Il termine “Chiappendino” provoca in lui un sorriso: “Non si può confondere l’intesa istituzionale di due persone che lavorano per il bene dei cittadini: Chiara Appendino e Sergio Chiamparino sono diversi”. In futuro, forse, potrebbe esserci lui al posto dell’esponente Pd alla guida del Piemonte e l’intesa con la sindaca di Torino potrebbe essere migliore, nonostante qualcuno insinui una mancanza di sintonia: “Non si può considerare l’assenza di oggi, dovuta a impegni presi da tempo, per dire che non andiamo d’accordo: noi ci conosciamo e collaboriamo da anni”. A parlare è il candidato del M5s alla presidenza del Piemonte. Si chiama Giorgio Bertola, ha 48 anni, milita nel Movimento 5 Stelle “da sempre” e il suo nome – da tempo nell’aria – è stato ufficializzato oggi dopo il voto degli iscritti alla piattaforma Rousseau avvenuto giovedì. Sabato pomeriggio, in un piccolo teatro liberty di Torino, è arrivata l’incoronazione: Davide Casaleggio sale sul palco insieme al notaio Valerio Tacchini che, quasi come in uno show televisivo, apre la busta e legge il risultato: 1.540 preferenze per l’attuale consigliere regionale, quasi la totalità dei votanti, battono l’altro candidato, Luca Zacchero, ex consigliere comunale di Novara.

Mentre sale sul palco Bertola (per la cronaca: non è parente dell’ex consigliere comunale di Torino Vittorio, prima compagno di banco e poi critico di Appendino), partono gli applausi e qualcuno urla: “Presidente!”. “Questo è sadismo puro”, debutta lui prima di cominciare coi ringraziamenti. Ripercorre l’evoluzione del movimento a cui ha aderito sin dall’inizio, coi meetup degli “Amici di Beppe Grillo” nel 2008 e poi il lancio del movimento nel Teatro Smeraldo di Milano il 4 ottobre 2009. Lui c’era quando nel 2010 il M5s riusciva a piazzare due consiglieri nel Consiglio regionale della legislatura di Roberto Cota. Uno dei due è Davide Bono, che conduce l’evento sul palco. Con quel risultato Bertola lascia il lavoro di commerciale ed entra nello staff degli eletti. Quattro anni dopo si candida consigliere e viene eletto. Nell’assemblea regionale inizia subito come capogruppo e si focalizza su alcuni temi: l’ambiente, la sanità dell’area di Moncalieri, da cui lui arriva, la lotta alla ludopatia. Presiede la commissione legalità e, entrato nell’ufficio di presidenza del consiglio, acquisisce le deleghe per guidare l’osservatorio contro l’usura. “In Piemonte in nove anni la situazione non è cambiata – dice durante il suo discorso, che parte dai vecchi temi cari al Movimento -. Noi siamo quelli che si tagliano lo stipendio, loro sono quelli che ricorrono contro il taglio dei vitalizi. Con i tagli degli stipendi noi finanziamo l’edilizia scolastica, loro fanno il grattacielo”, cioè quello della Regione Piemonte ancora incompleto. “Diamoci una possibilità: prima l’obiettivo era entrare, ora è vincere. L’impregno del M5s è come una staffetta: si corre insieme e ci si passa il testimone con un unico traguardo”.

Da domani per lui comincia la campagna elettorale molto dura: da una parte potrebbe esserci il centrosinistra guidato dal presidente uscente Chiamparino, dall’altra parte un centrodestra dato come vincitore, in cui il nome del candidato di punta non è ancora stato deciso: si parla dell’europarlamentare di Forza Italia Alberto Cirio, ma potrebbe farsi avanti anche Guido Crosetto. Ma se dovesse invece ripresentarsi una situazione simile a quella delle elezioni politiche scorse, è plausibile un’alleanza, magari con la Lega? Bertola esclude alleanze a priori e spiega: “Noi corriamo da soli. Poi eventualmente faremo delle valutazioni sui singoli provvedimenti. In Regione per essere presidente basta un voto in più e non serve la fiducia”.

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