Dal palco di “Piazza Grande“, l’evento organizzato all’ex Dogana di Roma, il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti ha lanciato – di fatto – la sua candidatura in vista del prossimo Congresso del Partito democratico. Tra gli ospiti della convention, l’ex premier Paolo Gentiloni, oltre a ex ministri dem come Roberta PinottiGiuliano Poletti, Dario Franceschini. Ma non solo: in platea c’erano anche alcuni dei prossimi ‘avversari’ interni nella scalata al partito, come Matteo Richetti e Cesare Damiano (in attesa che Marco Minniti, possibile candidato renziano, sciolga la riserva).

“La prima rivoluzione è dire basta all’illusione dell’Io e ritrovare l’ebbrezza del Noi. La forza di una comunità e di un partito non si può rinchiudere nella forza anche straordinaria di un leader. Vero, non si può tornare indietro, a quando ministri partecipavano a cortei contro il governo. Ma il pendolo è andato troppo dall’altra parte, e abbiamo rischiato di essere subalterni nella confusione tra democrazia e egocrazia”, ha rivendicato Nicola Zingaretti. Parole che, anche simbolicamente, intendono andare in contrapposizione rispetto alla stagione renziana.

Ma non è l’unico punto di frattura. Perché Zingaretti, pur senza mai nominare l’ex segretario Renzi e rivendicando anzi di voler porre fine alla stagione delle invettive interne al Pd, ha replicato all’ex segretario in merito al suo rapporto con i 5 Stelle: “Sono stato accusato di voler fare l’accordo con il M5s. Non è così: dobbiamo disarticolarli con l’iniziativa politica. Se avessi voluto fare un accordo, lo avrei fatto nella mia regione. Li ho invece sconfitti. Dobbiamo incalzarli per dividerli e non unirli facendo propaganda”. Un chiaro riferimento alle parole dell’ex segretario dem, che nelle scorse settimane aveva parlato di “ambiguità” da parte di Zingaretti.

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Pd, Zingaretti prova a chiudere la stagione Renzi: “Basta con l’egocrazia. Bisogna incalzare il M5s per dividerlo”

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