Pubblicata la lettera inviata dal presidente del Consiglio europeo in vista del vertice di giovedì che affronterà il tema dell'uscita del Regno Unito dall'Unione: "Per come stanno le cose oggi, questo obiettivo si dimostra più complicato di quello che potevamo pensare", scrive l'ex primo ministro polacco
“Dobbiamo preparare l’Unione europea a uno scenario senza accordo, che è sempre più probabile che mai”. Dopo un weekend di speranze presto smentite, di riunioni straordinarie e accordi nuovamente naufragati, la lettera inviata dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, a tutti i Paesi membri, in vista del prossimo incontro di giovedì, riporta gli Stati dell’unione alla realtà: una Brexit senza accordo è sempre più probabile.
Le parole di Tusk sono una doccia fredda sugli entusiasmi di chi nel ribaltone di questo weekend aveva visto uno sblocco dell’impasse, il segno di una comune volontà di trovare un accordo, a costo anche di allargare il campo dei possibili compromessi. “Come ricordate da Salisburgo – continua il presidente del Consiglio Ue nella lettera – Speravamo di compiere più progressi e risultati possibili per cercare di ottenere un accordo entro ottobre. Per come stanno le cose oggi, questo obiettivo si dimostra più complicato di quello che potevamo pensare”.
Nonostante Tusk sia costretto ad ammettere che le parti sono ancora distanti tra loro, cosa che non fa ben sperare in vista dell’incontro di mercoledì sera tra il primo ministro britannico, Theresa May, e gli altri rappresentanti dei 27 Stati membri, al quale seguirà la riunione di giovedì del Consiglio europeo, l’ex primo ministro polacco lancia l’ultimo segnale alle parti coinvolte per cercare di favorire almeno un progresso nei negoziati: “Nonostante ciò – si legge -, dobbiamo rimanere tutti fiduciosi e determinati, visto che esiste ancora la forte volontà da entrambe le parti di portare avanti i negoziati. Fatemi essere assolutamente chiaro: il fatto che ci stiamo preparando a uno scenario senza intesa non deve assolutamente indurci a non compiere ogni sforzo per raggiungere il miglior accordo possibile per entrambe le parti”.
È con questa esigenza, confermata dall’invito di Tusk a Theresa May a portare personalmente il messaggio del Regno Unito agli altri membri, prima della cena di mercoledì, che probabilmente si sono svolti i colloqui straordinari del fine settimana, quando, secondo una rivelazione di Politico poi smentita anche dallo stesso giornale, l’accordo tra Uk e Ue sarebbe stato raggiunto, come avrebbe dovuto testimoniare anche la convocazione straordinaria dei 27 ambasciatori degli Stati membri di domenica sera. Un’intesa soffocata nella culla proprio dai due negoziatori Dominic Raab e Michel Barnier, si dice, visto che già nella tarda serata è poi arrivata la smentita.
Il nodo più importante da sciogliere, come testimoniano anche le dichiarazioni dei diretti interessati, è senz’altro quello relativo ai confini tra Irlanda e Irlanda del Nord. Proprio il partito Unionista Democratico (Dup) nordirlandese ha dichiarato ieri che ritengono “inevitabile” un’uscita dall’Ue senza accordo, dopo il fallimento dei negoziati di domenica. “Considerato l’atteggiamento dell’Ue e il modo in cui hanno messo alle strette Theresa May, non vedo quale accordo otterrebbe la maggioranza al Parlamento britannico”, ha dichiarato il portavoce del Dup per la Brexit, Sammy Wilson, al Belfast Newsletter.
Il Dup ha più volte ripetuto di rifiutare, riguardo al tema del ritorno di una frontiera fisica tra Irlanda e Irlanda del Nord, qualsiasi status speciale per Belfast. Anche da Londra lanciano un messaggio simile: il governo May insiste a considerare “inaccettabile” l’idea del backstop, il meccanismo di garanzia preteso dall’Ue per assicurare il mantenimento del confine aperto fra Irlanda e Irlanda del Nord anche in caso di mancato accordo con Londra sulle relazioni future. La controproposta britannica è quella di estendere tale meccanismo all’intero Regno.