Una vittoria a metà. Come previsto domenica 14 ottobre l’europarlamentare renziana Simona Bonafè ha vinto le primarie del Pd toscano contro lo sfidante della minoranza Valerio Fabiani (65-35%), ma la partecipazione è crollata rispetto a un anno fa: a votare sono andati circa 45mila elettori rispetto ai 210mila (poco più di uno su cinque) che nell’aprile 2017 parteciparono al voto per le primarie nazionali con cui Matteo Renzi fu rieletto segretario del partito. Per la prima volta nella storia del Pd toscano, sarà una donna a guidare il partito e i prossimi quattro anni saranno decisivi per le sorti dei dem in Regione: il prossimo anno il Pd cercherà di riconquistare Livorno e resistere a Firenze e Prato (dove i sindaci Nardella e Biffoni rischiano grosso), ma la partita decisiva si giocherà tra due anni quando la Lega di Susanna Ceccardi tenterà la scalata definitiva alle elezioni regionali. Ed è proprio su questo che si è concentrato il messaggio della vittoria di Bonafè: “Un bel segnale di fiducia e vitalità che ci permette di affrontare tutti insieme, a testa alta, le sfide che abbiamo di fronte – ha scritto l’europarlamentare sul proprio profilo Facebook – ci siamo, dalla Toscana il Pd guarda avanti!”.

I seggi si sono chiusi domenica sera alle 20 e, in attesa dei dati ufficiali, è già possibile delineare una mappa dei risultati: Bonafè ha vinto un po’ ovunque ma i risultati migliori li ha raccolti soprattutto agli estremi (nord e sud) della Toscana con l’80% a Massa-Carrara e il 70% tra Pistoia, Lucca, Grosseto ed Empoli, patria del proconsole di Renzi in Regione Luca Lotti. Rispetto alle previsioni, però, Bonafè è andata peggio nella casa del renzismo: a Firenze Fabiani ha raccolto il 36% dei consensi mentre a Prato e Arezzo (casa di Maria Elena Boschi), il giovane piombinese ha addirittura superato la soglia del 40%. In controtendenza, invece, la costa toscana, tradizionalmente legata alla minoranza dem: a Pisa e Livorno è stato un testa a testa all’ultimo voto che si è concluso con la vittoria di Bonafè 55-45%. La partecipazione è crollata rispetto ad un anno fa ma dalla sede di via Forlanini esultano parlando di “grande partecipazione”: nelle ultime ore, infatti, i dirigenti dem avevano paura di scendere sotto le 30mila preferenze. “Quello che ho visto è una parte del nostro popolo che si è rimessa in moto – ha esultato Fabiani nonostante la sconfitta – questo nostro risultato sancisce la fine di un ciclo e ci assegna la responsabilità di aprire una nuova stagione in Toscana e nel Paese”.

Dopo il successo nella fase dei circoli (70-30), la vittoria di Bonafè era ampiamente prevista: in Toscana l’europarlamentare dem era sostenuta da tutti i maggiorenti dell’attuale classe dirigente del partito, a partire da Matteo Renzi, passando per Lotti, Boschi, Giacomelli e gli ex vertici regionali Dario Parrini e Antonio Mazzeo. Nicola Zingaretti, invece, aveva sostenuto la candidatura del giovane Fabiani che era appoggiato anche da molti esponenti critici della linea renziana, tra cui gli ex presidenti della Regione Toscana Vannino Chiti e Claudio Martini. “Simona Bonafè è la nuova segretaria regionale del Pd toscano – ha scritto Matteo Renzi in un tweet – ha vinto molto bene con primarie molto partecipate. Buon cammino, Simo”. “Il Pd è più vivo che mai” gli fa eco il sindaco di Firenze Dario Nardella mentre l’attuale segretario Maurizio Martina chiede “unità e apertura” perché la Toscana “è una terra di valori solidi e decisiva per la nostra ripartenza”.

Nonostante l’euforia delle ultime ore, negli ultimi mesi il congresso regionale del Pd toscano è stato condito da polemiche giornaliere: da giugno a settembre, infatti, il partito è uscito dilaniato dalle spaccature interne tra i renziani che per la prima volta si sono presentati divisi, prima con due candidati diversi (Bonafé e Federico Gelli) e poi con la conseguente “mini-scissione” interna che ha portato alla costituzione di una nuova associazione politica antirenziana formata da coloro che avevano sostenuto la scalata dell’ex sindaco di Firenze. Tra questi ci sono l’ex deputato Gelli, i consiglieri regionali Francesco Gazzetti e Monia Monni, l’ex vicepresidente del Senato Rosa Maria di Giorgio e l’ex boschiano Marco Donati. Dopo essere stati tagliati fuori da un possibile ticket Bonafé-Gelli, proprio questi ultimi hanno deciso di voltare le spalle ai vertici del partito (soprattutto Luca Lotti e Antonello Giacomelli) e votare Fabiani alle primarie.

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