Il provvedimento è stato notificato al sindaco e alla sua compagna Tesfahum Lemlem alla quale il divieto di dimora che le era stato disposto dal gip di Locri è stato sostituito con l’obbligo di firma. "Sono contento ma allo stesso tempo amareggiato - ha commentato Lucano -. Cosa ho fatto di male per non stare nel mio paese dopo che ci ho messo l’anima?"
Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari a Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, arrestato lo scorso 2 ottobre per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I giudici del Riesame hanno accolto parzialmente il ricorso degli avvocati Antonio Mazzone e Andrea D’Aqua che avevano chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip su richiesta della Procura di Locri nell’ambito dell’inchiesta “Xenia”. Per il sindaco di Riace sono stati sostituiti i domiciliari con il divieto di dimora nel Comune. Il provvedimento è stato notificato poco fa a Mimmo Lucano e alla sua compagna Tesfahum Lemlem. Nei confronti di quest’ultima, invece, il divieto di dimora che le era stato disposto dal gip di Locri è stato sostituito con l’obbligo di firma.
“Da una parte sono contento perché è come sentire di nuovo la libertà – è il primo commento di Lucano appena ricevuta la notizia -. Ma dall’altra il fatto di non potere stare a Riace, mi sa di un impedimento politico. Che senso ha? Non lo so. Sono contento ma allo stesso tempo amareggiato. Continua la battaglia, ormai non ci possiamo tirare indietro. Che cosa avevo fatto? Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’affidamento del servizio di raccolta di rifiuti? Mi sembra come un processo politico. Adesso non posso stare a Riace come se fossi pericoloso. Cosa ho fatto di male per non stare nel mio paese dopo che ci ho messo l’anima? Continuo a dire che non mi sono mai pentito di quello che ho fatto. Speriamo che presto riusciamo a fare altri passi avanti. La verità piano piano si fa strada”.
Mimmo Lucano torna libero quindi perché il Riesame ha valutato che non ci sono le esigenze cautelari per tenerlo ai domiciliari. Dopo l’udienza, tenuta ieri mattina, si era detto “fiducioso”. “Riace – sono state le sue parole. – va avanti”. E sullo stop ai contributi pubblici disposto dal ministero dell’Interno: “Siamo noi che vogliamo uscire noi dallo Sprar. Non voglio più avere a che fare con questo governo che non rispetta i diritti umani. Riace non finisce”.
Tra qualche settimana saranno depositate le motivazioni del Riesame ma, al momento, non è difficile pensare che i giudici abbiano avuto le stesse perplessità del gip che già smontato l’inchiesta nella parte che riguarda l’accusa di aver gestito male i soldi per l’accoglienza. “Vaghezza e genericità del capo d’imputazione” è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare contro un sindaco che, sempre dalle carte, non avrebbe rubato un centesimo. Ma che si è fatto 14 giorni ai domiciliari.