Il giorno della chiarezza sul gasdotto Tap è arrivato e porta in grembo una bufera, in ogni caso: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato per oggi pomeriggio i rappresentanti istituzionali pugliesi del M5s e il sindaco di Melendugno (Lecce), Marco Potì. Dopo il Consiglio dei Ministri sulla manovra, intorno alle 19, a Palazzo Chigi verrà comunicata la posizione ufficiale del governo sul metanodotto in costruzione nel Salento. In vista dell’incontro, la multinazionale svizzera aveva già fatto sapere ieri che non avrebbe forzato la mano e che non avrebbe iniziato questa mattina i lavori nel mare di San Foca, dove per il momento si procede con dei semplici monitoraggi ambientali. Sul piede di guerra, invece, ci sono già gli attivisti noTap: nel caso di benedizione dell’opera da parte di Conte, la richiesta ufficiale ai pentastellati sarà quella delle dimissioni di massa.
L’alternativa è chiara: contestazioni dure e dappertutto ai parlamentari e consiglieri del Movimento, che soprattutto nel collegio centrale del Leccese, quello in cui ricadono gli impatti del gasdotto, ha fatto man bassa di voti alle elezioni politiche del 4 marzo scorso. Le proteste contro la ministra per il Sud Barbara Lezzi, nel capoluogo salentino, in estate, sono state solo un’anticipazione. Insomma, a Roma non si va a cuor leggero. La convocazione di Conte è giunta nei giorni scorsi, per il tramite della consigliera regionale Antonella Laricchia, a parlamentari, consiglieri regionali e comunali pugliesi appartenenti al M5s. Hanno mantenuto tutti il massimo riserbo. Inizialmente, si era deciso di non convocare il sindaco di Melendugno, che ha ricevuto l’invito solo nella tarda serata di ieri. Sarà presente anche la ministra Lezzi, che in un’intervista a Radio Capital, qualche giorno fa, ha già fatto capire ciò che oggi Conte annuncerà: “Se la Lega non fosse stata per il sì avremmo già agito”, ha detto, scaricando in sostanza sugli alleati di governo la responsabilità di un mancato stop ai lavori. Proprio stamattina, tra l’altro, il vicepremier Matteo Salvini lo ha ribadito, durante l’assemblea nazionale di Confimi Confindustria: “Oggi dovrebbero ripartire i lavori per la Tap in Salento che abbasserebbe del 10 per cento i costi dell’energia per famiglie e imprese. Anche lì il tira e molla. Io rispetto il contratto e la sensibilità degli alleati, ma l’Italia ha bisogno di più infrastrutture, strade e ferrovie e di viaggiare”.
Stando a quanto fatto sapere da Palazzo Chigi, la valutazione del dossier Tap da parte di uno staff della presidenza del Consiglio non sarebbe giunta prima di fine anno. Invece, in tutta fretta, la svolta. In coincidenza con la ripresa dei lavori. Dal territorio più volte, d’altronde, era stata chiesta chiarezza, soprattutto dopo l’incontro negli Usa tra Conte e il presidente Donald Trump e quello successivo, il 2 agosto scorso, tra il premier e il sindaco Potì. L’imminenza del ritorno sul cantiere ha fatto velocizzare i tempi, almeno quelli della politica. Lunghi, invece, restano quelli della giustizia: il 14 novembre è fissata l’udienza dinanzi al Tar Lazio per discutere il ricorso del Comune contro l’esclusione del microtunnel sottomarino dalla Valutazione di impatto ambientale; la consegna della superperizia richiesta dalla Procura di Lecce, invece, avverrà probabilmente a ridosso del Natale. Stando alle indiscrezioni che trapelano, la comunicazione che si attende oggi viaggia nella direzione dell’avanti tutta con la costruzione del gasdotto. Le attività sono rimaste sospese fino al 30 settembre scorso per rispettare l’impegno di non lavorare durante la stagione estiva e di non intralciare l’economia turistica. Ora però la società vuole procedere spedita con l’installazione di palancole all’uscita del tunnel, a 25 metri di profondità e a un chilometro e mezzo dalla costa. Lì dovrà fissare delle paratie metalliche, che hanno il compito di mitigare i lavori sul punto d’uscita e di impedire cedimenti del fondale. Queste attività dovrebbero terminare entro fine dicembre ed essere effettuate dalla nave Adhemar de Saint Venant, che ha già i motori accesi.