L’abolizione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina si farà, ma non subito. È “un obiettivo politico di medio periodo che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso”. Palazzo Chigi precisa così quanto scritto nella comunicato del Consiglio dei ministri al termine della riunione di lunedì sera, in cui veniva annunciata tra le misure in materia di sanità all’interno della manovra l’abolizione dei test d’ingresso “permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”. Una fuga in avanti che poi è stata stoppata anche dai ministri dell’Istruzione, Marco Bussetti, e della Salute, Giulia Grillo: in una nota congiunta hanno precisato di aver chiesto, in sede di Consiglio dei ministri, di “aumentare sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina. È un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza che il governo intende onorare”.
“Si tratta chiaramente di un percorso da iniziare già quest’anno per gradi“, continua il comunicato dei due dicasteri. “Per assicurare l’aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso – annunciano i ministeri – a breve sarà convocata una prima riunione con tutti i soggetti interessati a cominciare dalla Crui”. Il ministro Bussetti, a Venezia in occasione della firma del protocollo d’intesa con la Regione Veneto, ha prima risposto alle domande dei giornalisti con un “non mi risulta“. Poi ha precisato: “Stiamo lavorando per allargare il numero degli ammessi: sarà un percorso graduale, ma si farà”.
L’allargamento della platea di ammessi potrebbe essere quindi la prima tappa, a cui però ne dovranno seguire altre prima di arrivare all’abolizione definitiva del numero chiuso. Infatti non c’erano state avvisaglie che la norma potessere essere già inserita nella manovra. Nel Documento di programmazione economica e finanziaria si parlava più genericamente della “revisione del sistema di accesso ai corsi a numero programmato, attraverso l’adozione – continuava il testo del Def – di un modello che assicuri procedure idonee a orientare gli studenti verso le loro effettive attitudini”.
“I tempi non saranno brevissimi, bisogna fare il tavolo con il Miur, confrontarci con le università. Sarebbe una rivoluzione. Quindi bisogna approcciare il tema con grande responsabilità”, ha spiegato la ministra Grillo. C’è l’idea, ha proseguito, “di superare il metodo attuale: se toglierlo definitivamente adesso oppure andare progressivamente verso una eliminazione, questo ancora non lo possiamo dire. Ci dobbiamo confrontare con il Miur. Dobbiamo avere da loro l’ok”. La sua opinione comunque è chiara: “Oggi il criterio non è assolutamente meritocratico e quindi dobbiamo incidere su questo. Non è un criterio che selezione i migliori ma semplicemente chi ha più memoria“.
L’ipotesi di abolire il numero chiuso era stata infatta avanzata più volte dalla ministra Grillo. Il 23 settembre scorso in un post pubblicato sul Blog delle Stelle scriveva: “Da quando sono ministro della Salute mi sono subito concentrata sul tema della carenza di medici, ereditato da anni di disattenzione dei precedenti governi e da un’errata programmazione. Stiamo già lavorando su norme per il superamento del numero chiuso in Medicina”. “Bisogna trovare sicuramente un’alternativa“, aveva commentato sul merito pochi giorni dopo il ministro Bussetti.
Il metodo francese – Negli ultimi due anni ai testi di medicina si sono presentati circa 67mila candidati, a fronte di poco meno di 10mila posti disponibili. La selezione è unica e viene dunque stilata una graduatoria nazionale. I rettori hanno sempre sostenuto la necessità di limitare l’accesso per questioni organizzative e ora l’abolizione dei test dovrà comunque essere un percorso graduale, per consentire alle università di preparsi ad accogliere molti più studenti. Nel suo post la ministra Grillo aveva avanzato l’ipotesi di introdurre il metodo francese. In Francia, spiegava, è previsto “libero accesso al primo anno e sbarramenti successivi in modo da premiare il merito. Anche in questo modello ci sono dei pro e contro, ma può essere una buona base di partenza per migliorare il sistema attuale”.
Le reazioni – Oltre al presidente dell’Iss Walter Ricciardi che ha parlato di una “decisione folle“, le prime reazioni alla decisione di voler abolire il numero chiuso arrivano dall’Unione degli universitari e dall’Associazione chirurghi ospedalieri italiani. “Bene l’intenzione, sosteniamo da anni che l’attuale sistema di accesso vada superato. Ma non si dice in quale modo, non si fa un minimo accenno alla copertura economica e agli investimenti che si devono fare per attuare una simile manovra da subito”, commenta Enrico Gulluni, coordinatore degli studenti. Per il presidente Acoi, Pierluigi Marini, invece “l’abolizione del numero chiuso, senza un congruo aumento delle borse di specializzazione rischia di essere un boomerang. Se non si aumentano le borse di specializzazione assisteremo ad una nuova fuga di cervelli all’estero”.
Scuola
Numero chiuso Medicina, governo: “Abolito”. Poi precisa: “Non subito”. I ministri: “Sarà un percorso per gradi”
Il superamento dei test d'ingresso per l'accesso alle facoltà è "un obiettivo politico di medio periodo". Quindi non sarà immediato. Palazzo Chigi puntualizza quanto comparso nel comunicato del Consiglio dei ministri che annunciava il provvedimento. Bussetti e Grillo: "A breve una prima riunione per aumento dei posti"
L’abolizione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina si farà, ma non subito. È “un obiettivo politico di medio periodo che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso”. Palazzo Chigi precisa così quanto scritto nella comunicato del Consiglio dei ministri al termine della riunione di lunedì sera, in cui veniva annunciata tra le misure in materia di sanità all’interno della manovra l’abolizione dei test d’ingresso “permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”. Una fuga in avanti che poi è stata stoppata anche dai ministri dell’Istruzione, Marco Bussetti, e della Salute, Giulia Grillo: in una nota congiunta hanno precisato di aver chiesto, in sede di Consiglio dei ministri, di “aumentare sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina. È un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza che il governo intende onorare”.
“Si tratta chiaramente di un percorso da iniziare già quest’anno per gradi“, continua il comunicato dei due dicasteri. “Per assicurare l’aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso – annunciano i ministeri – a breve sarà convocata una prima riunione con tutti i soggetti interessati a cominciare dalla Crui”. Il ministro Bussetti, a Venezia in occasione della firma del protocollo d’intesa con la Regione Veneto, ha prima risposto alle domande dei giornalisti con un “non mi risulta“. Poi ha precisato: “Stiamo lavorando per allargare il numero degli ammessi: sarà un percorso graduale, ma si farà”.
L’allargamento della platea di ammessi potrebbe essere quindi la prima tappa, a cui però ne dovranno seguire altre prima di arrivare all’abolizione definitiva del numero chiuso. Infatti non c’erano state avvisaglie che la norma potessere essere già inserita nella manovra. Nel Documento di programmazione economica e finanziaria si parlava più genericamente della “revisione del sistema di accesso ai corsi a numero programmato, attraverso l’adozione – continuava il testo del Def – di un modello che assicuri procedure idonee a orientare gli studenti verso le loro effettive attitudini”.
“I tempi non saranno brevissimi, bisogna fare il tavolo con il Miur, confrontarci con le università. Sarebbe una rivoluzione. Quindi bisogna approcciare il tema con grande responsabilità”, ha spiegato la ministra Grillo. C’è l’idea, ha proseguito, “di superare il metodo attuale: se toglierlo definitivamente adesso oppure andare progressivamente verso una eliminazione, questo ancora non lo possiamo dire. Ci dobbiamo confrontare con il Miur. Dobbiamo avere da loro l’ok”. La sua opinione comunque è chiara: “Oggi il criterio non è assolutamente meritocratico e quindi dobbiamo incidere su questo. Non è un criterio che selezione i migliori ma semplicemente chi ha più memoria“.
L’ipotesi di abolire il numero chiuso era stata infatta avanzata più volte dalla ministra Grillo. Il 23 settembre scorso in un post pubblicato sul Blog delle Stelle scriveva: “Da quando sono ministro della Salute mi sono subito concentrata sul tema della carenza di medici, ereditato da anni di disattenzione dei precedenti governi e da un’errata programmazione. Stiamo già lavorando su norme per il superamento del numero chiuso in Medicina”. “Bisogna trovare sicuramente un’alternativa“, aveva commentato sul merito pochi giorni dopo il ministro Bussetti.
Il metodo francese – Negli ultimi due anni ai testi di medicina si sono presentati circa 67mila candidati, a fronte di poco meno di 10mila posti disponibili. La selezione è unica e viene dunque stilata una graduatoria nazionale. I rettori hanno sempre sostenuto la necessità di limitare l’accesso per questioni organizzative e ora l’abolizione dei test dovrà comunque essere un percorso graduale, per consentire alle università di preparsi ad accogliere molti più studenti. Nel suo post la ministra Grillo aveva avanzato l’ipotesi di introdurre il metodo francese. In Francia, spiegava, è previsto “libero accesso al primo anno e sbarramenti successivi in modo da premiare il merito. Anche in questo modello ci sono dei pro e contro, ma può essere una buona base di partenza per migliorare il sistema attuale”.
Le reazioni – Oltre al presidente dell’Iss Walter Ricciardi che ha parlato di una “decisione folle“, le prime reazioni alla decisione di voler abolire il numero chiuso arrivano dall’Unione degli universitari e dall’Associazione chirurghi ospedalieri italiani. “Bene l’intenzione, sosteniamo da anni che l’attuale sistema di accesso vada superato. Ma non si dice in quale modo, non si fa un minimo accenno alla copertura economica e agli investimenti che si devono fare per attuare una simile manovra da subito”, commenta Enrico Gulluni, coordinatore degli studenti. Per il presidente Acoi, Pierluigi Marini, invece “l’abolizione del numero chiuso, senza un congruo aumento delle borse di specializzazione rischia di essere un boomerang. Se non si aumentano le borse di specializzazione assisteremo ad una nuova fuga di cervelli all’estero”.
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Numero chiuso Medicina, atenei senza risorse per abolirlo subito. In futuro modello francese, ora ampliamento posti
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Politica
Tajani: “L’Italia non userà fondi di coesione per comprare armi”. Si spacca il Pd: chi sta con Schlein
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "I fondi di coesione sono fondamentali per ridurre i divari e le disuguaglianze nel nostro paese e in tutta Europa, non possono e non devono essere usati per spese militari. Il Pd oggi ha difeso questa impostazione. Un’Europa forte e sicura e’ innanzitutto un’Europa più coesa. Elly Schlein e Giuseppe Provenzano hanno detto anche questo oggi al vertice socialista a Bruxelles. Dobbiamo essere tutti uniti per la tutela di questo strumento necessario a garantire protezione sociale e opportunità per una crescita giusta". Così in una nota Marco Sarracino, responsabile Coesione territoriale, Sud e aree interne nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Un episodio grave e inaccettabile che deve essere condannato con forza e determinazione: la sofferenza del popolo palestinese non può e non deve essere strumentalizzata da delinquenti intenzionati a spargere nelle nostre città odio antisemita profanando un luogo nato per coltivare la memoria dell’orrore della Shoah". Lo dice all'Adnkronos il deputato del Pd Andrea Casu a proposito della vicenda del museo della Shoah di Roma.
Milano, 6 mar. (Adnkronos) - La Procura di Milano ha chiesto al Comune - nell'ambito dell'inchiesta sull'urbanistica - la consegna delle dichiarazioni e delle comunicazioni (previste per legge) concernenti "l'assenza di conflitti di interesse, anche potenziali", sottoscritte da Giovanni Oggioni (arrestato ieri per corruzione), sia riguardo l'incarico di direttore del Sportello unico per l'edilizia (Sue), che per quello di componente della Commissione per il paesaggio; dell'ex dirigente Franco Zinna; degli indagati Andrea Viaroli e Carla Carbone e "di tutti i membri delle Commissioni per il paesaggio, a partire almeno dal 2015 in poi", ossia delle quattro commissioni (compresa l'attuale) che si sono succedute nel corso degli ultimi dieci anni.
Per la procura, si legge nel provvedimento, è "altrettanto necessario completare (aggiornandole sino alla data odierna) le acquisizioni dei 'verbali delle riunioni cosiddette di staff', nonché i verbali della Commissione attuazione nuovo Pgt e la relativa determina del 23 luglio 2020, nonché del 'Gruppo di lavoro' istituito in seno all'Area Rigenerazione Urbana", a partire dal primo giugno 2024 a oggi.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "In un mutato e minaccioso quadro internazionale, il piano Ue per la difesa è per i Socialisti e Democratici europei un primo importante passo per assicurare il necessario sostegno all’Ucraina e la sicurezza dei nostri cittadini. A Bruxelles siamo al lavoro perché dal Parlamento venga una spinta forte nella direzione della condivisione e del coordinamento degli investimenti, verso una vera difesa comune europea". Lo scrive sui social l'eurodeputato Pd, Giorgio Gori.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La linea del Partito Socialista Europeo è chiara, netta ed inequivocabile: il ReArm Europe è un atto iniziale importante per la creazione di una difesa comune europea". Lo scrive la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno del Pd, sui social.
"Non c’è nessuna rincorsa bellicista, nessuna distruzione del welfare e di quanto con fatica abbiamo costruito dopo la pandemia ma solo la necessità di rendere più sicuro il nostro continente e le nostre democrazie. Cosi come fu per il NextGenerationEu siamo davanti ad una svolta storica per l’Unione Europea che punterà su indipendenza strategica, acquisti comuni e innovazione".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.