Non lamentatevi degli operatori di call center che vi perseguitano con le proposte commerciali più disparate. Altrove va decisamente peggio. Non ripetete la ritrita giaculatoria sulla inutilità del “Registro delle Opposizioni” che speravate vi esentasse dalla quotidiana persecuzione telefonica. Oltre oceano sono dovuti scendere in campo gli Attorney Generals (in pratica i Ministri della Giustizia) di 35 Stati Usa per debellare, o almeno cercare di farlo, il fenomeno delle fastidiose sollecitazioni telefoniche che invitano a comprare qualcosa, aderire a un servizio, cambiare gestore o fornitore.

Il problema americano è ben peggiore del nostro perché a rompere le scatole a tranquilli cittadini – colpevoli solo di disporre di una utenza telefonica mobile o fissa – non sono gli schiavi del terzo millennio che lavorano nei centralini delle società “specializzate”. Negli Stati Uniti ai remi virtuali delle moderne galere del marketing non ci sono più giovani magari brillantemente laureati che accettano di essere soggiogati dai nuovi negrieri pur di sopravvivere: questo lavoro (e succederà presto anche da noi) adesso è svolto egregiamente dai cosiddetti “robocaller”.

L’evoluzione tecnologica, che – se non domata – continuerà a sfornare gadget ogni giorno più inutili e insicuri e a incrementare l’inarrestabile digital divide culturale, sociale e generazionale, non esita a sbriciolare opportunità di lavoro non qualificato. Un domani anche i nostri connazionali che hanno visto infrangere i propri sogni sugli scogli dell’inoccupazione non troveranno nemmeno questa opportunità: a nulla servirà la disponibilità a farsi umiliare da utenti che rispondono maleducatamente alla prima sillaba profferita dall’operatore oppure che simulano di essere la colf filippina, il mago “tetesco” Kranz dell’indimenticabile Paolo Villaggio o il mio amico “Claudiaz” che si esprime in “cimaferlese” (ignoto idioma dell’Appenino ligure).

I robot, impietosi, sapranno sostituire l’essere umano anche in queste mansioni in cui il masochismo conclamato “costituisce requisito preferenziale” (così come dicono in gergo i selettori di “risorse umane”), ma secondo il plotone di Attorney General dovranno comunque rispettare le regole e le leggi. I “robocaller”, ossia i sistemi automatizzati per contattare la potenziale clientela, non conoscono orari di lavoro e quindi garantiscono la copertura del servizio 24 ore su 24, si esprimono fluentemente in qualsiasi idioma, non conoscono stanchezza o cali di rendimento, non ci rimangono male nel prendersi l’immancabile “vaffa”. La loro invasiva tenacia ha innescato le reazioni dei soggetti presi a bersaglio anche la notte e hanno cominciato a fioccare esposti e denunce. A fronte delle lagnanze, dagli uffici giudiziari di 35 Stati sono partite una serie di richieste indirizzate al Federal Communication Commitee (proviamo a immaginare la nostrana Agcom) per sollecitare l’adozione di provvedimenti a rimedio.

L’attività di robocalling non richiede grandi investimenti (è sufficiente disporre di un computer, un software che permette l’esecuzione automatica delle telefonate, un altro programmino di spoofing che camuffa il numero del chiamante, una connessione alla Rete), garantisce profitti e calpesta il diritto a stare in santa pace di una platea sterminata di individui.

La nuova frontiera non è rappresentata solo dalla robotizzazione dell’interlocuzione, ma anche e soprattutto dalla possibilità di far sembrare che la chiamata sia in arrivo da un parente, un amico o un conoscente. Proprio questo giochetto sembra il più efficace by-pass del Call Blocking Order, il provvedimento della Federal Trade Commission americana volto a stoppare la vessazione dei cittadini da certe operazioni invasive di contatto telefonico,

Il giro d’affari negli Usa è spaventoso e si stima che il telemarketing illegale abbia depauperato i consumatori di almeno 9 miliardi di dollari. Forse varrebbe la pena che anche da noi qualcuno cominciasse a fare due conti sulle ripercussioni sociali di certe politiche e tecniche commerciali. Sarebbe il caso di prendere immediatamente in considerazione la prospettiva dei “robocaller” e iniziare fin da subito a studiare le più idonee contromisure a tutela dei consumatori.

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