissario Marco Bucci ha annunciato che presto si potrà entrare nelle case all’interno della zona rossa per recuperare i propri beni e dettagliato il piano d’azione che durerà una ventina di giorni.
“Ogni manifestazione che ricorda la tragedia del ponte ci vedrà in piazza – ha detto Ennio Guerci, del Comitato degli sfollati – perché noi siamo parte della ferita anzi una delle parti più significative”. Come chiesto dagli organizzatori nessuna bandiera, se non quella di San Giorgio simbolo della città, è stata portata in corteo, lungo il quale molti genovesi hanno indossato la maglietta ‘Genova nel cuore’.
“Vogliamo il ponte”, hanno intonato più volte i circa 1500 manifestanti. Poi uno slogan (“Beppe Conte caccia le palanche”, che in genovese significa i soldi) per invitare il governo a intervenire con i fondi necessari per porto, industria e mobilità. “Siamo una città che non chiede altro che futuro – dicono gli organizzatori – Se c’è un modo per onorare le vittime del ponte è quello di fare tesoro delle energie che si sono risvegliate quel 14 agosto e recuperare il tempo perso in questi anni”.
Al di là della necessità di “recuperare lo spirito di comunità” a due mesi dalla tragedia, la manifestazione propone anche istanze concrete: “Chiediamo che almeno una parte della ricchezza generata dal traffico del porto rimanga alle istituzioni genovesi, come avviene a Marsiglia, a Barcellona, ad Amburgo – spiega Andrea Acquarone dell’associazione Che l’Inse – Non è giusto che Genova sopporti il peso di questo traffico, e non le resti niente. È una questione di giustizia; è una questione vitale: almeno il 10% dell’Iva generata dai traffici del porto deve rimanere alle istituzioni genovesi. Non possiamo più aspettare”. In secondo luogo “chiediamo un grande progetto strategico di trasformazione urbana – aggiunge Camilla Ponzano di Riprendiamoci Genova – che veda la collaborazione delle istituzioni e della società civile, che vada al di là di un ciclo amministrativo e guardi davvero al futuro”.
Dopo la prima parte del corteo gli sfollati si sono spostati al teatro della Gioventù per l’assemblea pubblica con il sindaco-commissario Bucci. “Ci sono ottime probabilità che già giovedì prossimo gli sfollati possano rientrare nelle loro case per ritirare i loro beni. Altrimenti le operazioni slitteranno al giorno successivo. Abbiamo predisposto un piano e attendiamo il via dalle commissione tecnica“, ha spiegato Bucci annunciando che “sarà una operazione complessa, che durerà 15-20 giorni” e assicurando che “andremo avanti fino a quanto tutti non saranno contenti”.
Sotto il profilo pratico, ciascun nucleo familiare sarà accompagnato da tre vigili del fuoco, due in casa e uno a terra. Per completare le operazioni avranno due ore di tempo. Potranno utilizzare un carrello mobile per il trasporto dei beni. “La priorità – ha detto Bucci – è sugli oggetti, ma sono decisioni personali. È un ottimo piano, il comitato è soddisfatto. Si partirà dalle case esterne per poi avvicinarsi a quello sotto il ponte”. Il piano prevede che ogni nucleo familiare abbia a disposizione 50 scatoloni “ma non è rigido”. Per recuperare i beni nelle case della zona rossa del ponte Morandi per le famiglie “è possibile che ci siano anche un secondo e un terzo turno di rientro, ma se la situazione della struttura resterà stabile anche un trasloco“, ha aggiunto Bucci. L’intera operazione costerà al Comune di Genova circa 800mila euro.