La polizia tedesca ha perquisito le sedi di Kaiserslautern e Russelsheim, cercando prove della presenza di un software in grado di manipolare le emissioni dei motori diesel. Coinvolti tre modelli: Insignia, Cascada e Zafira. Il costruttore sta collaborando con le autorità ma smentisce con un comunicato, mentre in Italia l'Associazione Nazionale Consumatori chiede verifiche al ministro Toninelli
Non c’è pace in Germania, dove a intervalli più o meno regolari un nuovo capitolo si aggiunge a quella che potremmo ormai definire la saga del dieselgate. L’ultimo è arrivato oggi, quando 33 funzionari della polizia tedesca hanno perquisito gli uffici Opel di Kaiserslautern e quelli del quartier generale di Russelsheim, in cerca di prove di una presunta manipolazione del software che equipaggia i motori diesel di tre modelli: Insignia, Cascada e Zafira.
Si tratterebbe di qualcosa di simile a quanto già accaduto in passato con Vw con il “defeat device” che gestiva in maniera non conforme l’uscita dei gas di scarico, come ha confermato il procuratore Nadja Niesen a Handelsblatt: “Indaghiamo per il reato di frode nell’immissione sul mercato di auto diesel con software che manipola i valori sull’emissione dei gas di scarico”.
Il Ministero dei Trasporti tedesco ha fatto sapere che la motorizzazione civile tedesca sta chiedendo alla Opel di procedere al richiamo di 100 mila auto. Richiamo che, come ha twittato lo stesso dicastero, sarebbe ormai “imminente”. Tra i modelli sopra citati, risulterebbero “manipolati” alcuni tra quelli del 2012, 2014 e 2017. Per dovere di cronaca va specificato che si tratta di auto sviluppate e messe in commercio prima che Opel venisse acquisita da PSA lo scorso anno.
La casa di Russelsheim ha confermato, con uno statement diffuso tramite il suo profilo ufficiale di Twitter, l’esistenza di un’investigazione sulle emissioni. Aggiungendo di non poter rivelare altri dettagli nè commentare ulteriormente, a parte chiarire il fatto che sta collaborando con le autorità e ribadire che i propri veicoli rispettano le normative vigenti.
In Italia, infine, si è già mossa l’Unione Nazionale Consumatori, che per bocca del suo presidente Massimiliano Dona ha chiesto “l’immediato intervento del Ministro del Trasporti italiano, Danilo Toninelli, affinché accerti se in Italia circolano auto Opel con manipolazione dolosa del software. Chiediamo che sia il ministero italiano, con le attrezzature impiegate per le omologazioni fatte in Italia, a cura del Dipartimento trasporti terrestri, ad accertare se vi siano irregolarità“.
Nel frattempo Opel ha diffuso il seguente comunicato di smentita, che vi proponiamo per intero:
“Opel rigetta l’accusa di utilizzare impianti di manipolazione (defeat device). I veicoli Opel rispettano le normative vigenti, come Opel ha affermato con chiarezza di fronte al Kraftfahrtbundesamt (KBA – Motorizzazione federale) durante l’udienza in corso. Il procedimento non si è ancora concluso, ma le ragioni del suo ritardo non possono essere imputate a Opel. Se si dovesse giungere all’emissione di un’ordinanza, Opel adirà le vie legali per difendersi. Tra il febbraio del 2017 e l’aprile del 2018 Opel ha avviato una campagna di aggiornamento volontario per i modelli diesel Zafira Tourer (2.0 litri e 2.6 litri), Cascada (2.0 litri) e la precedente generazione di Insignia (2.0 litri) prodotti tra il 2013 e il 2016. La casa ha fatto tutto il possibile per realizzare gli aggiornamenti con tempestività. Non è stato possibile iniziare prima perché la necessaria approvazione del KBA non era ancora stata rilasciata. In Germania sono stati coinvolti circa 31.200 veicoli. Nel corso della campagna di assistenza volontaria sono già state aggiornate più di 22.000 vetture. Pertanto nel richiamo annunciato oggi dal ministero sarebbero coinvolti meno di 9.200 veicoli“.